Permettetemi per una volta di cominciare con tre citazioni. “Nulla è più pericoloso per l’anima che occuparsi continuamente della propria insoddisfazione e debolezza”. “Spezzate, spezzate, ve ne prego, le tavole degli eterni malcontenti!”. “La responsabilità del poeta e dello scrittore è quella di aiutare gli umani a tener duro elevando il loro cuore, ricordando loro il coraggio e l’onore e la speranza e l’orgoglio e la compassione… la sua voce non può soltanto registrare, ma deve essere uno dei sostegni, dei pilastri per aiutarli a tener duro e a prevalere”. Il primo è Hermann Hesse, il secondo è Friedrich Nietzsche, il terzo è William Faulkner nel suo discorso di accettazione del premio Nobel per la letteratura.
Ecco, tanto Hesse quanto Nietzsche che Faulkner ci dicono inequivocabilmente che una cultura non può limitarsi alla critica e all’indignazione, non può soltanto mostrare le disfunzioni, i problemi, le mancanze, le sgradevolezze intorno. Se un filosofo o uno scrittore non sente di dover in qualche modo creare un ponte fra gli esseri umani (o almeno qualche essere umano) e quelle forze che spingono la vita ed evolvere, allora quel filosofo o scrittore può essere profondo e intelligente finché volete, ma non è all’altezza del suo compito. C’è in ogni evoluzione un lato oscuro: ma vedere il lato oscuro senza vedere l’evoluzione non è intelligente, è patologico.
Tanti -soprattutto qui da noi- ancora oggi identificano l’intelligenza con il pensiero critico, tanti ritengono che si appare più intelligenti se si dice che intorno tutto è volgare e insensato. A me questa intelligenza appare -mi sforzo di essere educato- limitata e sterile. E’ chiaro che ogni innovazione presenta prezzi da pagare, spiacevoli effetti collaterali, dolorose perdite: ma è così che tutto funziona, è così che tutto avanza. Nemmeno l’evoluzione più impetuosa e radicale debellerà mai interamente cattivi modi di pensare, malvagità, volgarità, soprusi, superstizioni, mancanza di carattere. Ma se uno guarda il grandioso mutamento che stiamo vivendo dalla parte della critica, è perché è scollegato dalla vita che crea, che avanza, che evolve.
In questo senso anche l’opposizione, la resistenza, la denuncia indignata, sono comprensibili e spesso giustificate, ma alla fine non ci portano da nessuna parte. Ci sono sistemi, poteri, governi, che fanno di tutto per farsi detestare: ma se ci limitiamo a ripetere quanto sono cattivi, finiamo per esserne eternamente prigionieri e speculari. In un certo momento storico è stato fondamentale costruire una comune piattaforma per tutta la sofferenza e il disagio: ora –senza affatto dimenticarci la sofferenza e il disagio- è il momento storico di costruire una piattaforma delle energie inventive e innovative, della nostra possibilità di servirci del mutamento per proporre nuove, più avanzate soluzioni. Soltanto così possiamo essere all’altezza di Hesse, di Nietzsche, di Faulkner, e innanzitutto di noi stessi. (Franco Bolelli)
Da: Tiscali – Rubriche