In questo io credo:
Nella spinta cieca verso l'alto, nella presenza in noi di risorse che non credevamo di avere. In quell'istinto caparbio e cocciuto che, se lasciato fare, ci riporta a galla. Mai allo stesso punto di partenza. Sempre un po' più in là.
C'è in noi una forza vitale che lavora incessante e ci nutre dall'interno e che continua a farlo anche quando siamo in uno stato di quiescenza. Come per i vulcani: osservandoli da fuori diresti che son spenti, inattivi, ma dentro il magma caldo si agita e preme per uscire.In natura non esiste la stasi, l'evoluzione prosegue il suo corso e così è per noi se ci lasciamo "fare". Tutto è passeggero, momentaneo, perituro. Tutto ha un'inizio e una fine anche se a noi a volte pare eterno.
Questo per me è e rimane il messaggio più bello che la sua conchiglia porta con sé:
Anche dove sembrano non esserci le condizioni adatte affinché la vita si manifesti - nelle sue forme più colorate e gioiose - se si ha fiducia e pazienza anche lì, prima o poi, vedremo nascere dei fiori. Quelli migliori.
E per me Viola è uno di questi fiori.
LA CONCHIGLIA DI VIOLA
Illustrazione di Francesca Ballarini
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AGOSTO
Nina lo sa, adoro il suo blog lo seguo dall’inizio, come un’osservatrice distante, lo leggo, mi informo, mi emoziono, ringrazio ma non mi sento mai adeguata per scrivere. In particolare mi emoziono come una bambina quando leggo una nuova storia nella spiaggia di Nina, qualunque essa sia, lontana o vicina alla mia esperienza, assaporo questi brandelli di viva vissuta e mi appassiono come davanti al libro del cuore. Non so cosa mi abbia dato il coraggio oggi di pensare che la mia storia sia degna della spiaggia di Nina, forse proprio perché sto cercando di fare tabula rasa nella mia anima stanca e smettere di pensare che non sono mai adatta a niente. Non è una storia speciale la mia, né particolarmente tragica ma il dolore e il buio in cui sono sprofondata ora mi obbligano a raccontare, per evitare che qualcun’altra provi quello che sto provando io in questi giorni.
Oggi all’anagrafe io 30 lui 34, stiamo insieme da 6 anni e conviviamo da 4 in una casa bellina che nasce da due garage rimessi con amore e fantasia, un pezzo di giardino con orto e una gatta/figlia che si lascia spuppazzare all’occorrenza. La prima volta che l’ho visto avevo 13 anni, da lì è iniziata la nostra storia, infantile e poco sensata come poteva essere all’inizio ma che ha comunque creato le basi per un rapporto speciale che va al di là dell’amore e dell’amicizia, di qualcosa che non si può definire ma che dura per sempre, qualunque cosa succeda. Certo ovviamente nel frattempo è successo quello che succede a dei ragazzi di quell’età, presi, lasciati, ripresi, persi di vista totalmente per anni. Fino a cinque anni fa, quando il tempo e il destino avevano deciso che quello era il momento, quindi non certo una storia nata sull’onda della passione insensata ma in sordina e in tutta calma è cresciuta come una pianta da un seme, ed è diventata bellissima, la cosa più bella della mia vita. La vita scorre felice tra casa da rimettere, gatti da crescere, un sacco di amici rintronati come noi, concerti, letture, vacanze, lavoro. Tre anni fa senza dirsi niente come nostro stile, nessun proclama romantico del tipo “amore voglio fare un figlio con te” o cose del genere, il preservativo, sempre poco amato, se ne va definitivamente. Inizia un brulicare di emozioni contrastanti fatte di speranza ma soprattutto di paura ogni mese prima del ciclo- ero contenta quando mi veniva il ciclo!! Si scherzava con la mia migliore amica, che come me da poco si era data alla gioia dell’amore libero, di come eravamo brave (ma de che??), oppure oh anche questo mese è andata, senza confessarsi la vogliolina che cominciava a crescere dentro di noi. Ovviamente tempo un paio di mesi che la mia amica è incinta. Botta tremenda. Primo, l’amica di una vita che diventerà mamma, che non avrà più tempo per tutte le nostre cavolate, che avrà biberon e pappette invece di scarpe e mojito, secondo, nella mia testolina bacata si insinua un pensiero ma se due più due fa quattro a casa sua perché a casa mia no?? Cancello l’operazione troppo banale e passo avanti, accusando il colpo certo ma passo avanti. Inutile dirlo a voi, è un brulicare di pance, di battesimi, di pupetti urlanti, mi sono girata un attimo, ho esitato un attimo e improvvisamente il mondo aveva deciso di procreare tutto insieme, come era possibile? Da qui inizia la strada che più o meno tutte abbiamo percorso, ci si avvicina timide a un ginecologo per i primi esami, si convince il Lui che anche per loro esiste una specie di gine (a noi ci spulciano dall’età di 13 anni e loro invece beata ignoranza..), il gine non basta più serve il centro fertilità e i suoi maledettissimi protocolli. Poi i paradossi della burocrazia, io sono residente a Firenze e la Toscana è una delle poche regioni con diversi centri privati convenzionati e il mio lo è. Quindi mi ritrovo, e potete immaginare la mia gioia, che IO che vivo e lavoro a Firenze, e vorrei, come è intuibile, usufruire dei servizi della mia città, devo fare tutto a pagamento o sennò iscrivermi a delle liste di 2 o 3 anni, mentre ALTRE che arrivano da altre regioni, arrivano parlano e si inseminano con il ticket di 200 o 300 euro. Bene per loro ci mancherebbe, ma tu ti senti davvero presa per i fondelli, mettici gli ormoni, i soldi spesi e i fallimenti e il cocktail è fatto. Soldi, tempo, nervi. Secondo la seconda dottoressa del secondo centro fertilità (nel primo centro ho trovato delle persone orribili) siamo degli apparenti sine causa, cioè qualcosa ci sarà ma non si sa. Bene. Certo la mia ovulazione non è sempre il massimo ma ogni tanto anche lei si impegna, poi con la stimolazione e anche durante la iui i valori dell’ovulazione erano perfetti e lo sperma era ok e invece niente. Tre mesi di stimolazione con clomid, gonasi e progesterone con rapporti mirati: niente. Poi la prima iui, speranza, desiderio, fallimento, tristezza infinita, questa è stata la mia iui. Tralasciamo il fatto che solo la stimolazione della iui mi aveva ridotto uno straccio, provocando persino, dopo la puntura di gonasi, una cistite che non era una cistite ma lancinante e piuttosto bastarda. Quindi oltre al fallimento della iui si insinua il pensiero che io e il mio corpo non solo non siamo adatti per procreare ma nemmeno per essere aiutati a procreare, perché la mia mente provoca reazioni spropositate sul mio corpo. Ansia. Ho dovuto interrompere gli altri due tentativi che avevo programmato. Sono sempre stata un tipo molto ansioso, su tutte le cose della mia vita ma questa ricerca credo sia stata la goccia che mi ha fatto sbarellare completamente e adesso mi ritrovo con continui attacchi d’ansia, nel mese di agosto, con la mia psicoterapeuta in ferie fino a settembre, attaccata a delle gocce malefiche e il mio obiettivo devastante di questi giorni è tirare avanti. L’ansia si è impossessata della mia vita, sono entrata nel loop dell’ansia, l’ansia che genera ansia, anch’io che non l’avevo mai provato non potevo immaginare ma vi assicuro che è la cosa più crudele che mi sia mai capitata. Mi sembra impossibile uscirne, ricordo con il cuore a brandelli l’ultima volta che ho mangiato un piatto con gusto, che ho fatto una dormita fino a 12, che ho potuto apprezzare la pace del silenzio. Sei di fronte al vetro dove dall’altra parte scorre la tua vita, che ti sembra ora più bella che mai nella sua semplicità e tu dall’altra parte ti sembra solo di poter piangere di non poterci essere. Io in questo preciso momento non ce la faccio ad andare dall’altra parte del vetro ma voi che ci siete, guardatevi intorno, è bellissimo.
NOVEMBRE
Nina ti ringrazio per la cura e per la sensibilità di farmi aggiungere qualcosa, perché questo qualcosa se l’avessi letto io qualche mese fa mi avrebbe senz’altro fatto piacere. Siamo alle porte di dicembre, il freddo ha finalmente spazzato via l’afa soffocante nella mia mente e non solo, sono passati circa 4 mesi da quando ho scritto. Non posso dire che sono un’altra, che va tutto alla grande, che l’ansia sia scomparsa per sempre, che le notizie di nuove gravidanze (immancabili peraltro, un po’ come la morte e le tasse) non mi destabilizzino più, però posso dire che alla fine l’ho rimangiato quel piatto di pasta con gusto, che mi sono fatta una bella ronfata per oltre 12 ore e soprattutto che sono riuscita a raggiungere la mia vita dall’altra parte del vetro. Vi sembrerà banale adesso ma quando ci si ritrova in fondo sembra davvero impossibile uscirne e sapere che ne esce per chi soffre di ansia è vitale. Quello che ti insegna un’esperienza del genere è di riconoscere che abbiamo dei limiti, che non possiamo dominare e controllare tutto. Ci vuole tempo, voglia e anche una psicoterapia se possibile. Io sto facendo un percorso con una psicologa, scavando nella mia infanzia e cercando di sistemare il presente sempre così sfuggente e incontrollabile. Sto facendo yoga, sto leggendo tantissimi libri sul buddismo, sto pensando a me. E anche alla mia vita di coppia che dopo tutto quello che abbiamo passato ne aveva davvero bisogno, e adesso dopo la tempesta c’è più soddisfazione a ritrovarci sempre insieme mano nella mano, siamo più forti, più consapevoli.Leggere, uscire, passare tanto tempo con gli amici, ridere, viaggiare, vivere. Certo per fare questo ho dovuto impacchettare e accantonare momentaneamente il mio desiderio di maternità, ma forse questo non è neanche così vero, sto lavorando sulla mia voglia di diventare mamma. Devo ancora accettare che forse io non sono il tipo di donna che ha la forza di sostenere il difficile percorso della pma, le stimolazioni e tutto ciò che ne comporta, sto accettando l’idea che l’anno prossimo, dopo che mi sarò sposata (udite udite!!), forse presenteremo la nostra domanda di adozione, voglio essere pronta per essere una mamma adottiva, che è sempre una mamma certo ma diversa, e questa diversità è bellissima e profonda ma se non la accetti veramente è inutile fare la domanda. Per cui per adesso ci lavoro, piano piano, trastullandomi con i preparativi di questo matrimonio un po’ alternativo, perché molto semplice e economico, ma che mi prende benissimo perché sarà una specie di festa in campagna con amici e parenti. Sono atea e le letture che sto facendo sul buddismo mi interessano solo da un punto di vista filosofico ma un concetto in particolare, tra i più semplici, sintetizza lo spirito che vorrei avere nella vita.
Si parla di rivoluzione umana, di cambiare la propria situazione cambiando prima il proprio atteggiamento, non quello degli altri o degli eventi. Se cambiamo noi, l’ambiente deve cambiare per forza, per riflettere il nostro cambiamento. Siamo noi le persone che possiamo veramente influenzare. Gandhi ha detto:Diventa il cambiamento che vuoi vedere
Speriamo di riuscirci.
Viola