Magazine Per Lei

La conchiglia di paula

Creato il 01 ottobre 2012 da Nina
Vi avevo già parlato di lei e lo avevo fatto in questo post, in occasione dell'arrivo della sua stoffina.

Ci sono donne che entrano nella mia vita così, in un giorno di primavera e si fanno uno spazietto qui, nel mio cuore, uno spazietto che è cuccia e tana, calda e confortevole.  Paula è una di queste donne che mi insegnano l'amore per la vita, la forza che può esserci in un gesto, un pensiero, un sorriso. La possibilità di trasformare il dolore, le storture della vita, in una occasione. 

Una donna che sa accettare la sua sorte, con umiltà, senza subirla. 
Una donna in cerca della sua buona stella...e io so che la sta per trovare.
Oggi aggiungo che è una donna che, con la sua esperienza, mi aiuta a ricordare l'importanza di celebrare ogni giorno la vita, quando si manifesta nella sua veste migliore: un corpo sano.  Troppo spesso ce ne dimentichiamo, dandolo per scontato.  Troppo spesso trascuriamo di sorridere di gratitudine e festeggiare, solo perché siamo vivi e in salute. Troppo spesso ce ne rendiamo conto quando costretti a fare i conti con la malattia: la nostra o delle persone amate.
Perciò io oggi voglio festeggiare con te, Paula, a cui è stata data di nuovo Speranza. E sorrido, pensando a quel che un giorno di poche settimane mi hai scritto, dicendo che mi invidiavi 'la costanza, il pensiero costante verso il mio obiettivo'.
Si sorrido, perché una come te non ha nulla da invidiare a nessuno.
Tu hai un pozzo profondo dentro di te, ricco di bellezza e nobiltà d'animo, di forza e luce.
In quel pozzo tu hai concesso a me di affacciarmi, per conoscerti meglio, per vedere la mia immagine riflessa.
Averti dalla mia, confrontarmi con te, sentirmi così vicina al tuo sentire, la fiducia che mi hai mostrato, tutte queste cose insieme rappresentano uno sprone continuo per me: mi fanno venir voglia di proseguire, andare avanti, per diventare una persona migliore.
Grazie, dal fondo del mio Pozzo d'Amore.
LA CONCHIGLIA DI PAULA
LA CONCHIGLIA DI PAULA
LA CONCHIGLIA DI PAULA Illustrazione di Francesca Ballarini
*
Parto da una confessione, la prima: scrivo a Nina, per chiederle di pubblicare la mia conchiglia, per consolarvi. Per farvi sentire fortunate. Si non vi arrabbiate, aspettate, seguitemi prima... Voi siete fortunate, perché siete capitate nel girone della sfiga, quello dell'infertilità!  Si, avete capito bene, la sfiga, sostantivo femminile, SINGOLARE.  Io, invece, a 34 anni, mi sono ritrovata nel girone della DOPPIA SFIGA, si, sfighe, sostantivo femminile, PLURALE.  34 anni, due di ricerca e di mancanza e di assenza: la mia storia di quegli anni è la vostra, le vostre parole le mie, la vostra invidia la mia. Stesso sguardo sognante e disincantato che mese dopo mese, ciclo dopo ciclo, perdeva naturalezza e spontaneità. Ossessione dei conteggi, maledetto 28 che non arriva mai, maledetta lineetta singola.  Tutte le altre, intorno, le regine della fertilità, incinta con uno sguardo, un sospiro... so che non è vero ma è così che le vedevo e che in parte continuo a vedere le cose.  Termometro, pillole, punture sulla pancia. Tante, forse troppe... Poi la PMA, la prima volta che ci parlano di FIVET, un suono dolce, una speranza per un problema che aveva un nome prima buffo, le mie tube sgangherate... 

Al ginecologo che ci mette di nuovo il sorriso dico volando che mi sono sentita una piccola pallina al seno, lui volando dice che devo fare un'eco, stia tranquilla e poi la settimana prossima partiamo...  Non siamo mai partiti, volando ci siamo schiantati su una diagnosi che per mesi non sono riuscita a pronunciare: cancro al seno. Per mesi potevo solo dire la mia malattia.  Basta pillole, basta punture.  Basta sogni.  Basta volare.  Il dolore ti inchioda e ti rende pesante.  La paura ti entra ovunque negli occhi nelle orecchie. Nelle tube sgangherate. Fa la sua tana, e non ne esce piu.  Sorridi, ti fai forza. La fai agli altri. Ce la faremo andrà bene.  Ma lì ha messo radici. Nelle tue tube sgangherate, le usa per passare, la paura bastarda, dove non riusciva a passare il mio bambino. Attecchisce lei, la fottuta paura. Si ricava il suo angoletto dove i miei pensieri per anni avevano cercato di fare posto al mio bambino.  Cresce lì, al sicuro, dentro me. Lei si che mi vuole come madre... Lei si che si nutre di me...  Nuove punture, ogni 21 giorni, attaccata a una macchina che mi avvelena la forza e la bellezza: la giovinezza.  Mi avvelena il desiderio che il sogno di essere mamma si possa realizzare. Lo distrugge lo spezzetta lo disintegra.  Resto solo io, io e il mio marito coraggioso che mi insegna l'amore. La paura mi insegna l'amore. La paura di perdere, di perderlo, di perdermi.  Anche se ho chiuso gli occhi al sogno del mio bambino, apro gli occhi a me stessa.  La vita è bella, sono io, ci sono, ci sono.  Senza capelli, senza bambino, io e le mie tube sgangherate facciamo amicizia, iniziamo a piacerci.  Vi amo così, anche sgangherate, perché siete le mie. E io vi voglio, voglio tenervi così.  Voglio vivere. Voglio ridere. Voglio sentire il profumo e anche la puzza della vita. Voglio restare.  Dopo 6 mesi di veleno, ogni giorno mi attaccano a una macchina che dicono mi potrebbe provocare la menopausa (io sorrido, quando lo dicono, ogni volta, ogni volta mi viene da ridere e mi guardano come se fossi stolta).  Poi finisce la terapia, e io sono guarita. E sorrido, e al mio bambino non ci penso quasi mai. Non mi fanno nemmeno più invidia le dee della fertilità, in loro vedo la vita, e voglio amarla così come è.  Sono passati due anni. La paura è in letargo, ha smesso di ruggire. La sento muoversi dentro di me ogni volta che si avvicinano i controlli, ma è mia amica adesso. Non andrà mai più via, lo so, ma senza di lei non sarei più io. E più si rimpicciolisce, più fa spazio al desiderio, il vecchio desiderio di diventare mamma che però è un nuovo desiderio di diventare mamma, di rendere papà.  Sono di nuovo io, ma non sono più il grumo di dolore, la terra infertile, l'utero deserto, l'invidia mortifera. Sono luce e paura, speranza e paura, desiderio di essere me, una me sgangherata come le mie tube. Anche la perla nasce dall'errore: un granello di sabbia si infila nella perfetta armonia della conchiglia silenziosa, e vi porta scompiglio. La sabbia è un errore, un difetto, una malattia. Una sfiga.  Ma l'amore della conchiglia, o la sua ostinazione, o la sua natura, non so proprio, fanno dell'errore un dono prezioso, trasformando la sfiga della sabbia nella fortuna di una perla.  Questo auguro ad ognuna di voi, ad ognuna di noi. Brindo alla mia doppia sfiga, che mi ha reso conchiglia capace di desiderare la perla ma di accettare la sabbia. Con un bimbo nato da me, se questa fivet si potrà fare nell'ambulatorio della doppia sfiga, per donne con tube sgangherate e brutti frutti del loro seno. Con un bimbo nato da altra mamma, ma atteso da me, da noi, se avrò il regalo di diventare mamma adottiva. Ma comunque con me stessa. AGGIORNAMENTO DEL 26 SETTEMBRE Sono passati mesi da questa pagina, e la vita va avanti. Cerchiamo di sentirla, e di sentirci.  Da allora nell'ambulatorio della doppia sfiga ci sono stata. I medici mi dicono di si, posso provare.  Una fivet non si nega a nessuno, nemmeno a noi.  Loro, le dottoresse giovani col camice bianco e il mio futuro tra le mani, sembrano volerci dire che la sfiga non esiste, e che la scienza può arrivare ovunque.  In effetti mentre un dottore gentile mi inserisce i due embrioni, penso proprio che è come giocare a pallone con le stelle e i pianeti. Una sensazione da vertigine, da capogiro... Ma su quella stellina non ci siamo mai arrivati, non ancora.  Mio marito dice basta, ci sono tanti piccoli pianeti nel mondo che hanno bisogno di essere amati almeno quanto noi abbiamo bisogno di amare. Non serve arrivare primi, mettere la bandierina e dire e' mio... Il mio pianeta. Forse ha ragione lui... 
AGGIORNAMENTO DEL 29

Due giorni di panico, vero. Ma tutto è' andato bene... Un nodulino che mi ero sentita e che di nuovo mi aveva gettato nella paura, i controlli lunghi a Milano, e ora finalmente a casa. 

Sto bene Nina, sto bene... 
Lo so che alla nostra età' nessuno festeggia perché non gli è' ripartito un caso di tumore, ma io si, e sono felice. 
Non so davvero ancora cosa decideremo, ma questa bella notizia apre di nuovo la speranza...
LA CONCHIGLIA DI PAULA


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