Una piccola storia tragicomica. Una vicenda esemplare di malcostume italiano. Riassumiamo la trama della tragicommedia in 3 atti.
Atto Primo: la notizia di Agenzia. il 28 febbraio 2014 l’agenzia Ansa annuncia : «Da lunedì prossimo (oggi 3 marzo 2014, ndr.) per ottenere il visto turistico per entrare in India, bisognerà portare all’ambasciata indiana, oltre ai documenti necessari, anche il proprio estratto conto bancario. A renderlo noto all’ANSA sono alcuni tour operator che si trovano a fronteggiare la novità che – afferma uno di loro – “va contro la dignità del nostro paese e dietro la quale temiamo c’entri la vicenda marò”. (…..) Al consolato indiano in Italia confermano che dal 3 marzo entrerà in vigore la normativa ma fanno notare che anche agli indiani che vogliono entrare nel nostro Paese è chiesto di mostrare l’estratto conto bancario».
Atto secondo: la valanga sui giornali. Il lancio (così si chiama in gergo giornalistico) dell’agenzia Ansa viene ripreso da molti quotidiani: esce sul Corriere della Sera, sul Gazzettino, sul Mattino e anche altrove, destando sensazione. L’India avrebbe deciso di introdurre questa procedura punitiva – e lesiva della privacy – per ritorsione, visto che l’Italia farebbe lo stesso. All’apparenza, una testimonianza dei cattivi rapporti Italia-India in questo periodo.
Atto terzo: la scoperta dell’acqua calda, cioè della verità. Peccato che nessuna delle testate giornalistiche abbia svolto una verifica. Verificare una notizia presso più fonti è un dovere e una prassi primaria per ogni buon giornalista. Per cui nel giorno “fatidico”, cioè oggi lunedì 3 marzo, io mi sono comportato da giornalista e ho fatto una cosa molto semplice: ho alzato il telefono e ho chiamato l’Ufficio nazionale del turismo indiano. La signora Farida Debihi, assistente del Direttore Gangadhar, mi ha dichiarato: «La notizia è falsa. L’Ambasciata Indiana di Roma ci ha fatto sapere che in casi eccezionali verranno chiesti gli estratti conto di singoli per “casi particolari”, ma non è assolutamente vero che l’estratto conto bancario verrà richiesto a chiunque faccia domanda di un visto turistico per l’India».
Facendo una ricerca in Rete ho visto che solo un piccolo giornale online aveva scoperto la verità telefonando all’Ambasciata indiana: si tratta di Qelsi quotidiano (una testata di destra; ma io, che di destra non sono, mi tolgo il cappello di fronte a chiunque cerchi la verità, a prescindere dal suo colore politico).
Le mie riflessioni sulla tragicommedia. Non voglio tirare una pietra addosso ai colleghi che hanno sbagliato: a tutti capita di sbagliare. Ma questa piccola storia mi suscita due considerazioni: 1) La crisi economica che da 5 anni assedia il nostro Paese ha avuto, fra i molti suoi effetti, anche quello di mettere in ginocchio l’editoria: meno pubblicità, meno diffusione, meno introiti = centinaia di giornalisti licenziati, senza possibilità di ricollocamento. I media – tutti i media – oggi vengono fatti da un numero sempre minore di persone, perché chi viene licenziato non viene sostituito. Risultato: si lavora in fretta, e a volte male, senza controlli qualità e senza verifiche. 2) Nessuna fonte di informazione va mai accettata come “vera” senza verifiche: che si tratti della celebre agenzia Ansa, di un membro del Governo o di un super-esperto. Verificate, gente, verificate…e mandatemi i vostri commenti alla vicenda.