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La decima Real

Creato il 25 maggio 2014 da Simo785

A cura di Piksi4.

Tutto in una partita.

La gioia e lo sconforto.

La bellezza e la crudeltà del calcio.

RM

l’undici dei blancos

Una squadra fantastica per l’applicazione, i movimenti, il lavoro di gruppo, la determinazione feroce, avanti fino al minuto 93 e poi incapace di opporsi alla marea montante blanca.

Un’altra, altrettanto fantastica nella somma delle sue cifre tecniche, nei campioni che l’arricchiscono, in preda alla disperazione per una Coppa che sente scivolare via, che si scioglie nell’urlo liberatorio del pareggio.

Il protagonista atteso, Diego Costa, recuperato in extremis ma che disputa solo un quarto d’ora, e quello inatteso, Godin, che porta l’Atletico in momentaneo paradiso, con una capocciata vincente come 7 giorni prima a Barcellona.

Uno dei portieri più forti della storia spagnola, Casillas, che ‘nell’appuntamento più importante di un Mondiale’ buca l’uscita e rischia di trasformare la sua prova in un disastro irrecuperabile.

Il calciatore più pagato della storia, Bale che, come Robben nella finale 2013, prima fallisce sciaguratamente tre nitide occasioni da rete, poi è puntuale nell’incornare il pallone della svolta.

Un allenatore, Ancelotti, che passa da una stagione poco più che positiva (una Copa del Rey in carniere, ma anche un campionato buttato nel finale) ad un bilancio straordinario, chiudendo con la decima Champions un’accoppiata che non era riuscita, al primo anno, nemmeno a Mourinho.

Questo e tanto altro è stata la finale di Lisbona.

Una partita non bella, scorbutica, preda della tensione palpabile su entrambi i fronti, a causa dell’altissima posta in palio.

L’Atletico l’aveva incanala sui propri binari grazie a una prima parte in cui emergeva l’identità costruita da Simeone: raddoppi continui sull’uomo, movimenti coordinati, massima grinta in ogni contrasto.

Il Real non riusciva a cavare un ragno dal buco, anzi finiva di esser catturato lui nella fitta ragnatela dei colchoneros.

Il gol di Godin, complice l’incredibile papera di Casillas, consentiva ai ragazzi del Cholo di giocare come preferiscono, massima applicazione difensiva e partenze in contropiede grazie alle incursioni di un generosissimo quanto solitario Villa (Diego Costa si era autoescluso dopo pochi minuti, Arda Turan occhieggiava in borghese dalla panchina).

Per lunghi tratti della prima frazione il Real appariva disarmato.

Ma gli undici di Ancelotti non potevano arrendersi senza sparare almeno qualcuno dei preziosi colpi garantiti dal munifico Perez, così nella ripresa partiva l’assedio.

‘Nel secondo tempo ci hanno messi lì, nella nostra metà campo, son stati più bravi di noi’ dirà al termine Simeone.

Vittoria

nella leggenda!

Emergeva la qualità, anche se i blancos comunque faticavano a trovare sbocchi.

Assente ingiustificato Cristiano Ronaldo (frenato dal recente infortunio), evanescente Benzema, il protagonista diventava Bale, che sciupava occasioni da principiante più che da acquisto multimilionario.

L’Atletico arretrava, aggredito dalla fatica di una lunghissima stagione, ma non cedeva, nemmeno sulle discese di un sempre più ispirato Di Maria (mvp della finale).

I minuti passavano e ci si chiedeva, nello splendido stadio Da Luz, se parte della maledizione di Bela Guttman non si riferisse anche al Real Madrid, ossessivo ma sfortunato nella sua caccia alla decima affermazione.

Il colpo di testa di Sergio Ramos, ad un soffio dalla fine, cacciava le streghe e svelava ai galacticos la strada per ritornare in cima al mondo.

Verranno poi altre tre marcature, dopo Bale quella dell’indisturbato Marcelo e il penalty a suggello di CR7, ma l’Atletico, pietrificato, era ormai uscito dal campo da tempo.

 


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