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La collezione Farnese, un tesoro conteso tra Parma e Napoli

Creato il 27 marzo 2015 da Vesuviolive

museo di capodimonte

Il nucleo più importante del Museo di Capodimonte di Napoli è costituito dalla collezione Farnese. L’origine di questa raccolta è legata all’ascesa del cardinale Alessandro Farnese, che nel 1534, diventò Papa con il nome di Paolo III, l’ultimo pontefice del Rinascimento. Da semplice famiglia benestante del Lazio i Farnese diventarono una delle più ricche e facoltose famiglie dell’aristocrazia romana. Ma il successo si deve anche a qualche intrigo amoroso che vide protagonista la sorella di Alessandro, Giulia la Bella, che fu l’amante preferita di Papa Alessandro VI. Paolo III raccolse alcune opere già durante il cardinalato, ma solo successivamente si mostrò sempre più interessato ai reperti archeologici. Ritrovamenti importanti furono le sculture scoperte alle terme di Caracalla. Paolo III fu anche uno dei più importanti mecenati della sua epoca. Si fece ritrarre da artisti illustri quali Raffaello, Tiziano, Sebastiano del Piombo, Jacopino del Conte e Guglielmo della Porta. Inoltre, chiamò a lavorare presso palazzo Farnese, situato nelle vicinanze di Campo dei Fiori, a Roma, Michelangelo, Antonio da Sangallo il Giovane e Piero di Giovanni Bonaccorsi detto Perin del Vaga. La collezione fu ulteriormente arricchita dalle opere raccolte dal nipote di Paolo III, chiamato anch’egli Alessandro Farnese. Il giovane, amante dell’arte  e uomo di cultura, era solito far riunire a casa sua l’Accademia del letterato Claudio Tolomei. La collezione fu implementata da altre importanti opere appartenute a Fulvio Orsini, bibliotecario e consigliere artistico di Alessandro Farnese, o ancora da pitture fiamminghe portate a Roma quando il cardinale diventò reggente dei Paesi Bassi.

Elisabetta Farnese

A metà del Seicento, i Farnese decisero di portare le loro ricchezze a Parma. Il clima non favorevole che i Papi Urbano VIII e Innocenzo X, avevano diffuso fu alla base di questa decisione. In Emilia Romagna iniziò così a essere abbellito il palazzo del Giardino di Parma. Il secondo piano dell’edificio, con ben 330 opere fu anche aperto a un selezionato pubblico di visitatori. Alla fine del secolo, la collezione si arricchì dei dipinti ereditati da Maria Maddalena Farnese e, poco dopo, il fratello Ranuccio II decise di trasferire i pezzi più belli della raccolta nel palazzo della Pilotta, una Galleria ideata a Parma nel Cinquecento. Questa pinacoteca fu divisa in più sezioni per dividere i quadri dagli oggetti rari quali medaglie e prodotti di arte applicata. I successori di Ranuccio II incrementarono ulteriormente la collezione con opere provenienti anche da chiese, conventi e confraternite. Nel 1738 la raccolta fece il suo ultimo viaggio. Carlo III di Borbone, figlio di Elisabetta che aveva ereditato tutti i tesori della famiglia Farnese, decise di trasportarla da Parma a Napoli. Qui, con il passare del tempo fu divisa tra il Museo Archeologico che ospita principalmente sculture romane, il palazzo Reale e il Museo di Capodimonte che custodiscono dipinti. All’interno di quest’ultimo si possono ammirare opere del Correggio, Andrea del Sarto, Pietro Perugino e Tiziano.

Capodimonte

Tra dicembre 2014 e gennaio 2015, la Galleria Farnese è stata al centro di una polemica nata da una dichiarazione di Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali e il Turismo. Come riporta il Corriere del Mezzogiorno, il ministro ha affermato: “Alcuni beni della Collezione Farnese dovrebbero essere portati da Napoli a Parma poiché provengono da palazzo Farnese”. Queste parole hanno scatenato la reazione di alcuni organi di informazione emiliani che hanno scritto di “beni rubati”.  Immediata la risposta del Movimento Neoborbonico che ha ricordato che le opere dell’illustre famiglia romana sono state portate a Napoli dal sovrano borbonico e non in seguito a un furto. Episodi come questo fanno capire quanto sia importante conoscere la realtà storica, non solo della propria città, ma anche dei tesori che essa custodisce.

Fonti: Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello,“Il giro di Napoli in 501 luoghi”, Newton Compton editori, Roma, 2014

Nicola Spinosa,Mariella Utili, “Il Museo di Capodimonte”, Touring Editore, Milano 2002.


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