La culla (dal latino cuna) esiste sin dai tempi più remoti. Nella sua funzione più generale, serve da letto al bambino lattante, ma era soprattutto, in origine, ed è ancora presso i primitivi, un mezzo di trasporto: si può definire per questa ragione come il letto trasportabile del bambino. Per quanto ne facessero uno scarso uso, si sa che i Greci adoperarono delle culle (λίκνον o σκάϕη) a forma di barca per dondolare i bambini. Nell’antica Roma vicino alla “cuna” vegliava la dea Cunina che scacciava gli spiriti maligni e garantiva ai piccoli sogni piacevoli e tranquilli. La persona (uomo o donna) impiegata per far dondolare la culla era chiamato cunarius o cunaria. Un dettaglio interessante riguardava la profumazione della culla: sul fondo veniva sistemato uno strato di foglie di alloro e mirto sopra il quale si appoggiava il bambino oppure si spargevano petali di fiori. Plauto ricorda, oltre a cunae e cunabula, anche di incunabula, specie di lacci che tenevano fermo il bambino nella culla in modo tale che non cadesse. Le culle medievali italiane si diversificavano da quelle francesi da come erano posizionate la traversine di legno che consentivano di dondolare. Le francesi dondolavano lungo il lato corto, mentre le italiane lungo il lato lungo. Il movimento era collegato a quello dell’uccellino che “beccheggia” cioè che becca e poteva essere piccolo o grande a seconda dell’età del bimbo. Anche durante il Rinascimento nelle abitazioni degli aristocratici c’era una figura pagata unicamente per dondolare la culla e veniva chiamata cullatrice. Pure in epoche più recenti si ha notizia di domestiche preposte a quella mansione, che dovevano avere tra le qualità richieste anche una voce gradevole. Le culle signorili descritte nei documenti antichi erano solitamente molto decorate con materiali preziosi. Le più antiche arrivate fino ai giorni nostri sono in legno con fregi intagliati o dipinti che riproducevano gli stemmi gentilizi. Nell’Ottocento i materassi delle culle erano dei sacchi di tela imbottiti di crine di cavallo, di paglia, di alghe marine e di foglie di felce che rilasciavano delicate fragranze. Nella tradizione popolare la culla si trasmetteva di generazione in generazione e prima della nascita di un bambino non doveva essere preparata né mossa. Per allontanare il malocchio la culla doveva essere dipinta con colori propiziatori come il rosso ed addobbata con corni, fiocchi, pezzi di ferro o di legno scuro come l’ebano oppure con piccole immagini di santi. Anche le coperte avevano colori scaramantici come il rosso o il verde. In Toscana si usavano le culle a rotelle costruite in vimini e il velo serviva per proteggere il neonato dagli insetti. In Sicilia la culla era la “naca” costituita da un mantello di pecora. A Roma la culla era costruita con legno di castagno mentre in Sardegna era di sughero. Molte delle culle antiche a dondolo, avevano delle stampe che potevano essere motivi floreali oppure simboli religiosi.
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