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La classe precaria va in paradiso

Creato il 16 settembre 2011 da Malpaese @IlMalpaese

La classe precaria va in paradisoProletari? Magari. Neanche quello. Folla di uomini e donne senza discendenza, sterilizzata dal mercato del lavoro, atomizzata in nuclei familiari da una unità, domiciliata in case coabitate. Chi  ammazzò il futuro è già morto, ma ha vissuto bene. Chi vive male muore ogni minuto, ammazza il passato e non lascerà traccia di sé. Corre veloce il criceto, ma nella ruota. Pedala e pedala il lavoratore, sulla cyclette. Tappa una falla della diga, se ne aprono mille. Paga le tasse, perde il lavoro. Trova il lavoro, perde la casa. Finisce il contratto, perde l’amore. Ne firma uno nuovo, perde i diritti. Trova una strada nuova, muore la vecchia auto. Finalmente lo assumono, poco dopo è già vecchio e solo. Cosa fare? Uscire di casa con una pistola giocattolo per farsi sparare da una vera, dopo una rapina? Spacciare cocaina per farsi arrestare quando serve al clan la vittima di turno? Leccare piedi, portare borse, procurarsi una paresi facciale per il sorriso imbecille esibito per anni ai potenti? Iscriversi al partito, all’Opus, alla loggia massonica o alla fondazione giusta? Trovarsi coniugi ricchi e stronzi tanto che te ne frega? Stare zitti? Urlare? Arrendersi? Combattere? Farsi nuovi amici? Nuovi nemici? Assumere puttane e spedirle a Palazzo? Lavoratore, ascolta bene: tu, semplicemente, non esisti più. (Torto45)


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