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La conchiglia de la ricercatrice

Creato il 14 ottobre 2011 da Nina
Mamma! mia ma quanto tempo è passato dall'ultima? Era estate, mi ero ripromessa di riprendere a metà Settembre e adesso siamo a metà ottobre. Vabbè, ci sono state un po' di cose in mezzo che mi hanno distratta e tenuta impegnata, ma l'importante è ricominciare. E riprendiamo con questa: la conchiglia- storia de La Ricercatrice, che è stata una tra le prime cacciatrici a unirsi al gruppo, che mi accompagna ormai da un anno in questo viaggio. Spero che pubblicare la tua conchiglia abbia il potere di richiamarti, che ultimamente ti leggo poco in giro. Buona fortuna compagna di avventure!
LA CONCHIGLIA DE LA RICERCATRICE
La conchiglia de La Ricercatrice 

LA CONCHIGLIA DE LA RICERCATRICEIllustrazione di Francesca Ballarini
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Quante volte ho iniziato, cara Nina e care tutte cercatrici di pennute, quante volte ho smesso in preda alle lacrime disperate o ai pensieri più tristi o semplicemente a una malinconia che arrotola lo stomaco…
Cancellando tutte le parole, come se bastasse un colpo di spugna.Vediamo se questa è la volta buona per aprirmi e dare a voi la possibilità di prendere il meglio dalle mie sensazioni. La nostra ricerca va avanti da qualche mese, ma penso sia interessante anche il prima. Non ho mai amato giocare con le bambole o a mamma e figlia. Ero molto più “maschiaccio”, cresciuta in un ambiente con tanti bambini maschi e giochi da maschi e se non stavo con i miei amichetti preferivo di gran lunga un pallone alla Barbie. Sono sempre stata sensibile ai problemi di infertilità altrui e ho ammirato il coraggio e l’ostinazione di quelle coppie  e le loro prove e il loro uscire rafforzati e come fossero semplici eroi del quotidiano, al di là della loro vittoria o sconfitta. 
Spesso mi immedesimavo in loro, come in altre categorie di eroi combattenti, e speravo di avere nel futuro prove da dover superare per dimostrare a tutti e a me stessa la mia forza, la mia capacità di andare avanti e non vivere una vita piatta e senza scossoni. Poi sono cresciuta e i miei scossoni li ho avuti, forti e chiari... la vita non è mai piatta e insulsa.
Ai bimbi ho pensato sempre come una questione “difficile da gestire”, di ostacolo alle tante cose che volevo fare, di ostacolo al lavoro (che era precario) ed economicamente impegnativa. E poi da una parte sapevo che i bimbi possono anche non arrivare, me lo ripetevo tante volte, anche prima di avere il minimo desiderio… Pensavo alle tante malformazioni prevedibili, sarà che ora è tutto estremamente medicalizzato… che si pensa di poter programmare tutto a tavolino, anche  l'arrivo del bimbo. Beh, c’è chi lo fa e ci riesce, evidentemente a noi non è data questa possibilità, no, proprio no! Tanti i miei pensieri quando abbiamo iniziato a pensarci su: evitare di fare gli ultimi mesi di pancia in estate, evitare di farlo nascere proprio in pieno inverno perchè fa troppo freddo, andiamo in Kenya che poi se sono incinta non ci possiamo andare… aspettiamo perché questa trasferta con il lavoro non me lo posso proprio perdere!!! Fino a che scopriamo un piccolo intoppo in me, subisco un piccolo intervento che ci ruba - fra una cosa e l’altra - 8 mesi… E poi iniziamo seriamente a provare… passa il primo mese …  la delusione del primo mese non la dimenticherò mai. Avevo tutti i sintomi di una gravidanza. Tutti! Passa il secondo mese… il terzo… il quarto… ho fatto anche qualche test di gravidanza, ma ovviamente buttato senza pietà nel secchio dell’immondizia… da allora sono passati molti mesi e nel frattempo altri ostacoli si sono presentati fra i nostri progetti a tavolino… altre difficoltà… altre indagini, altre analisi… ed eccoci qui. La cosa che più mi spaventa è tutta la trafila, oltre alle procedure degli esami. Per esempio… prenota il pap test, conta i giorni, prenota la ceretta, fai la fila alle casse, ti incavoli perché ti dicono che la ricetta è sbagliata, torna dal medico di famiglia di corsa, scopri che non c’è modo di risolvere la questione, sì si deve ricominciare da capo, prenota la visita dalla gine, fai la ceretta, vai alla visita impaurita perché non è il massimo stare a gambe aperte e non vuoi sentire le 1000 cose negative che ti possono dire, trovi il medico che è sempre gentile ma stavolta ha fretta e ti liquida con quattro parole (“non ci devi pensare”) senza neanche farti la visita, ti incavoli perché hai pure pagato il ticket e ti sei fatta la ceretta, passa qualche altro mese, fai gli stick, riprenota la visita dal medico, ceretta, ricetta, ticket, fila alle casse… e ti dicono isterosalpingocosa... che vuol dire… tamponi, supposte, antibiotico, ansiolitici, SOLDI… mmm... e in tutto ciò devi portare avanti alla meno peggio il lavoro e la casa e devi informarti, prendere decisioni, pensare a cosa è meglio per te, per lui, per la coppia, senza però far capire agli altri (soprattutto alcuni colleghi che per forza ti devono raccontare le loro paturnie) che in realtà della loro figlia che non li fa dormire la notte non te ne frega proprio niente, idem del figlio che non vuole fare i compiti. Nel frattempo il mondo intero va avanti e continua a riprodursi. Sto pensando di farmi la tessera nei negozi specifici dei bimbi, tanto qui con battesimi e nascite di figli altrui ho già speso un patrimonio e magari avrei già raccolto punti per… che ne so… un lettino gratis! Le mie amiche, conoscenti, colleghe di lavoro – soprattutto quelle che è capitato, quelle che adesso non ci voleva, quelle che ci speravo ma non così presto  - non sanno niente dei miei dolori e dei miei pensieri… con il marito abbiamo pensato di evitare di parlarne in giro per non avere ulteriore peso psicologico, soprattutto dai genitori. 
Per fortuna le domande dai genitori non ci sono e dagli amici ce ne sono tutto sommato poche e quasi del tutto gestibili, anche se in certi momenti (tipo quando ti ritorna il ciclo, subito dopo che hai passati 10 giorni sulle nuvole a pensare che inizi già ad essere un pochino gonfia) è proprio dura.
Sono sicura che con tutto questo nostro desiderio di un bimbo e con  tutte queste peripezie, avremo piena coscienza del miracolo della vita, quando riusciremo ad afferrarlo e a stringerlo forte forte a noi. Questa è davvero l'unica idea che riesce a farmi forza, perchè se penso alla possibilità che un bimbo possa proprio non esserci nel mio futuro, mi sento la terra mancare da sotto i piedi e lo stomaco rigirarsi e la gola chiudersi e le lacrime salire su su su.... e quindi preferisco pensare alla vittoria e alla gioia che proverò quando arriverà QUEL momento.
Grazie Nina per questo spazio e grazie per la condivisione delle nostre esperienze, dei nostri dolori e delle nostre speranze!!!
LA CONCHIGLIA DE LA RICERCATRICE

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