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La comica finale

Creato il 03 marzo 2011 da Missxd
"Siamo alle comiche finali", esclamò Gianfranco Fini all'atto di fondazione del Popolo della Libertà dal predellino della sua Mercedes in piazza San Babila a Milano. Il Cavaliere, che sembrava ormai poco distante dall'essere abbandonato dai suoi alleati, in quel periodo si faceva vedere in giro con quella Brambilla che oggi definice "un cane da polpaccio" a mettere insieme il suo nuovo partito tra le risate generali, sembrava finito.
Poi Fini rientrò all'ovile e gli altri con lui (sempre che avessero mai pensato di lasciarlo), tutto tornò alla normalità.
Ora il Gianfranco non c'è più, ha fondato un partito nuovo di nome Futuro e Libertà, e anche Bossi scalpita: Berlusconi ha dovuto concedergli il federalismo fiscale per tener buono lui e i trecentomila fucili che ogni tanto minaccia di tirar fuori. La maggioranza che ha il Cavaliere alla Camera è risicata e lo scandalo che ha seguito la compravendita dei parlamentari per ottenerla ha fatto il giro d'Italia e d'Europa. La popolazione non lo tollera più: sta male, non ha lavoro, non ha una lira, la scuola è allo sfascio, la sanità non ne parliamo neanche, le donne sono offese nella dignità ogni giorno. In un Paese bigotto come l'Italia, poi, un fatto come quello del Bunga Bunga non passa certo inosservato e dà una mazzata ai consensi da parte dei cattolici. I reati che forse ha commesso nel farlo no, a quelli il suo elettorato è ormai assuefatto. Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, nessuno vuol più sentir parlare di lui, persino quel sistema che l'ha sostenuto finora. Stando a Wikileaks, anche Obama lo ritiene un pagliaccio. Persino le sue escort, da quelle con le tette a quelle senza, cominciano a parlare male di lui. Gli resta solo qualche sparuto dittatore, qualche cardinale per cui "bisogna contestualizzare" in omnia saecula saeCULOrum e qualche parlamentare a libro paga.
Il Cavaliere sembra alla frutta, se non allo spunciacaffè, e anzichè migliorare la sua posizione va peggiorandola, dalle limonate alle escort a quelle all'amico Muammar, che in Libia spara sulla folla.
L'uscita estemporanea di Lele Mora, che vorrebbe candidarsi nel PDL, e soprattutto la smentita che non è arrivata, sembra confermare quest'ipotesi.
È ovvio che il tipo, essendo processato per le bagasce che ha portato a Berlusconi, cerca di approdare in Parlamento per trovare un approdo sicuro, però lui non è la Carfagna o la Minetti: la gente sa chi è, che lavoro fa e che ha fatto. Chi, soprattutto tra i destrorsi cattolici che ancora votano PDL perchè quegli altri son peggio, arriverebbe a votare un pappone dopo aver storto il naso per la sinistra che candidava Cicciolina? Sarà un'altra emorragia di voti per il partito del Nano.
Eppure continua a vincere. Perchè continua a vincere? Perchè l'alternativa a questo sistema non ha i microfoni della TV nè leaders che raccontano favolette nè pseudocomici che attirano la gente parlando per slogan. Perchè l'alternativa è divisa per mere questioni di poltrone o poco più.
E che dire delle masse, che mettono la X sulla scheda elettorale con la pancia, facendosi trasportare, novelli Paolo e Francesca, dagli slogan, dalle favolette, dalle mode del momento e dal fascino di che va in tv e dice due cose a caso ma dette bene? Che dire di chi ha disimparato a pensare fuori dagli schemi, che accetta questo sistema iniquo perché comunque sia è così e basta oppure è sicuramente il migliore dei mondi possibili? Cosa pensare della guerra tra i poveri che si sta scatenando tra italiani ed immigrati che si scatena a più livelli? Quale futuro per i giovani, per i disoccupati, per i precari, per le donne? Cosa si può fare per la laicità dello Stato in un Paese in cui i valori cristiani sono vessilli da portare in una crociata contro i musulmani?
Anche se questa fosse la comica finale, anche se finisse Berlusconi di certo non finirà il berlusconismo.
La guerra non è ancora vinta. Non esultiamo davanti a quegli altri solo perchè si spacciano per sinistra: non lo sono. Cerchiamo piuttosto di diffondere, far conoscere, far sapere che un'alternativa a tutto questo c'è, e soprattutto unirci.

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