Ovvero, La repubblica fondata sul lavoro sfruttato.
Questa sera Presa diretta si occupa della riforma Fornero sul lavoro che, assieme alla riforma delle pensioni, è ricordata come una delle riforme strutturali fatte del governo dei tecnici.
Doveva portare nuovi investimenti in Italia, perché avrebbe favorito gli investimenti delle imprese e degli imprenditori bloccati per colpa dell'articolo 18. Quella parte dello statuto che, come ci ha ben spiegato Montidall'alto della sua cattedra, sarà anche ispirata da buoni principi "Che alcuni articoli dello Statuto dei lavoratori, ispirati da nobili principi, abbiano reso più difficile costruire posti di lavoro". L'articolo 18 non doveva essere più un tabù, spiegava il ministro, perché il lavoro non è più un diritto (ma si riferiva al posto di lavoro). Sull'articolo 18 Monti era anche stato disposto a rassegnare le sue dimissioni (non sulla corruzione, non sui costi della politica, non sull'evasione ..):
"posso anche lasciare. ‘Se il Paese non è pronto non tireremo a campare'. Il premier difende la riforma dell'articolo 18" (Repubblica, p. 1).
Con la riforma Fornero sarebbero arrivati una “paccata” di miliardi da investire nel nuovo welfare:
“È scontro aperto sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, conferma i tempi, rimarca la linea del governo di andare avanti e chiudere «molto in fretta», di smantellare i «privilegi» prevedendo «più facilità in uscita», e sfida il «sindacato italiano»: «È chiaro che se uno comincia a dire no, perchè dovremmo mettere una paccata di miliardi e dire ’poi voi ci dite di sì? Non si fa così»”.Non è andata così: la riconquistata credibilità del paese ha dato benefici al rendimento dei titoli, all'abbassamento dello spread. Ma i dati sul lavoro sono pessimi e sono pure peggiorati (il che dovrebbe dire pure qualcosa, in una Repubblica fondata sul lavoro).
I disoccupati aumentano, le aziende sono in crisi anche per la difficoltà nell'ottenere pagamenti dallo stato. Che non può spendere per i vincoli di spesa che i politici stessi hanno messo.
Ma le aziende sono in crisi anche dalla mancanza di credito delle banche, che a loro volta, per l'aumento dei crediti inesigibili degli italiani (e per ritorno alla crescita dello spread) sono costrette ad accantonare soldi che non possono essere prestati.
La riforma Fornero si è dimostrata per quello che è: una piccola “paccata”. Grandi auspici, ma pochi effetti benefici.
La miriade di contratti atipici sono rimasti. C'è la stretta sulle partite IVA (ma non per i professionisti), ma tutto il resto (stipendi bassi, difficoltà a creare posti di lavoro, una tutela per chi perde il posto) è rimasto.
La cassa integrazione sparisce per fare il posto all'Aspi, che ha pure una durata inferiore. Il che può anche andar bene in un periodo in cui il lavoro si trova.
Oggi si può essere licenziati con una teleconferenza da cinque minuti, come successo ai lavoratori di Bari della Bridgestone. Si può essere licenziati perché considerati “improduttivi”: succede nelle banche (con la diminuzione degli sportelli), e succede anche nei Call center:
“Domenica a PresaDiretta la storia dei 630 lavoratori del call center di ALMAVIVA CONTACT lasciati a casa perchè "improduttivi" 80% donne eta' 40/50… e ancora la storia dei 2000 lavoratori del call center PHONEMEDIA che prima si è preso finanziamenti della Regione Calabria e poi ha chiuso… e ancora la “Bangalore” di Italia: i call center di Catanzaro e la riforma Fornero che non protegge”Questa riforma ha anche un altro effetto collaterale: nata per rendere più semplice le controversie tra azienda e lavoratore, sta in realtà intasando i tribunali per le cause di lavoro, come è emerso dall'incontro dei giuslavoristi all'aula magna del Tribunale di Milano:
I meccanismi e le ricadute del rito Fornero sono state analizzate in un convegno organizzato ieri dall'Agi, l'Associazione degli avvocati giuslavoristi, in collaborazione con i magistrati del lavoro. Sede principale dell'incontro a Milano, dove l'Aula Magna del Tribunale era strapiena (oltre 500 iscritti); via web erano collegate molte sedi Agi su tutto il territorio. Coordinatore del convegno Piero Martello, presidente della sezione Lavoro del Tribunale di Milano. «A otto mesi dall'entrata in vigore, la riforma ha detto Martello ha provocato una moltiplicazione dei processi. Il Csm aveva chiesto che il nuovo rito fosse accompagnato da un aumento di risorse, ma i magistrati sono sempre gli stessi. C'è stata l'illusione di fare una riforma senza risorse».La scheda della puntata:
I ricorsi in base al rito Fornero, a Milano, da luglio a dicembre sono stati 610; circa 350 da inizio anno e i fascicoli sono destinati a raddoppiare se si pensa che dopo la prima fase c'è il giudizio di opposizione. Questo carico di lavoro si aggiunge a quello ordinario della sezione lavoro. «Finora i magistrati ha spiegato Martello sono riusciti a fissare le udienze nei tempi previsti dalla legge, ma non oso pensare cosa può accedere con il nuovo carico di lavoro in sedi meno attrezzate rispetto a Milano». «Il rito ha bisogno di numerose modifiche», ha sottolineato Fabio Rusconi, presidente Agi, che ha illustrato i risultato di un sondaggio, sui meccanismo del processo, condotto tra 239 avvocati e 38 avvocati (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri). «Insieme ha aggiunto Rusconi vogliamo proporre soluzioni a una disciplina lacunosa e frettolosa».
Fabrizio Miani Canevari, presidente della sezione Lavoro della Cassazione, ha fatto appello alla saggezza della giurisprudenza più che a quella del legislatore. La speranza, insomma, è che l'interpretazione dei giudici, progressivamente, «elimini le incertezze applicative del meccanismo processuale». La questione principale è che cosa succede se con il nuovo rito si chiede giudizio su questioni diverse oltre quella relativa al licenziamento. Per esempio, è ammessa la domanda sulla qualificazione del rapporto di lavoro in quanto funzionale all'impugnativa sul licenziamento. Tuttavia, altre questioni relative, per esempio, alle mansioni o alla retribuzione, possono essere incanalate nel rito ordinario come ha argomentato Domenico Dalfino, professore a Bari o possono essere dichiarate secondo una lettura rigorosa inammissibili, come ha spiegato Nicola Di Leo, giudice a Milano. Il dibattito è aperto, con il rischio che ogni sede giudiziaria dia interpretazioni così diverse da arrivare a sistemi processuali opposti.
Sono ormai nove mesi che la riforma del lavoro voluta dal Governo Monti e dal ministro Elsa Fornero è operativa.Nata per rendere più flessibile e moderno il mercato del lavoro, con l’espressa intenzione di diminuire la giungla dei contratti precari e facilitare l’assunzione e la stabilizzazione a tempo indeterminato , aumentando così il tasso di occupazione del Paese, non sembra aver dato i frutti sperati. I contratti precari, infatti, non sono diminuiti ma sono aumentati , sfondando il tetto di tre milioni di lavoratori atipici.La disoccupazione giovanile è alle stelle, quasi il 40 per cento dei giovani non ha lavoro, l’anno scorso erano il 29 per cento i giovani in cerca di lavoro, quindi siamo di fronte ad una brusca e drammatica impennata. Non solo, l’abolizione dell’art. 18 non ha favorito, come pure si era detto da parte del Governo, nuove assunzioni visto che la disoccupazione totale in Italia è all’11,7 per cento rispetto al 10,7 del 2012.Tutti gli obiettivi della Riforma Fornero sono saltati, anzi per molti aspetti la Riforma è peggiorativa per gli obiettivi che si è posta e rende più difficile sia il raggiungimento di una maggiore legalità nei contratti di lavoro, che l’assunzione da parte delle imprese, una vera CONTRORIFORMA. PRESADIRETTA con CONTRORIFORMA vi porterà in mezzo ai precari, laureati e iscritti agli albi dei professionisti, avvocati, ingegneri, architetti, medici, sfruttati, senza contratto , con finte partite iva e pagati quattro soldi.E poi entreremo nel mondo del lavoro dalla porta degli imprenditori che ci racconteranno quali sono le vere ragioni che impediscono loro di aumentare la quota dei contratti a tempo indeterminato. Al centro del racconto ci sarà anche l’importante vertenza dell’ ALITALIA dove a rischio c’è l’intera compagnia di bandiera e l’incredibile caso dei 600 lavoratori di ALMAVIVA CONTACT, una grande azienda di callcenter che sono stati licenziati per “improduttività’” mentre la stessa a azienda apriva un nuovo call center a Catanzaro, assumendo ad un salario più basso altre duecento persone.CONTRORIFORMA è un racconto di Marina Del Vecchio, Vincenzo Guerrizio, Alessandro Macina, Raffaella Pusceddu e Elena Stramentinoli.
La presentazione della puntata sul sito de Il fatto quotidiano.