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La decomposizione del centrodestra altoatesino

Creato il 20 dicembre 2012 da Gadilu

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Ormai sono anni che occuparsi del centrodestra altoatesino significa sparare sulla croce rossa su un uomo morto. Da una compagine che ha sempre millantato la propria ragione sociale spacciandola a difesa del “gruppo linguistico italiano” ci si sarebbe aspettati almeno una politica concorde nel definire un minimo programma d’intenti volti a dare un po’ di dignità a questo gruppo. È successo sempre ed esattamente il contrario. Fino al paradosso di manifestare feroci lotte intestine tra personaggi ostinatamente privi di idee, in alcuni casi servili fino all’autodileggio, eseguite con l’unico evidente fine di mantenere la posizione acquisita. Con la decomposizione del marchio di fabbrica nazionale (quel Pdl nato per “unire” il centrodestra e poi dimostratosi una rabberciata accolita di yes-men al servizio di un padrone attualmente in stato di dissesto mentale) si sta avendo anche da queste parti – come grottesco riflesso pavloviano – una esiziale frantumazione del quadro già ampiamente frantumato. Ne ha parlato stamani nel suo editoriale Toni Visentini (“Lasciamoci stupire da Mauro Minniti”, Corriere dell’Alto Adige). Ecco l’articolo:

Volete una destra «moderata e moderna»? Eccovi serviti: è la Destra di Storace, sì proprio lui e proprio quella. La pensa così Mauro Minniti che guida il nostro Consiglio provinciale altoatesino e che ha passato gli ultimi anni a venir sbeffeggiato da tanti della sua area perché troppo moderato, troppo mite, troppo arrendevole e, insomma, troppo filo-Volkspartei. Ebbene, il moderatissimo Minniti cambia casa e finisce con Storace che, anche ai più digiuni di cose politiche, tutto è sempre sembrato fuorché un giglio di campo.

Nella vita, politica inclusa, è comunque interessante lasciarsi stupire, trovarsi di fronte a una qualche novità imprevedibile che ti fa dire: «Ma guarda un po’, questa proprio non me l’aspettavo, non ci posso credere». È uno stupore che può essere negativo o positivo, ma sempre stupore è: in quanto tale ha dentro di sé almeno una goccia di creatività, di fantasia, quasi una forma di ebbrezza momentanea che ti lascia a bocca aperta. In politica, soprattutto in tempi confusi quando tanti passano da una casa all’altra perché quella che abitavano rischia il crollo o appare insicura, lo stupore è ovviamente relativo. Dentro il centrodestra italiano, infatti, c’è da una parte un po’ l’aria del si salvi chi può o, secondo gusti e opinioni, del muoia Sansone con tutti i filistei. Oppure prevale l’idea dell’avanti sino alla morte, dunque giochiamoci pure l’ultima carta, anche quella più disperata. Nessuna meraviglia, così va il mondo su tutti i fronti quando tira aria di tempesta. L’importante è galleggiare.

Questo Minniti «moderato e moderno» insieme a Storace lascia però a bocca aperta. Ma davvero pensa che qualcuno ci caschi? La scelta, ha spiegato il nostro, è arrivata dopo attenta riflessione. «Non mi riconosco più nel Pdl che è troppo litigioso e anarchico; non mi convince neppure l’iniziativa di la Russa che comunque è pilotata da Berlusconi», ha spiegato Minniti. In questo la pensa evidentemente in maniera diversa dal suo amico e mentore Giorgio Holzmann, a conferma che la confusione è grande sotto il cielo. La vicenda ricorda in un certo modo lo stupore che creò Ivan Benussi, il sindaco per un mese di Bolzano, cattolico tutto d’un pezzo e uomo generoso della San Vincenzo. In cerca di una nuova casa (politica), finì nella Lega Nord, quella del dio Po e del dagli agli immigrati. Insomma, era come mettere insieme il diavolo e l’acqua santa. Ma almeno quella volta Benussi fece rapidissima marcia indietro riconoscendo di aver sbagliato indirizzo: a tutto c’è un limite. Farà così anche il moderato e moderno Minniti?


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