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La cultura? “Condizione per ripartire”

Creato il 21 gennaio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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39 italiani su 100 non hanno partecipato ad attività culturali nel 2013, il 3,7% in più rispetto all’anno precedente; in aumento del 3% anche le persone che non hanno letto nemmeno un libro: il 57%. Questi i dati che emergono dal rapporto Federculture “Una strategia per la cultura. Una strategia per il Paese” presentato il 20 gennaio alla Camera. Il calo di utenti in ambito culturale si è ripercosso nella riduzione del budget del ministero dei Beni culturali e del turismo.

Il presidente di Federculture Roberto Grossi ha affermato che “se non modifichiamo questo scenario il 2014 rischia di essere l’anno della caduta dell’occupazione anche nel settore delle industrie culturali e creative”. Per far fronte a questa situazione, Grossi ha presentando alcune proposte tra cui la detraibilità delle spese per cultura e formazione, un piano di sostegno per le aziende culturali che hanno un ruolo di servizio pubblico e la creazione di strumenti di assistenza per la progettazione culturale integrata.

Laura Boldrini, dopo avere sottolineato che spendere per cultura, scuola e università è un investimento, uno “stimolo alla ripresa” e una “condizione per ripartire”, ha criticato la visione politica “di corto respiro” degli anni passati che per risanare il bilancio ha diminuito i fondi per la cultura: “Che si debba ridurre il debito” ha affermato “può essere una necessità oggettiva. Dove fare i tagli, no: è una decisione politica. Ed è stata una decisione miope”, che ha impoverito “il nostro patrimonio culturale che è il bene più prezioso che l’Italia possiede”.

Boldrini ha inoltre denunciato la precarizzazione e la logica occupazionale “usa e getta” che, mascherata da “flessibilità”, ha investito anche questo settore, colpendo “non solo i diritti delle persone, soprattutto dei più giovani, ma anche la qualità complessiva dell’offerta culturale”.

Lo scenario qui illustrato ritrae una Italia abbandonata e tradita da una classe politica irresponsabile che ha deciso di sacrificare l’eccellenza nostrana in vista di guadagni immediati e personali. La cultura non è solo uno dei settori in cui si declina la vita sociale di un paese, ma è orientamento, conoscenza, memoria, capacità decisionale. Consapevoli di questo i Popolari Liberi e Forti di Giovanni Palladino ribadiscono la necessità e continuano a impegnarsi per il rilancio culturale e il rinnovamento politico: come sosteneva Luigi Sturzo, bisogna tornare a sentire “la politica come un dovere e il dovere dice speranza”.

MC


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