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La conchiglia di elena

Da Nina
A lei ci tengo tanto, ma tanto tanto. E' una di quelle cose che non si spiegano, non c'è una ragione precisa Tra l'altro non ci siamo mai conosciute di persona, ma ci siamo scambiate molte email e siamo sempre rimaste in contatto. Lei è stata una di quelle amiche virtuali davvero presenti nella mia vita quotidiana, pur se a distanza. 
C'è sempre stata per me, con parole di sostegno e affetto e ora io voglio esserci per lei, ancora una volta, accogliendo la sua luminosa conchiglia. Si hai letto bene Ele, luminosa, perché anche se non ti sembra, tu è questo che sei e questo è quel che io vedo in te ogni volta che ti leggo, che ti penso, che ti immagino. La tua profondità, la tua sensibilità d'animo, la tua umiltà, il profondo rispetto per l'altro, l'amore che porti dentro e che non manchi di esprimere e condividere, tutto questo fa di te una persona speciale e ricca di luce. Dire che ti voglio bene è dire poco. Ogni volta che mi hai raccontato di te io ho sentito dentro ogni singola parola. Dire che se potessi mi prenderei una parte del tuo dolore, per alleggerirti, è dire ancora meno. Se potessi ti darei quel che ti occorre per riempirlo quel vuoto che senti dentro, se fosse in mio potere...Ma tutto quel che riesco a fare è poca cosa, di fronte a quel che un animo nobile e dolce come il tuo meriterebbe di vivere. Ma quel poco, si sa, per donne come noi è un Tutto che riempie e scalda. 

Perciò eccomi qui a rinnovare la mia promessa con te, con voi tutte. Ci sono e ci sarò.*Vorrei poter dire che sto meglio, ma la realtà è che per ogni giorno un poco migliore, ne ho tre di disperazione assoluta. Ninè, chi è quello che diceva che la vita ci sottopone solo alle prove che siamo in grado di sostenere...? Sarà.-Capisco quel che dici, l'ho pensato e messo in dubbio anche io quel detto lì, quando ho visto morire mia madre di tumore, giorno dopo giorno un pezzettino per volta me l ha portata via. Lei che era il mio sole, il mio mondo, quel che rendeva questa terra un posto migliore. Quando poi ho dovuto togliere le tube. Quando non c'è giorno che io nn senta il vuoto della sua assenza e quella di mio padre, perché ho un disperato bisogno di continuare a essere figlia. Ma eccomi qui, tutta intera e ne ho fatta di strada. Perciò si, forse è così davvero: basta continuare a camminare, non fermarsi e all'improvviso ti guarderai indietro ed esclamerai: - Sono andata avanti! Ma allora non ero ferma! -Si, puoi sostenere questo peso e per un semplice motivo: l'istinto di sopravvivenza, la spinta a vivere è più forte di tutto il resto e la voglia di amare, di ricevere amore, sarà quel che ti rimetterà al mondo, pezzettino dopo pezzettino. Ed è così che andrà perché hai scelto di aprirti nel tuo dolore, condividendolo per trasformarlo insieme, invece di implodere su te stessa.Ti voglio beneNina


LA CONCHIGLIA DI ELENA

LA CONCHIGLIA DI ELENA

che strani scherzi fa la vita
Credo di aver avuto 5 o 6 anni quando ho espresso IL desiderio dei desideri “voglio avere tanti bambini”. Circa una dozzina in più quando ho deciso per tre. Poi cinque, se possibile. Ho cominciato a scegliere l’ordine – femmina, maschio, femmina e gli altri due è indifferente – a stilare liste di nomi per quando sarebbe arrivato il momento. Adesso sorrido amaramente a questo pensiero.Ho conosciuto un ragazzo a 18 anni, col quale mi sembrava valesse la pena passare del tempo…. dopo un anno succede che ho un ritardo di 14 gg, faccio il primo test di gravidanza della mia vita: panico, mamma mi scopre, tragedie, poi alla fine falso allarme. Forse in quell’occasione mia madre pregò con troppa veemenza perché io non fossi incinta. Questo ragazzo lo sposai dopo 7 anni, non ci curammo mai di provare seriamente a moltiplicarci. Non successe nulla, ma meglio perché in tre anni e mezzo il mio matrimonio finì.Qui comincia la seconda parte della mia vita.Arriva lui, l’uomo della mia vitavera, la mia luce, un amore smisurato.Che fa girare i coglioni come tutti gli altri. Ma noi due siamo bravissimi a ri-amarci più di prima, al di là di qualsiasi cosa. E così fin dal primo momento il nostro desiderio più grande è stato quello di avere i nostri cuccioli e poi anche di adottarne almeno uno. Ci siamo messi “al lavoro” subito. Ma non capitava mai nulla.Abbiamo fatto esami e contro esami. Sani come pesci. Tutto a posto.Abbiamo comprato un diabolico apparecchio chiamato “Persona” che per 6 mesi ci ha condizionato la vita. Ogni mattina sveglia, pipì sulla striscetta se il maledetto la richiedeva, controllo lucina, rosso! Si tromba, via!... e così son passate settimane senza il minimo risultato.Esami, ancora esami, perché il tempo passa veloce, bisogna ricontrollarsi. Sani come pesci. Tutto a posto.Decidiamo quindi di pensare al nostro progetto adottivo. Non sto a raccontare di più, se non che è stato un percorso faticoso, pesante, demoralizzante, a tratti ci ha lasciati basiti. E per finire sono quattro anni che aspettiamo, anche su questo fronte non è successo nulla.E poi un giorno – chissà per quale disegno del destino - mi imbatto in un blog dove una piccola donna parla di attesa e stoffine…. È l’ottobre del 2012, io ho appena compiuto 40 anni.Questa piccola donna racconta il suo percorso doloroso dell’essere “diversamente fertile”.Leggo praticamente tutto, in pochi giorni. Poi lei parte con la sua prima iniezione di Meropur… vivo tutto insieme a lei… salto di gioia a quel tweet in cui annuncia le sue beta… e io, (invece stupida) donna che ha sempre rifiutato anche solo l’idea della PMA (io e mio marito stiamo bene, non abbiamo nulla! Peccato che siam quasi decrepiti) comincio a riflettere, rimugino in continuazione, ho un criceto che gira continuamente sulla ruota nella mia testa.Faccio passare comunque un paio di mesi e poi mi decido: ne parlo con lamorevero e scrivo a Nina per chiederle ragguagli. Firenze è la mia seconda casa, mio marito è fiorentino, là c’è tutta la sua famiglia, ci rifugiamo laggiù ogni volta che si può. E’ forse un segno che il Dem sia a Firenze?Così in pochissimo tempo ci decidiamo, incredibilmente, vista la mia reticenza di anni, facciamo la prima visita, altri mille esami (tutto a posto, a parte la vecchiaia) e a giugno 2013 partiamo con lo stesso protocollo di Ninetta. Dai monitoraggi mi accorgo subito che qualcosa non va, i miei follicoli crescono a dismisura in troppi pochi giorni, ma arriviamo comunque al pick up. Dopo 3 ore mi chiamano “i due ovuli non sono maturi”.Che botta. Ma cosa credevo?? Però non mi butto giù, mi dico che se ci ho messo tutto questo tempo a prendere una decisione tanto importante, dovrò portare a termine la missione, almeno arrivare a un transfer. Poi quel che sarà, sarà.Il 15 settembre decidiamo con la Cicogna il nuovo protocollo, dodici giorni dopo compio 41 anni (porca zozza) e il primo ottobre faccio la prima iniezione di Suprefact e via così fino al 12 ottobre, prelevano 2 ovuli, vivo ore di terrore col desiderio di buttare il telefono perché non squilli, il 14 ottobre la Cicogna mi dice che sono buonissimi, fecondati tutti e due e tutti e due da trasferire.Usciamo dalla clinica annebbiati, sollevati, confusi, felici. Torniamo a Torino. “Shiny happy people laughing…”Mi coccolo con semi-serenità la mia pancia per 7 giorni. Poi comincio a dar di matto, a pensare qualsiasi cosa negativa, ad avere crisi di pianto perché “non rimarrò mai incinta”. La follia dell’anziana.Così arrivo al nono giorno post transfer e faccio un test dicendomi “se è negativo pazienza, forse è troppo presto”. Invece esce una pallidissima seconda lineetta e io non so raccontare cosa mi si è girato dentro….Ne faccio uno ogni giorno a seguire e ogni giorno la linea è più netta. Fino alle beta ‘207,04’.Scoppiamo di felicità, anche se io ho una paura assurda che sia tutto solo un sogno.Aspetto la prima ecografia con ansia ed emozione e lui/lei è lì: 7 mm di meraviglia con un cuoricino che batte.E così partono i sogni, i progetti, le prenotazioni degli esami.La gratitudine immensa per esser stata graziata.Sono state le nove settimane più belle della mia vita. Il quattro dicembre è finito tutto. Il ginecologo non trova più il battito, la mia Lenticchia è solo 1,5 cm, troppo poco…. La mia Lenticchia s’è fermata.E il mondo mi è crollato addosso.Il dolore è devastante.E scrivo ora questa conchiglia perché forse, con tutte voi, troverò la forza per vivere ancora.Per adesso, respiro soltanto. Chiedendomi perché io respiro ancora se lui non lo fa più con me.
Undici marzo 2014Esattamente quattro mesi fa ero seduta su un letto ad aspettare che due infermiere mi portassero (irreparabilmente) in sala operatoria per il raschiamento.Stordita come se avessi preso una sbronza pesante, attendevo che mi svuotassero del mio nuovo cuore lasciandomi solo il dolore.Il dolore, da allora, ha preso diverse forme che nemmeno conoscevo.Sono ritornata piccola e sono invecchiata improvvisamente.Ho creduto di non essere più in grado di respirare e poi di avere troppa aria nei polmoni, da scoppiare. Ho passato ore a cullare la mia sofferenza sulla sedia a dondolo rossa comperata per me e il nostro pupo.Per molto tempo ho vissuto “fuori” da me stessa, in una diversa dimensione, come se io guardassi me portare avanti un quotidiano che non volevo più.Non ho avuto più voglia, più forza, più coraggio. Per nulla.Esattamente quattro mesi dopo non posso dire di stare bene, forse poco meglio.I momenti di strazio, i giorni fatti di 20 ore di pianto ci sono ancora.Ma appaiono stralci di sereno, come in quelle giornate primaverili con la pioggia mentre il sole spinge per uscire.Non so cosa sarà di noi, se sapremo convivere con l’impensabilepensiero.Tutto questo amore da spartire soltanto in due.Tutto questo amore da convogliare dentro a progetti diversi.Ma non è finita, finchè non è finita.
Aggiornamento di giugno 2014Adesso è giugno, sono passati poco più di sei mesi.Quel che è c’è stato in mezzo sono una nuova icsi - terminata velocemente con una telefonata “signora, l’ovulo era vuoto” , dunque niente transfer - e una buona dose di follia che si manifesta (anche oggi) con grandi risate, irrequietezza smisurata, fame da lupo, digiuni prolungati, pianti finchè gli occhi non riescono più a stare aperti, domande su domande su domande.
Luglio 2014Voglio chiudere la mia conchiglia con le parole che l’altra metà di questo grande dolore mi ha scritto inaspettatamente un giorno di questa strana estate che pare piangere e ridere insieme a noi, per non farci dimenticare nulla.
“Io non ho sentito l'ago bucarmi la pelle della pancia e del braccio, ma ho sentito la resistenza dei tuoi tessuti.
Non ho sentito il liquido diffondersi nella mia carne, ma ho sentito la pressione che le mie dita facevano sul pistone della siringa.
Non ho ascoltato nelle cuffiette Lorenzo cantare Sul lungomare del mondo, ma l'ho cantato mentalmente ogni volta mentre spingevo lentamente quel pistone.
Non ho sentito il mio corpo cambiare, farsi accogliente e poi accogliere un piccolo germoglio d'uomo o donna che cominciava a crescere dentro di me, ma l'ho visto in te e immaginato nei momenti più vari delle mie giornate.
Come te ho visto i teneri soffi di un cuoricino piccolissimo che batteva e come te sono morto senza morire quando un imbarazzato dottore non l'ha più trovato con una macchina che adesso al pensiero odio.
Convivo come te col dolore di questa perdita abissale e della perdita profonda di coloro che credevo tanto vicini da conoscere, condividere e comprendere quel nostro dolore e che invece si sono rivelati lontani ed estranei.
E ci hanno lasciati ancora più soli, ancora più soli.
Come te ho sperato ancora e creduto ancora e sono crollato ancora.
Convivo come te con le necessità di un quotidiano che poco mi interessa, molto mi pesa e poco o niente so cambiare, ancora.
Convivo coi miei limiti e incapacità e senso di inadeguatezza, verso te.
Combatto, ma quasi sempre con la sensazione di essere inutile.
Mi sento abbattuto, proprio come un albero segato alle radici, contemporaneamente facendo finta di essere in piedi e camminare, come sperando un giorno che la finzione finisca per sentirmi di nuovo veramente saldo sulle gambe.
Quanto ti amo non so dirtelo, trovo solo la parola infinitamente.”

In fondo, la verità è che sono una donna ricca.In fondo, confido nel fatto che saprò trovare pace. Che potrò dire anch’io che la vita è pazzesca.
I necessari ringraziamenti:
Voglio ringraziare te, piccola grande Nina, per la tua magia, per il sostegno e la forza che mi hai dato, per avermi permesso di conoscere donne molto belle, impareggiabili, coraggiose.Per la tua grazia e la tua dolcezza.E voglio ringraziare queste donne che passano di qui, che con le loro parole mi hanno rincuorata e fatto sorridere, portata a riflettere e insegnato che spesso le paure svaniscono andando a sbatterci contro.
LA CONCHIGLIA DI ELENA

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