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La crisi: un videogame per ricchi, tra disoccupazione e finanza.

Da Lepicentro
Cerchiamo di partire da una considerazione semplice. La disoccupazione in Europa aumenta perché il mercato unico europeo prima e l’Euro poi non sono riusciti di per sé (come è naturale) a rendere più competitive le aziende europee nei confronti soprattutto di quelle asiatiche, oltre al dettaglio statistico della maggiore richiesta di lavoro da parte femminile, che anni addietro era molto inferiore.Eppure la domanda da porsi non è “come accrescere la competitività”, ma “come poter ritornare a vivere con un solo stipendio in famiglia”?Il più grosso problema in Italia, infatti, è stato ed è la drastica riduzione del potere di acquisto degli stipendi, in riferimento ad alcune merci e servizi addirittura dimezzato. È per questo che non abbiamo granché bisogno di prelievi statali alle pensioni per recuperare sul debito nazionale, ma tagli netti al costo della vita. In più, puntare l’attenzione di una politica economica principalmente sulla fluidità del mercato e sulla sollevazione dei vincoli a questo è un atteggiamento miope post liberista che non ci porta da nessuna parte, se non in braccia ai cinesi, già pronti a comprarci il debito come già accaduto agli Stati Uniti.L’uscita dalla crisi europea può avvenire solo attraverso la costruzione di regole ferree ed eque che gestiscano le borse, gli spostamenti di capitali, le transazioni finanziarie, in modo da ostacolarle a tal punto da scoraggiarle quando non portano vantaggio alla collettività nostrana. Altrimenti la finanza ci strangolerà a favore di chi fa produzione in maniera scorretta, non equa, disecologica, cinica ed approssimativa come spesso accade in Asia. La qualità del mercato europeo va risaltata in tutti i suoi aspetti più benefici (ammesso che ve ne siano) per la popolazione: altrimenti, a chi interessa pagare i debiti finanziari contratti a causa dello spread &c.? A me cittadino, cosa me ne viene da queste spesso incomprensibili, opache, speculative manovre di spostamento di cifre digitali?Al mercato serve un ritorno ad una realtà che si fondi sull’impresa che produce beni, non che basi la propria economia su virtuali giochi di numeri che gonfiano al solo scopo di arricchire qualche poca tasca, senza che quei danari corrispondano ad un qualcosa prodotto e poi venduto, poi usufruito. Anche perché così si arriverà al paradosso che quei pochi ricconi non avranno più merci vere da comprare: a quel punto compreranno ancora numeri, e poi di nuovo, e così via, rinchiudendosi definitivamente in questo loro videogame chiamato “Crisi”.

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