Anni di cucina macrobiotica e dieta mediterranea, con qualche “giretto” per la cucina etnica ha fatto di me una persona attenta a quello che mangiamo, ma anche a COME lo mangiamo. Ecco allora pensare anche ai metodi di cottura.
Per un certo periodo ho usato la cottura al vapore, ma non è proprio il massimo, soprattutto se non si conoscono bene le regole di utilizzo.
Poi ho cercato un mio metodo, che assomiglia molto alla cottura che il sito Il Pasto Nudo chiama stufato. Secondo, infatti, le regole bionutrizionali (e non solo quelle) “nella cottura affogata (o stufata) l’alimento viene posto in una padella direttamente da crudo e con l’olio, posizionando un coperchio che rallenta l’evaporazione dell’acqua, che viene assorbita quindi dall’alimento e lo rende omogeneamente morbido.
In questo modo tutti i nutrienti rimangono all’interno dell’alimento”.
Questo non significa niente fritture (ci avviciniamo anche alle feste di Natale!!!), ma friggere in modo intelligente, come conferma lo studio pubblicato qualche mese fa, in cui si è visto che patitine croccanti e carne ben abbrustolita sono piaceri del palato che però insidiano la salute. Non solo perché la crosticina libera una sostanza cancerogena (acrilamide): è anche ricca di prodotti della saccarificazione noti come Age (advaced glycation endproducts), che danneggiano i vasi. Un pericolo in particolare per i diabetici, spiegano medici e nutrizionisti riuniti a Stoccolma al meeting dell’Easd (European Association for the Study of Diabetes).
Per capire se il sistema adottato è corretto, basta guardare il risultato: se il cibo scelto sfoggia una crosticina bruno-dorata, probabilmente non è salutare.
Insomma, cuociamo i nostri cibi in modo… gentile!