I giovani snobbano l'alta formazione, così la crisi intacca anche l'istruzione
Università, -58mila iscrizioni
in 10 anni. Calano i laureati
Drastico calo delle immatricolazioni, al punto che in un decennio è come se fosse scomparso un ateneo grande quanto la Statale di Milano: gli iscritti sono diminuiti del 17%, passando da 338mila a 280mila. Lo rivelano i dati del Centro universitario nazionale. Crolla anche il numero dei docenti, sceso del 22%. Riguardo al totale dei laureati, tra i Paesi dell'Ocse l'Italia è al 34esimo posto su 36
ROMA -In dieci anni, via la Statale di Milano: a guardare i numeri delle iscrizioni all'università è come se fosse scomparso un intero ateneo di grandi dimensioni. Il dato emerge da un documento del Cun (Consiglio universitario nazionale) e non è l'unico a far parlare di “emergenza nazionale” visto che il segno negativo compare anche accanto alle voci laureati, dottorati, docenti e, naturalmente, fondi.
L'ateneo di Bologna ha alzato la mano per obiettare che in casa propria ha registrato un incremento delle immatricolazioni dell'1% nell'arco dell'ultimo triennio, del 6% nell'arco degli ultimi cinque anni e addirittura l'aumento, a carico dell'Ateneo, del 10% dei fondi destinati al diritto allo studio. Ma non basta a dipingere un quadro più rassicurante. Il calo delle immatricolazioni riguarda la gran parte degli atenei e la verità è che ai diciannovenni, il cui numero è rimasto stabile negli ultimi 5 anni, la laurea interessa sempre meno: le iscrizioni sono calate del 4% in tre anni, passando dal 51% nel 2007-2008 al 47% nel 2010-2011.
Non va meglio sul fronte dei laureati: siamo largamente al di sotto della media Ocse (34/o posto su 36 Paesi) e soltanto il 19% dei 30-34enni possiede una laurea, contro una media europea del 30%. Il 33,6 % degli iscritti ai corsi di laurea è fuori corso e il 17,3% non fa esami. Al calo dei laureati contribuisce anche la diminuzione, negli ultimi 3 anni, delle risorse per finanziare le borse di studio: nel 2009 i fondi nazionali coprivano l'84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%.
L'emorragia non è solo di studenti. In soli sei anni (2006-2012) il numero dei docenti si è ridotto del 22%. Nei prossimi 3 anni si prevede un ulteriore calo dei docenti di ruolo. Contro una media Ocse di 15,5 studenti per docente, in Italia la media è di 18,7 (includendo sia i docenti strutturati che quelli a contratto).
Per non parlare degli stanziamenti per il settore: dal 2001 al 2009 il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), calcolato in termini reali aggiustati sull'inflazione, è rimasto quasi stabile, per poi scendere del 5% ogni anno, con un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%. Su queste basi e in assenza di un qualsiasi piano pluriennale di finanziamento moltissime università, a rischio di dissesto, non possono programmare la didattica ne' le capacità di ricerca. Un allarme lanciato anche a dicembre dai rettori. “Il taglio di 400 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2013 provocherà - avevano avvertito - una situazione di crisi gravissima e irreversibile per il sistema universitario italiano”.
La denuncia del Cun ha trovato oggi una sponda nelle associazioni studentesche. “Vogliamo ricordare che le tasse universitarie sono raddoppiate in appena dieci anni e sia il sistema universitario sia il diritto allo studio pesano sempre più sulle spalle degli studenti” ha osservato l'Udu e Link ha denunciato la “totale assenza di soluzioni ai problemi dell'Università italiana all'interno del dibattito elettorale attualmente in corso”. Il Pd ha promesso che il primo provvedimento del Partito Democratico al governo riguarderà il diritto allo studio, ma per ora resta il fatto, come ha sottolineato il presidente del Cun, Andrea Lenzi, che “la costante, progressiva e irrazionale riduzione delle risorse finanziarie e umane destinate al sistema universitario ne lede irrimediabilmente la capacità di svolgere le sue funzioni di base, di formazione e ricerca”.