Magazine Maternità
La sua conchiglia, per usare le sue parole, è una conchiglia di speranza, di amore per la vita, di ottimismo e di gioia e sono davvero felice oggi di avere l'opportunità di farla conoscere anche a voi.
A te Pallina va tutta la mia stima e i miei auguri, che questo amore folle e questa determinazione vengano presto ripagati.
LA CONCHIGLIA DI PALLINA
Sono sul divano, con la mia Violetta qui a fianco che dorme… strana conchiglia, che comincia parlando della sua Perla preziosa, ma ho avuto la fortuna immensa di coronare il mio sogno, e sono qui a raccontarvelo. Ho scoperto il blog di Nina che avevo già il pancione e, complice la cassa integrazione e le contrazioni che mi hanno tenuto a riposo per qualche mese, ho spulciato queste pagine avanti e indietro, ridendo a volte, piangendo in altre. Ho sentito di essere parte di voi, ho sentito di non essere sola, tanto che alla prima lettura ho immediatamente lasciato un messaggio a Nina, di solidarietà, vicinanza e affetto immediato. Perché il percorso di ricerca ti entra dentro, ti cambia e non lo dimentichi, è tuo per sempre, anche se quel figlio alla fine riesci ad averlo.Il mio viaggio è cominciato con entusiasmo e assoluta ignoranza, un mese prima del matrimonio, a quasi 30 anni. Entrambi convinti che essere in tre e più fosse il nostro destino e la nostra gioia. Ho conosciuto mio marito a lavoro, e ad una iniziale indifferenza è piano piano subentrata una affinità naturale. Ricordo il giorno in cui rientrai a lavoro dopo la morte di papà – avevo 26 anni - e cominciai a parlare con lui di quello che provavo, come non avevo fatto con nessuno, neanche con il fidanzato storico del tempo. 3 anni dopo eravamo lì, con una casa, un matrimonio alle porte e tanta voglia di crescere insieme. La leggerezza dei primi mesi è stata presto guastata da una stupida infezione manifestata da mio marito, trascurata dalla mia ginecologa, che ci abbiamo messo mesi a debellare. L’ottimismo però era ancora lì, intatto, e quindi si andava avanti tranquilli, con qualche momento di tristezza al momento delle rosse, ma nulla di più. Intanto anche il ciclo comincia a fare storie, e sempre quel genio del medico mi propone di prendere un anno di pillola per regolarizzarlo. Mi prescrive ciò che devo prendere, la saluto cordialmente, e decido, un attimo dopo, in macchina, di andare altrove. Ci vorranno altri sei e un’altra terribile esperienza prima di approdare da LUI, il mio ginecologo, l’uomo che ha reso possibile il miracolo: gentile, spiritoso, alla mano, preciso (pedante, direi), metodico. il mio medico ideale, che mi ha rassicurato al momento giusto ma non mi ha mai nascosto nulla sulle mie reali possibilità. E qui vorrei aprire una parentesi: ad un certo punto ho deciso di fare outing sulla mia difficoltà a concepire, e per uno scopo preciso: avevo bisogno di informazioni di prima mano, di parlare con qualcuno che non fossero i forum su Internet su ciò che potevo trovare in zona in quanto a strutture mediche, laboratori et similia. Beh, ha funzionato, mi sono rivolta dritta dritta a donne che sapevo avere avuto problemi e ho detto “senti, io non riesco, tu come hai fatto?”. Così ho trovato Lui, e sono andata piena di speranze – al momento non pensavo di avere problemi seri di infertilità, mi interessava soltanto regolarizzare il ciclo – come mi sbagliavo!!!Alla prima visita, domande di rito e poi ecografia.“Signora, ci sono dei fibromi, isteroscopia, venti minuti in sala operatoria e regolarizziamo il ciclo”E io col sorriso a 45 denti. E poi, la mazzata.“Le ovaie non sono allineate, una è attaccata alla parete uterina, temo che ci sia un problema alle tube”Ci siamo guardati con mio marito, e ancora, in mezzo alla disperazione, ho visto nei suoi occhi l’ottimismo e la determinazione. La mia roccia, il mio sostegno, che non mi ha abbandonato un solo momento, che ha desiderato questa bimba quanto e più di me, che non ha mollato un attimo la presa – ricordo mesi in cui il medico ci fece fare uno spermiogramma al mese, ricordo i mesi dei monitoraggi e degli stick, con me che gli urlavo dal bagno “amore, sorride” e lui “olè, stasera si tromba!”3 anni, tanti alla fine ce ne sono voluti, di amore assoluto, incondizionato. Quanto ci siamo scoperti vicini e completi, noi due! E questa completezza rendeva più amaro il percorso, tanto amore da donare e stupidi problemi fisici (per fortuna solo miei, alla fine) ad impedirci di costruire la nostra famiglia così come l’avevamo sognata insieme. Quanto dolore, quanta sofferenza, lo sforzo di pensare ad altro – ho imparato a truccarmi, a 30 anni, a mettere lo smalto alle unghie, seguire i tutorial su YT – e metterci più di una settimana per fare le congratulazioni per una pancia amica. Ti senti meschina, piccola, insignificante, sbagliata, soprattutto nei confronti di quell’uomo che ti dice continuamente che alla fine non ha importanza, che importanti siamo noi. E ci provi, ma quasi mai ci riesci, e hai paura di perderti e non trovarti più.Maggio 2011: via i fibromi, ciclo a posto. Felice, e terrorizzata all’idea di affrontare quella gogna che è l’isterosalpingografia. Il momento arriva a luglio. Sono sul lettino, tesa, dolorante, nervosissima, mio marito nella stanza ma lontano da me, e la dottoressa che dice “Non passa, riprovo, ma non passa”Ecco la sentenza, gelida, netta, irrevocabile. Usciamo dal laboratorio abbracciati, andiamo a prendere un gelato, non parliamo di nulla.Ci prendiamo l’estate intera prima di tornare dal ginecologo. Prendiamo aria, sole, vento, faccio finta di non pensare. Settembre: il medico è chiaro, al suo solito: potremmo tentare l’intervento per riaprirle, ma non è detto che vada, e ci consiglia di tentare direttamente la PMA. Sono testarda io, e anche un po’ incosciente. La PMA mi spaventa, e per problemi familiari mi è stata sconsigliata (dall’oncologo che segue mamma, ma questa è un’altra storia). Seduta stante, dico al medico che voglio fare l’intervento e al più presto, se possibile. Il 31 ottobre, 3 ore di intervento. Mi sveglio in un corridoio gelido, il medico è accanto a me, una carezza sul viso e poche parole “le abbiamo aperte”. Mai più dimenticherò quella carezza, mai più dimenticherò il pianto a singhiozzi in cui sono esplosa. Un mese a riposo – avevo aderenze che risalivano fino all’intestino, un ammasso unico di tube, ovaie e utero – e poi via con i monitoraggi – perché tube riaperte non significa tube sane, perché si possono richiudere, perché i primi sei mesi dopo l’intervento sono i più importanti, da sfruttare al massimo, perché poi sempre alla PMA bisogna arrivare.Io ho già deciso: 6 mesi, e poi basta. Basta visite, basta pillole, basta stick. Si cambia strada. Il mio corpo mi chiede tregua, mi chiede pace, e nel mio cuore io sono mamma da sempre, e di averlo in pancia, questo amore immenso, mi interessa sempre meno. Ormai mancano 3 mesi al compimento dei tre anni di matrimonio, e io da un po’ ho iniziato a informarmi sull’adozione, e questa nuova prospettiva mi ridona gioia e forza.Non sarà necessario: il 22 febbraio la mia amica del laboratorio analisi mi porta a casa i risultati delle beta: lei piange di gioia, io sorride inebetita: 272, un numero magico per me. Il 31 ottobre 2012 torno in ospedale – ad un anno di distanza - rientro in quelle stanze, con le doglie. Il 2 novembre, alle 9 del mattino, nascerà la mia Viola, 30 ore di travaglio (mamma mia che fatica!) per sfornare una bimbetta urlante e vispa che si attacca voracemente al mio seno, uguale uguale al papà, di 3,360 g per 54 cm di lunghezza.Da 16 mesi Viola riempie la nostra vita di nuovi colori e odori e sensazioni, e anche se la vita continua a non risparmiarmi nulla, si va avanti con forza, per lei. Perché come ho già detto, sono testarda io. E la mia famiglia a tre vorrei che diventasse a 4, a 5. E dopo pochi mesi dalla nascita della pupetta abbiamo lasciato via libera alla Natura, sperando che fosse un po’ benevola, questa volta. Così non è stato, purtroppo. Un gozzo alla tiroide spuntato in gravidanza si è rivelato essere un tumore maligno. Di nuovo ospedale – la mia piccola aveva 8 mesi – e terapie – 15 giorni di isolamento totale, a cavallo del compleanno della mia gioia, e interruzione forzata dell’allattamento – ma anche queste montagne sono state scalate e a breve farò i primi controlli per avere la conferma che vada tutto bene. E chiederò al medico se posso ricominciare a cercare. Insieme alla mia Perla lascio qui la mia conchiglia, di speranza e di amore per la vita, di ottimismo e di gioia. Perché io sono una persona fortunata, perché puoi anche passarne tante, ma l’amore delle persone che ti circondano è ciò che conta, e io ho una famiglia meravigliosa: vedere mia mamma e mia sorella perse per la mia piccola, ricambiate in maniera commovente, gli occhi di mio marito ancora lucidi dopo tanti mesi mentre mi dice “ma hai mai visto una bimba più bella?”, sentire Il mio miracolo tornare a casa che ride già per le scale in braccio a papà, e mi corre incontro e mi abbraccia fortissimo. Vedere nei suoi occhi mio padre, il suo sguardo e la sua allegria, e sentirlo ancora vicino anche se ci ha lasciato troppo presto. Non mi manca nulla, non mi è mai mancato nulla, né mi mancherà mai. Ero tutto nella mia famiglia, ero tutto con mio marito, adesso siamo tutti insieme un’unità inseparabile. Riusciremo ad allargare il cerchio? Aggiornamento di luglioIl controllo è andato bene, e il radioterapista ha dato l’ok alla riapertura delle danze. Peccato che il ciclo abbia deciso di ricominciare a fare le bizze, e ad agosto si ritorna dal ginecologo per vedere se ci sono di nuovo fibromi. Sto bene comunque, avrei preferito evitare ma amen. La botta presa con la scoperta del tumore, per quanto il percorso sia stato breve, si sta prendendo tempo per passare. Da un giorno all’altro ti trovi di fronte alla possibilità di morire sul serio e ti senti diversa, SEI diversa, e vorresti urlarlo al mondo che invece ti dice che devi solo andare avanti come se niente fosse stato. Le cicatrici, tutte, quella al collo e quelle piccole della laparoscopia sono lì ogni giorno a ricordartelo, per fortuna, perché lottare è comunque una ricchezza, e io sono una guerriera che mostra con orgoglio le proprie ferite. Al momento, quindi, la ricerca è sospesa in un limbo in cui, per poter andare oltre, bisogna prima ritrovarsi. Per fortuna c’è lei, la mia Viola, che cammina sui miei tacchi e da due notti dorme “quasi” sola nel suo lettino e illumina le mie giornate. Che ora, ha distanza di quasi due è il mio amore ma non è più ME. Mi spiego: saranno stati gli ormoni, ma ho vissuto (come tutte penso) quei mesi in cui l’unica cosa che vuoi è stare in simbiosi e c’è solo lei e nient’altro che lei. Questa fase è passata, lei si sta staccando da me, e io sto ritrovando le mie passioni e il mio spazio – anche se alle volte mi sento pure in colpa, ma desidero momenti miei e grazie all’aiuto di mio marito riesco pure a ritagliarmelo. Ogni giorno mi chiedo se sono la madre giusta per lei, se sto facendo bene, ma la mia risposta è sempre la stessa: io sono così, in continuo divenire e in continua crescita, e insieme continueremo questo percorso di scoperta. Aggiornamento di settembreHo appena letto la conchiglia di zuppa di cipolle e mi ci rivedo troppo… appena due mesi dall’ultimo aggiornamento, controllo annuale dal ginecologo e lì la fatidica domanda: “Dottore, ma ci sono possibilità?”. Lui ha toccato i cornetti napoletani che tiene in un cassetto e mi ha prescritto sei mesi di rapporti mirati, e poi in caso rifacciamo l’isg. E siamo qui, a controllare di nuovo il muco e contare i giorni. Perché il desiderio cresce ogni giorno, di moltiplicare questo amore immenso, e nella ricostruzione di me stessa devo farci i conti e riprovarci, non posso farne a meno. Di nuovo dolore? Non so se sia mai veramente passato, l’infertilità è un marchio che porti nel cuore e non cancelli, la sofferenza rimane e l’unica soluzione che riesco a trovare è di tentare ancora.Aggiornamento di fine settembreNuova infiammazione al collo dell'utero, tre mesi di terapia, di nuovo interruzione dei rapporti, di nuovo l'amore tra me e mio marito che diventa medicalizzato, controllato, innaturale... e io non ne posso più, e la gioia diventa subito tristezza e sfacelo... a lavoro va a cavolo, e io mi sento difettosa dentro e penso di aver sbagliato tutto... ho sempre pensato di essere fatta per fare la mamma, che avrei avuto una famiglia numerosa e meravigliosa, che avrei lavorato, si, ma per loro, non sono un'ambiziosa sul lavoro, mi piace lavorare e lo faccio con impegno, ma non ho mai pensato di fare la manager o roba simile, perchè il mio destino era essere mamma... e mi direte: cavoli, lo sei! hai una piccoletta meravigliosa che ti chiama "mama! mama!" e sorride sempre e ti abbraccia stretto stretto. Eppure sono stanca e insoddisfatta uguale, non voglio più vedere dottori - alla prossima visita di controllo mancavano tre mesi, perchè non riempirli con una bella terapia? - non voglio più pensare e contare giorni... voglio un po' di sana incoscienza, voglio essere la me stessa di 5 anni fa, quando le batoste e grosse aveva già cominciato a prenderle da un po' ma aveva spalle forti e larghe per affrontarle... forse dovrei solo fermarmi, lo specchio in cui mi guardo ora è fosco e pieno di macchie, mi vedo vecchia e raggrinzita, e allo stesso tempo egoista e presuntuosa...Aggiornamento di novembre 2014La lucidità è ritornata, e mi sto rilassando… l’arrabbiatura col mondo a tratti ritorna, ma poi faccio l’elenco delle cose belle della mia vita e ok, vado avanti con fiducia e tranquillità.
Grazie Nina per lo spazio che mi hai concesso, e che concedi a tutte le cercatrici. Per me è stato molto prezioso, e istruttivo, consolante anche, ma soprattutto mi ha stimolato ad andare avanti sempre, con impegno e forza, pur nelle cadute e nei momenti di disillusione.Un abbraccioVi
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