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La "cosa" greca: braccio di ferro tra politica e finanza

Creato il 01 luglio 2015 da Lasfinge
01/06/2015
Ho letto qualcosa oggi a proposito degli economisti improvvisati in rete, coloro che, pur non avendone competenza, si sentono chiamati a dire la loro sulla grave questione che attanaglia la Grecia in queste ore. A dire il vero si è letto di tutto: storie e pareri di economisti di fama mondiale che auspicano la vittoria del NO al referendum in programma in Grecia nei prossimi giorni, ricostruzioni dei debiti insoluti e mai onorati del secondo dopoguerra da parte di quelle nazioni che oggi si vestono da moralizzatrici, storie di banche salvate e finanziate dai governi e varie altre interessanti curiosità.
Si tratta di una giungla nella quale sembra impossibile districarsi dove i conti di crediti, debiti e finanziamenti vari si intrecciano a formare una rete di filo spinato che a quanto pare reclama sangue, anzi lacrime e sangue dei popoli!
Non essendo economista non proverò neanche ad entrare in quella logica ed a rifare i conti già fatti, rifatti e controllati praticamente da tutti nel mondo, ma proprio per lo stesso motivo (perché non sono economista) posso provare a vedere la cosa in chiave completamente diversa.
In Europa, se non fosse già chiaro ai più, si sta combattendo una guerra, non condotta con le armi, ma condotta col denaro, una guerra di numeri, ma le due cose non sono così tanto diverse: le armi uccidono, è vero, ma lo fanno anche la fame e la povertà, le guerre possono rendere schiavi alcuni popoli, è vero anche questo, ma esiste anche la schiavitù per debiti.
Dunque cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia: piaccia o non piaccia, questa è una guerra condotta in nome del dominio, delle egemonie territoriali e della ricchezza.
A ben guardare non si tratta neanche di ricchezza reale: si dice che in Grecia stiano tutti in coda ai bancomat, ma io mi chiedo: cosa accadrebbe nel mondo se noi volessimo tutti verificare la realtà dei numeri bancari e facessimo la coda per convertire in oro la cifra che ciascuno di noi ha affidato alla propria banca?
Voi credete davvero che le banche sarebbero solvibili??
Dunque dopo avere assodato che si tratta di una guerra cerchiamo di capire in nome di cosa e di chi la stiamo portando avanti: se è vero (come è vero) che i numeri delle banche non corrispondono alla ricchezza reale, allora essi rappresentano solo uno strumento convenzionalmente condiviso dalle nazioni per effettuare transazioni commerciali su beni di consumo, tra i quali (fino a prova contraria) non dovrebbero essere inclusi le vite umane e la dignità dei popoli.
In tempi non sospetti o forse già sospetti, si era individuata la debolezza di questa Europa nel fatto che una unione monetaria non accompagnata da una parallela unione politica avrebbe finito per favorire la possibilità da parte dei paesi cosiddetti forti di sfruttare e strangolare quelli deboli, ma infine il problema non è neanche questo: il problema è decidere se le regole di civiltà dei governi possono essere dettate dal mondo finanziario o se viceversa non è invece il mondo finanziario che deve accettare le regole ed i limiti stabiliti dai governi, perché chi strangola i paesi cosiddetti deboli ottenendo l'appoggio politico di alcuni altri governi, che al momento ritengono di essere i partner privilegiati del mondo finanziario e pertanto credono (o si illudono) di star facendo il proprio interesse nazionale, sono proprio i maghi dei numeri, quelli della globalizzazione monetaria.
La politica sottomessa ai giochi di numeri delle banche non è più politica, diventa completamente un'altra cosa e questo spiega il sapore reazionario di tante riforme che pongono la ricchezza (non reale, ndr) prima dei valori umani di dignità,  solidarietà e salute...
Va detto (e questa è una condizione imprescindibile) che l'asservimento della politica ai mercati inizia nel piccolo quotidiano di ciascun paese,  dalle pratiche corruttive: laddove le pratiche corruttive sono (o sono state) più diffuse ed il denaro pubblico utilizzato per arricchire imprenditori e politici conniventi, la popolazione si trova con le maggiori difficoltà e la posizione servile della politica al denaro è tradizione consolidata dalla quale è difficile liberarsi.
Il complice di una volta infatti, diventa il padrone di oggi.
Tsipras in Grecia ha di certo ereditato una situazione molto difficile, ma lui un'idea politica ce l'ha: i numeri delle banche non valgono la schiavitù del suo popolo...

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