Le nostre emozioni sono ciò che ci tiene in vita. Ciò che ci fa sentire vivi.
Tanto che, in alcune patologie, come la Sindrome di Cotard, in cui vi è un'interruzione delle fibre nervose che connettono il centro delle emozioni alle aree sensoriali, il soggetto, non provando più alcuna emozione, si convince di essere morto.
Quando amiamo, quando siamo felici, persino quando siamo tristi o arrabbiati, le nostre emozioni sono una forza vitale, se sappiamo contenerne l'azione negativa e non lasciamo che ci affondino.
La vita, però, a volte, ci getta in qualche buca da cui facciamo fatica a risalire. Ed è lì che le nostre emozioni, da alleate del benessere, possono diventare le nostre peggiori nemiche.
Così, se stai vivendo un momento difficile, nella vita o nel lavoro. Se senti che le tue emozioni ti stanno, in qualche modo, impedendo il cammino. Se è troppo tempo che sei triste, depresso, o ti senti cadere letteralmente a pezzi. Insomma, se tutto questo ti suona vagamente familiare, probabilmente una ragione c'è, ed è forse arrivato il momento di occuparsene e voltare pagina prima che le cose volgano al peggio.
Da diverso tempo, nel nostro intervento clinico, abbiamo osservato quanto le situazioni di disequilibrio emotivo siano alla base di moltissime situazioni di disagio, mentre la loro disfunzionalità aumenta le condizioni limitanti nelle patologie conclamate -per fare un esempio su tutti: le impennate ansiogene, quando non depressive, che accompagnano i soggetti con disturbi dell'apprendimento.
Spesso, tuttavia, siamo portati a sottovalutare l’importanza delle emozioni, non solo nelle cause di evidente disagio psichico, ma anche nelle diverse situazioni di difficoltà che ci attanagliano che, ovviamente, se non sono scatenate dalle emozioni, finiscono per turbarle.
Altre volte, invece, mentre avvertiamo che la causa del nostro malessere è stata provocata da una destabilizzazione emotiva, pretendiamo di prendercene cura, attraverso un percorso meramente cognitivo e razionale. E’ come se, piantando un albero di mele, pretendessimo che crescessero delle pere.
E’, invece, necessario, anzitutto intervenire proprio sulle emozioni compromesse, eliminando le cause di disagio, affinché il benessere soppianti il malessere, per poi, ripristinate le condizioni di normalità, osservare le cause del disagio affinché non si ripresentino.
Per questo, da oggi è attivo nel nostro centro un innovativo protocollo per intervenire sui problemi di ansia, stress, depressione, traumi, fobie, irritabilità, malumore, sofferenza psichica, ma anche eccessi di: rabbia, aggressività, gelosia, mald’amore, tristezza, e tutte quelle emozioni che in eccesso provocano sofferenza.
Si tratta di un processo di intervento molto efficace, capace di rimettere in fisiologia il sistema emotivo, garantendo un ritorno al benessere del soggetto in disagio..
Attraverso mirate tecniche e strategie, il terapeuta interviene, in modo non invasivo, su differenti livelli regolatori del benessere quali: pensiero, corpo, percezione, sensazioni, movimenti, neurologia, alimentazione, relazione e comunicazione, favorendo una risposta solutiva, a volte anche molto rapida.
Il protocollo, si è dimostrato applicabile con successo sia con i bambini, che con gli adulti; sia in situazioni più estreme (come i traumi), che per condizioni meno allarmanti (come gli stress della vita quotidiana); sia sui soggetti più passivi, che su quelli più motivati; sia per quelli maggiormente votati alla mentalizzazione, che per quelli più orientati alla visualizzazione.
Insomma, la ricerca clinica sul campo ha mostrato una larghissima applicabilità del protocollo che da oggi utilizzeremo nel nostro centro con i soggetti in cura come con quelli che ne vorranno fruire.
Attraverso le tecniche più efficaci derivate dagli studi delle Neuroscienze e della Neurologia Funzionale, della Psicosomatica, della Neurobiologia Interpersonale, delle Scienze della Nutrizione, dell’Etologia Comparata e delle Scienze Evoluzionistiche, siamo dunque in grado di garantire una sequenza ottimizzata di operazioni che ci permettono di agire sia sulla gestione del malessere che sulla prevenzione di ogni suo possibile innesco.
Massimo Silvano Galli