La diceria del traduttore
gennaio 8, 2011
[Questo post è lunghissimo ma da leggere fino in fondo. È una storia vera e tutte le affermazioni in esso contenute sono documentate]
ِC'era una volta un traduttore madrelingua araba. Uno di quelli bravi, certificato da un'agenzia internazionale come traduttore dall'italiano all'arabo e certificato in lingua italiana e che hanno un' etica certamente professionale, ma anche personale. Un giorno viene contattato da una persona, coordinatore di un progetto di traduzione che gli chiede di inviargli il curriculum e tutto quello che ha tradotto dall'arabo in italiano per un importante progetto. Così fa il traduttore. Il signor X, d'ora in poi lo chiameremo così, legge il tutto, gli dice "molto bene" e gli propone una traduzione. Non una qualunque. La traduzione. Contrariamente a quanto avviene di solito il traduttore non riceve il testo da tradurre, ma se lo deve comprare a sue spese, e, dopo averlo letto, resta perplesso dalle richieste del signor X, e cioè di tradurlo in due mesi. Il testo originale, oltre a essere scritto in un italiano molto ricercato, contiene inglese, tedesco, latino, riferimenti a opere della cultura mondiale, musicologia e chi più ne ha più ne metta. L'incarico viene rinegoziato sui tempi e il signor X informa il traduttore che il paese committente il progetto gli invierà il contratto da firmare.
Per tradurre questo romanzo il traduttore impiega circa un anno, lavorando sodo e, su richiesta del Signor X, invia i capitoli uno alla volta man mano che traduce. Dopo aver consegnato ben più della metà del lavoro il traduttore riceve il contratto, scritto solamente in lingua araba e riceve una prima avvisaglia: la lettera gim riporta che la traduzione potrà essere rifiutata e non pagata:
ج. يوافق السيد [...] على ترجمة الكتاب المذكور كما يوافق بأن [...] تمتلك الحق لتقرر وفقا لتقديرها الخاص ما إذا كان المترجم قد وفر مستوى جودة الترجمة المطلوبة منه أم لا، وعلى ذلك تستطيع أن تعد العقد لاغيا دون أية التزامات من [...] إزاء المترجم إذا أخل بأي بند من بنود العقد، ولا يحق له أن يطالب بأية تعويضات أو مكافآت
"Il signor [...] accetta di tradurre il libro citato, così come accetta che [...] abbia il diritto di decidere, in base alle proprie considerazioni personali, se il traduttore abbia eseguito una traduzione di qualità o meno, e pertanto [...] può considerare il contratto nullo senza nessun impegno nei confronti del traduttore se questi non rispetti i punti del contratto e non avrà diritto di chiedere nessuna risarcimento o premio".
Al traduttore questo articolo non piace per nulla anche perché
"normalmente le traduzioni editoriali in tutti i paesi si fanno solo dietro contratto, anche se nel caso di committenti non editori può essere sintetico, tipo lettera di incarico. Quello che deve essere messo nero su bianco è che si tratta di una "cessione dei diritti d'autore per la traduzione di.." anziché semplicemente di un contratto "per la traduzione di..." (i diritti economici d'autore possono anche essere ceduti con un forfait, senza royalty); il contratto deve inoltre specificare che nella traduzione sarà chiaramente indicato il nome del traduttore (altrimenti anche ai fini fiscali può essere difficile da dimostrare la paternità della traduzione e il diritto alla tassazione agevolata). Se la traduzione avviene per conto di un'agenzia basterà scrivere "traduzione di Pinco Pallo per l'agenzia X". Nel contratto/lettera d'incarico va poi chiaramente pattuita la data di pagamento CHE NON DEVE MAI ESSERE LEGATA ALLA PUBBLICAZIONE O LA MESSA IN COMMERCIO (in qualsiasi forma) ma dev'essere certa. In questo caso poi si pone l'ulteriore problema della serietà di quest'agenzia e dell'editore o del committente originario del lavoro. Il rischio di non essere pagati è già presente con gli editori italiani, figuriamoci nel caso di un'agenzia estera" [Elisa Comito, socia A.I.T.I. e membro della sezione Traduttori della SNS, per gentile concessione]
Il traduttore comincia a sospettare qualcosa ma ormai è troppo avanti nel lavoro, cosa può fare? Lo termina e invia la traduzione.
Ormai lo avrete immaginato: la traduzione viene rifiutata. Così scrive il signor X al nostro traduttore:
صغتَ الترجمة بلغة فجة ومبتذلة أسلوبها أقرب إلى الدارجة الضحلة منه إلى اللغة الأدبية. [...]
نظرا للضعف الهيكلي في مجمل العمل [...] تقرّر رفض النص لأنه لم يستوف شروط الجودة المطلوبة.
Hai eseguito la traduzione in una lingua rude e triviale, la cui struttura è più vicina al dialetto di basso livello che a una lingua di letteraria. [...] In complesso la struttura del testo è debole, quindi è stato deciso di rifiutarlo in quanto non corrisponde alle condizioni di qualità richieste
Il traduttore è choccato. Contatta allora per parere un professore che insegna in una università araba. È un professore di arabo, letterato e anche poeta, che conosce molto bene la lingua. Non un laureato in agraria che insegna arabo, ma un laureato e dottorato in arabo che insegna arabo. Il professore in questione legge la traduzione e così scrive al traduttore:
بدون مجاملة أقول لك وانا زعيم بأنني أتقن العربية إلى حد كبير جدا، إن لغتك قد فاجأتني إلى حد لم يخطر ببالي وقد راجعت ترجمات اخرى قبل ترجمتك وأشهد أن لغتك كانت أرقى بكثير مما راجعت، وأنها أبعد ما تكون عن وصف هذا الناشر المزعوم.
كل ما اعتقده هو ان الناشر كان يبحث عن ذريعة ما كي لا ينشر الترجمة.
لا يهمك هذا فأنت وجهودك أكبر بكثير مما يقول صاحبنا.
[...] Ti dico senza complimenti - e sono consapevole di conoscere la lingua araba molto molto bene - che la tua lingua mi ha sorpreso in un modo che non mi aspettavo; ho revisionato diverse traduzioni prima della tua e ti assicuro che la tua lingua è molto migliore di quelle che ho revisionato ed è molto lontana da come l'ha descritta questo presunto editore.
Ritengo che l'editore cercasse delle scuse per rifiutare la pubblicazione della traduzione.
Non preoccuparti perché le tue capacità sono molto superiori di quel che dice il nostro amico.
Già. Anch'io penso che cercasse delle scuse.
Fin qui la storia. Il nostro traduttore non è stato pagato. Dopo aver depositato la traduzione presso un avvocato ha inviato una lettera al signor X e al committente diffidando entrambi dall'usare in tutto o anche in minima parte la sua traduzione. Fatto sta che non è stato pagato.
Il mio commento (con sorpresina finale):
1. Chi sa di cosa sto parlando avrà riconosciuto gli attori di questa storia. Per questi, e per coloro che conoscono l'arabo, posto il primo capitolo della traduzione, si potranno fare un'idea da soli. Certo è che questo progetto è stato sbandierato a destra e a manca con comunicati stampa e via di seguito e mi stupisco fortemente che i firmatari del progetto in Italia non si siano minimamente preoccupati di verificare i termini del contratto dei traduttori, termini che riducono il traduttore al semplice stato di schiavitù. Come al solito ci si fa belli a spese di altri.
2. Il traduttore è stato incauto. Soprattutto non è iscritto all'associazione di categoria che fornisce anche supporto legale, anche se con foro nel Golfo immagino sia dura comunque. Invito i traduttori che leggono, anche se non conoscono l'arabo, a sostenere questo traduttore (nel modo che poi indicherò).
3. Sorpresa finale: dato che siamo in Italia non poteva essere diversamente. Il Signor X - cioè il responsabile per la traduzione dall'italiano all'arabo è - tenetevi forte - proprio . Sì sì. La realtà supera spesso la fantasia.
4. Ho preso la decisione - è più facile non riguardando me - di fare qualcosa. Perché è ora di dire basta. Tradurrò quindi questo post in inglese e in arabo e invito tutti coloro che mi leggono a dare la maggiore pubblicità possibile a questo post e a inviare una mail ai seguenti indirizzi:
con il seguente testo:
I read the post and I firmly ask for paying the translator involved.
sollecitando il pagamento al traduttore e inserendo il link a questo post nella lingua che preferite. dovreste farlo non per il traduttore di cui qui si parla, ma per il rispetto della figura professionale del traduttore.
Forse per una volta si riparerà al danno materiale e morale. E la si smetterà di rovinare la vita professionale e personale delle persone. Si tratta di restituire dignità alle persone che lavorano onestamente.
"La giustizia non esiste per se stessa, ma solo nei rapporti reciproci e nei luoghi dove si stipula il patto di non fare e non ricevere danno" (Epicuro, Massime XXXII)