Il Portogallo è stato spinto a chiedere aiuti esterni, al Fondo monetario internazionale, alla Banca centrale europea e alla Commissione europea (la famigerata Troika), il 6 Aprile 2011, quando i creditori internazionali finirono di credere nella capacità del Paese di pagare i suoi debiti e le banche nazionali versavano in pessime condizioni (a differenza dell’Italia, in terra lusitana vi sono molte banche pubbliche).
Vi era una profonda crisi politica dopo che il presidente del PSD (partito socialdemocratico) e leader dell’opposizione, Pedro Passos Coelho, si era opposto duramente a un nuovo Piano, il quarto in pochi mesi, per la stabilità e la crescita, progetto che comportava austerità e aumento delle imposte. In breve il Governo guidato da Socrates fu costretto alle dimissioni, mentre la situazione politica del Paese peggiorava giorno dopo giorno.
Vicino alla bancarrota, gli interessi sui titoli portoghesi avevano raggiunto un valore insopportabile. Il 6 Aprile l’allora ministro delle finanze Teixeira dos Santos comunicava pubblicamente che era necessario ricorrere all’aiuto esterno. Nella serata di quello stesso giorno, il premier José Socrates comunicava, in tv a reti unificate, di aver chiesto aiuto finanziario alla Commisssione Europea.
Era solo l’inizio di lunghe negoziazioni che terminarono con un accordo siglato con la Troika, accordo che chiedeva duri sacrifici al Paese, ma necessari per accedere a un pacchetto di aiuti da 78 miliardi di euro e per cercare di correggere il deficit pubblico. La speranza era quella di tornare a una situazione sostenibile nel 2013.
Dalla firma dell’accordo internazionale, i portoghesi sono stati sottoposti a forti aumenti delle imposte, dirette e indirette, privatizzazioni di attività pubbliche, tagli e sacrifici per i dipendenti pubblici… insomma, tutte le cose che usualmente si verificano in un paese in crisi. Nonostante tutto ciò, la situazione non sembra minimamente migliorare, anzi.
La scorsa settimana è stato presentato dal ministro dell’economia Vitor Gaspar (membro del governo guidato dallo stesso Passos Coelho di sui sopra) la legge di stabilità per il 2013 (Orçamento do estado), subito definita la più dura nella storia nel Portogallo repubblicano. Da diversi giorni si susseguono manifestazioni di piazza e c’è chi non nasconde il timore che a breve sangue venga sparso per le strade di Lisbona. Anche per il governo stesso non si prospetta una vita facile: sempre più in difficoltà a raccogliere voti in Parlamento, dovrà presto subire l’uscita di scena del vice-premier Portas, figura molto rispettata e influente negli ambienti politici lusitani.