Nonostante i prezzi delle case in Italia siano in netto calo, non si vende e non si compra! Nel primo trimestre del 2012, infatti, il mercato immobiliare pianta una brusca frenata, con i prezzi delle abitazioni che registrano flessioni a due cifre. Dopo gli ultimi due trimestri 2011 in crescita, il mercato delle compravendite residenziali subisce un crollo del -19,6% nel primo trimestre dell'anno 2012 e anche il valore degli immobili è bruscamente sceso del 9,3%, rispetto a 12 mesi prima. La forte dinamica recessiva fa seguito al crollo delle domande di mutuo verificatosi nell'ultimo trimestre 2011 (- 41%) e conferma quanto rilevato dal sondaggio di Banca d'Italia, Tecnoborsa e Agenzia del Territorio che evidenzia un aumento dei tempi di vendita degli immobili residenziali a 6-8 mesi. Se da una parte la notizia era attesa, trovando ampia spiegazione nelle difficoltà economiche dovute alla crisi, stupisce tuttavia l'entità dell'arretramento, definito dagli esperti di settore "senza precedenti". Un quadro inedito anche alla luce del fatto che l'Italia è un Paese caratterizzato da cittadini storicamente molto affezionati al mattone. In Europa l'Italia detiene il record delle case di proprietà per abitante, pari all'80% della popolazione adulta. La svalutazione della casa colpisce in modo diverso da città a città. Mentre a Milano il ribasso dei prezzi si aggira attorno al 12%, in linea con quello che si verifica a Genova, il mercato immobiliare frana ancora più vistosamente a Varese (-25%), Venezia (-19%) e Brescia (-14%). Tiene Roma e alcune metropoli fanno segnare indici in controtendenza: a Palermo i prezzi sono aumentati del 7%, a Verona, Padova e Torino del 3%. Le conseguenze di un crollo preoccupano i più. L'Italia è il Paese dei piccoli proprietari e ci ritroveremmo tutti più poveri, con un ulteriore effetto depressivo sui consumi. Il sistema creditizio, già sofferente, deve fare i conti con il calo di entrate provenienti dagli interessi sui mutui e contemporaneamente con la perdita di valore degli immobili a garanzia. La contrazione investirebbe anche il settore dell'edilizia, uno dei comparti fondamentali per fornire ossigeno al Pil. Sono solo alcuni degli effetti poco rassicuranti che potrebbero verificarsi con una cronicizzazione della crisi immobiliare. Ma il calo dei prezzi potrebbe anche avere l'effetto positivo di ridare impulso a un mercato, di fatto, stagnante da tempo.
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Nonostante i prezzi delle case in Italia siano in netto calo, non si vende e non si compra! Nel primo trimestre del 2012, infatti, il mercato immobiliare pianta una brusca frenata, con i prezzi delle abitazioni che registrano flessioni a due cifre. Dopo gli ultimi due trimestri 2011 in crescita, il mercato delle compravendite residenziali subisce un crollo del -19,6% nel primo trimestre dell'anno 2012 e anche il valore degli immobili è bruscamente sceso del 9,3%, rispetto a 12 mesi prima. La forte dinamica recessiva fa seguito al crollo delle domande di mutuo verificatosi nell'ultimo trimestre 2011 (- 41%) e conferma quanto rilevato dal sondaggio di Banca d'Italia, Tecnoborsa e Agenzia del Territorio che evidenzia un aumento dei tempi di vendita degli immobili residenziali a 6-8 mesi. Se da una parte la notizia era attesa, trovando ampia spiegazione nelle difficoltà economiche dovute alla crisi, stupisce tuttavia l'entità dell'arretramento, definito dagli esperti di settore "senza precedenti". Un quadro inedito anche alla luce del fatto che l'Italia è un Paese caratterizzato da cittadini storicamente molto affezionati al mattone. In Europa l'Italia detiene il record delle case di proprietà per abitante, pari all'80% della popolazione adulta. La svalutazione della casa colpisce in modo diverso da città a città. Mentre a Milano il ribasso dei prezzi si aggira attorno al 12%, in linea con quello che si verifica a Genova, il mercato immobiliare frana ancora più vistosamente a Varese (-25%), Venezia (-19%) e Brescia (-14%). Tiene Roma e alcune metropoli fanno segnare indici in controtendenza: a Palermo i prezzi sono aumentati del 7%, a Verona, Padova e Torino del 3%. Le conseguenze di un crollo preoccupano i più. L'Italia è il Paese dei piccoli proprietari e ci ritroveremmo tutti più poveri, con un ulteriore effetto depressivo sui consumi. Il sistema creditizio, già sofferente, deve fare i conti con il calo di entrate provenienti dagli interessi sui mutui e contemporaneamente con la perdita di valore degli immobili a garanzia. La contrazione investirebbe anche il settore dell'edilizia, uno dei comparti fondamentali per fornire ossigeno al Pil. Sono solo alcuni degli effetti poco rassicuranti che potrebbero verificarsi con una cronicizzazione della crisi immobiliare. Ma il calo dei prezzi potrebbe anche avere l'effetto positivo di ridare impulso a un mercato, di fatto, stagnante da tempo.
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