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La Cuccagna

Creato il 09 aprile 2012 da Albix

La CuccagnaNonostante il referendum abrogativo promosso nell’ aprile del 1993, sulla scia del clima di sfiducia  successivo a Tangentopoli , che  vide il 90,3% dei voti espressi a favore dell’abrogazione del finanziamento pubblico, i partiti si sono arricchiti a spese dei contribuenti italiani.

Occorre ricordare che già negli anni settanta si era tentato di”levare” la cassa ai partiti, ma il referendum non ottenne il quorum di validità stabilita.
Nello stesso dicembre 1993   il Parlamento provvede alla bisogna con una legge, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Per l’intera legislatura vengono elargiti ben  47 milioni di euro.

La stessa norma viene applicata in occasione delle successive elezioni politiche del 21 aprile 1996.

Nel1997  con un’altra legge si tenta di convvincere i cittadini contribuenti a  di destinare il 4 per mille dell’imposta sul reddito al finanziamento di partiti e movimenti politici (pur senza poter indicare a quale partito).  Ma l’adesione alla contribuzione volontaria per destinare il 4 per mille ai partiti resta minima. I partiti naturalmente non si danno per vinti.

Infatti con la legge n. 157 del 3 giugno 1999, la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici viene abrogata, ma con la stessa legge si  reintroduce un finanziamento pubblico completo per i partiti, assai più conveniente e proficuo per le casse dei partiti.  Il rimborso elettorale previsto non ha infatti attinenza diretta con le spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. La legge entra in vigore con le elezioni politiche italiane del 2001.

La normativa viene modificata dalla legge n. 156 del 26 luglio 2002, “Disposizioni in materia di rimborsi elettorali”, che trasforma in annuale il fondo e abbassa dal 4 all’1% il quorum per ottenere il rimborso elettorale. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa più che raddoppia, passando da 193.713.000 euro a 468.853.675 euro.

Ma é con la legge n. 51 del 23 febbraio 2006 che i partiti riescono a compiere una vera e propria grassazione a danno delle casse pubbliche: l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica l’aumento è esponenziale.

Con la crisi politica italiana del 2008, i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente le quote annuali relative alla XV Legislatura della Repubblica Italiana e alla XVI Legislatura della Repubblica Italiana.

Questa é la Cuccagna dei partiti, che ha consentito al tesoriere della Margherita Lusi  di fare sparire 23 milioni di € senza che i responsabili se ne accorgessero subito. E alla Lega di finanziare i Bossi , i Mauro e i dintorni con prebende  e somme fantasmagoriche.

Ma noi cittadini siamo davvero esenti da colpe?

Certo qui emerge una disonestà di base dei politici, che incassano dsomme da capogiro e le sfruttano per ragioni personali.

Ma noi cittadini li abbiamo lasciati fare, delegando proprio i partiti a fare quel lavoro sporco e duro (se fatto seriamente) che si chiama politica.

Eppure l’art. 49 della Costituzione  riconosce ai cittadini la libertà di associarsi in partiti. Quindi i partiti, che sono associazioni di natura privatistica, non sono essenziali alla vita politica.

Forse ci vorrebbe una iniziativa di origine popolare che sfociasse in una legge capace di dare impulso ad altre realtà consociate: le ONLUS ad esempio; le associazioni culturali;  i movimenti di pensiero; questo impulso dovrebbe incentivare la presentazione di liste alle elezioni da parte di organismi diversi dai partiti, associazioni ormai logore e corrotte che, nonostante i loro costi proibitivi non sono neppure capaci di gestire il governo nazionale (emblematica la presenza dei tecnici nell’attuale governo presieduto da Monti).


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