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La coscienza linguistica

Creato il 09 agosto 2014 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1

La coscienza linguistica
Qualche giorno fa ho ripescato dalla libreria un piccolo "saggio" letto ai tempi dell'università. Non saprei dirvi perché, sapete no quando è il libro a "scegliere" voi e non viceversa? Come poi spesso, erroneamente, si crede.
Il libro in questione è Consigli a un giovane scrittore di Vincenzo Cerami, e sarebbe bello considerarlo fin da subito, come il frutto di tanti fogli stropicciati e magari invecchiati dal tempo, sui quali un allievo, prima di diventare maestro, appuntava ciò che piano piano apprendeva. E tra un appunto e l'altro egli imparava, e cresceva. Finché un giorno questi fogli sparsi hanno trovato una degna e pulita sistemazione, tanto pulita e ordinata da diventare un libro. 
Un saggio sull'arte del narrare, una raccolta di passaggi e di consapevolezze che ogni aspirante scrittore, sia esso nel campo del cinema, della letteratura, della radio o del teatro, deve possedere. Ma con questo post non vorrei dire tutto o troppo del libro di Cerami, al contrario, vorrei ripercorrere insieme a voi, passo passo, tutti questi consigli preziosi messi a nostra disposizione dallo scrittore. Oggi che ho riaperto il libro, ho avuto la sensazione di aver iniziato a frequentare un corso di scrittura creativa, e ogni capitolo che lascio è un splendida e illuminante lezione appena conclusa. 
Al termine di questo "corso", e solo allora, recensirò come si deve (be' uno ci prova) il saggio di Cerami.
Dunque immaginate che questa sia una lezione di linguistica, breve anzi brevissima, che non vada oltre i cinque minuti. Vi starete chiedendo: "sì ok, ma cosa imparo in soli cinque minuti?"."A conoscere il linguaggio che utilizziamo" - vi dico io.
Noi, o molti di noi, scrivono tutti i giorni. Chi per gioco, per passione o per professione. Scriviamo, parliamo, leggiamo e tutt'intorno a noi è un mondo di segni e suoni linguistici. La lingua è ovunque, ne abusiamo talvolta (Potevo stare zitta? Potevo evitare di scriverlo?) e fatto ancor più grave, ignoriamo il modo in cui la utilizziamo, senza sapere quale sia il nostro linguaggio, come cambia e perché.
È un aspetto curioso e una riflessione interessante, questa della "coscienza linguistica", e me ne accorgo solo ora, grazie a quanto scritto da Cerami. Io ci credo alle coincidenze, soprattutto quando si tratta di incontri letterari. Era giunto il momento, io dovevo fermarmi un attimo a guardare meglio ciò che faccio tutti i giorni, o quasi. Dovevo conoscere il mio modo di scrivere, o almeno imparare a capirlo per quello che realmente è.
La storia della coscienza linguistica si potrebbe raccontare come la storia di un tipo che guida la sua bella automobile. E l'auto va, va e continua ad andare e il tipo alla guida continua a fare ciò che con buone probabilità gli viene naturale, facile. Ma pensate se quel tale guidasse senza nemmeno conoscere il modello della sua stessa automobile. Cioè la sua carissima e storica compagna a quattro ruote. Guidare e non sapere "cosa" si sta guidando, è un po' come lo scrittore che scrive e non conosce il proprio linguaggio.
Si conosce la lingua sì, ma la lingua e il linguaggio sono due cose ben diverse. La prima "comunica", la seconda "esprime", e c'è una bella differenza, Cerami docet!
Detto questo, non mi rimane che lasciarvi con un esempio pratico, molto pratico. Dopodiché, io spero davvero che voi possiate iniziare a interrogarvi su come parlate e scrivete tutti i giorni, perché è una ricerca interessante, si capisce molto di sé stessi ed è un bel passo in avanti.
#esempio"La coscienza linguistica - Cos'è? Come la riconosco? Come ci lavoro per migliorarmi?"
Mettete caso che un tizio, in un giorno di ordinaria follia, vi mandasse a cagare, così, senza motivo. Solo perché gli va. La coscienza linguistica entra in gioco ora, per mezzo della vostra reazione a tale sciagura linguistica, e non solo. "Perché?".Perché voi lo guarderete dritto negli occhi e gli direte: "Ehi tu, sei consapevole del mezzo espressivo che hai appena utilizzato per mandarmi a cagare?".
Ecco qua la coscienza linguistica.Non è meravigliosa?

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