La Sindrome da Colon Irritabile o Sindrome da Intestino Irritabile (SII o IBS dall’inglese Irritable Bowel Syndrome) è caratterizzata da una grande varietà di sintomi quali: dolori addominali, diarrea, nausea, stipsi, gonfiore, espulsione alterata delle feci, presenza di muco. Questi colpiscono maggiormente le donne rispetto agli uomini e, nella quasi metà dei casi, insorgono prima dei 35 anni.
Mentre in un intestino che funziona correttamente il cibo viene trasferito nei vari tratti con movimenti regolari (governati dal Sistema Nervoso Centrale), nella SII tali movimenti hanno un ritmo irregolare e discontinuo. Può quindi verificarsi che gli alimenti vengano spinti lungo l’intestino molto velocemente e non vi sia il tempo di assorbire l’acqua dalle feci; in questo caso si verificano episodi di diarrea accompagnati da gonfiore addominale.
Se, al contrario, i movimenti intestinali rallentano l’individuo può essere soggetto a costipazione e stipsi. Nella SII può verificarsi maggiormente l’una o l’altra situazione, oppure esse possono essere coesistenti e alternarsi per periodi più o meno lunghi.
Si parla si Sindrome da Colon Irritabile perché la sintomatologia è piuttosto variegata e non è identificabile una causa specifica. Tra i fattori aggravanti, oltre alla dieta, all’utilizzo di alcuni farmaci, o ad alterazioni ormonali, è annoverato anche lo stress che, innestandosi sui fattori predisponenti, può acuire o cronicizzare la sintomatologia.
Quale lettura psicosomatica possiamo dare a questa sindrome? Vi è mai capitato di affrontare razionalmente (quindi con la testa) una situazione, mentre emotivamente (con la pancia) percepivate una forte sensazione di disagio? Spesso queste due parti del nostro corpo possono non essere in sintonia e la pancia può trovarsi ad esprimere ciò che “ai piani alti”, dunque con la testa, si tenta di negare. Capita così che l’intestino si trovi ad espellere ciò che il cervello ritiene inaccettabile, pensieri o istinti che l’individuo considera sporchi e indicibili (moti di aggressività, particolari fantasie sessuali etc.). Il colitico, con il suo modo di fare da persona coscienziosa, corretta, irreprensibile, metodica, a volte persino moralista, decide di eliminare le fantasie che più lo spaventano o che considera talmente immorali da non poter trattenere dentro di sé. Poiché anche la paura può essere ritenuta un sentimento inaccettabile per il proprio modo di essere, anche le situazioni ansiogene possono scatenare la sintomatologia colitica. E’ come se attraverso la scarica l’individuo trovasse il modo di “svuotarsi” per sentirsi più leggero e scappare dall’evento considerato pericoloso.
Perché interpellare uno psicologo? Il sostegno psicologico, coadiuvante del necessario intervento medico, può dunque essere utile per consentire al soggetto di esprimere le fantasie più recondite, di accogliere le parti di sé ritenute inaccettabili, di viversi in maniera un po’ più leggera e meno rigida. Inoltre può aiutare il paziente colitico a vivere meglio il suo disagio e e diminuirne l’eventuale impatto negativo sulla sua vita di relazione.
Fonti:
- Istituto Riza di Psicosomatica, Dizionario di Psicosomatica, vol. 1 A-G – Edizioni Riza, Milano, 2007
- www.colonirritabile.com
- www.riza.it
- www.sindromecolonirritabile.org