La prima differenza tra me e Tiziano Ferro suppongo sia nel conto in banca. Insomma qualcosina lui avrà pure guadagnato in tutti questi anni. Io invece sono ancora qui a scrivere blog e a farmi le vene di inchiostro. Morirò tossico di versi.
La seconda differenza tra me e Tiziano Ferro consiste nel numero di faaaansssss!
Lui ha molti più faaanssss di me, anzi parliamoci chiaramente, ha molte più faaaaanssss. Non che io non abbia il mio discreto numero di fans, insomma ci sono i miei genitori, i miei amici, ah sì l’amico di mio zio, ah già e non dimentichiamoci i cugini di Caltanissetta, che ho visto l’ultima volta nove anni fa. Qualcuno si è perso per strada, ma insomma com’è che si dice? Pochi ma buoni.
La terza differenza tra me e Tiziano Ferro è che…
Non lo so francamente. Non conosco questo tizio più di quanto non conosca i suoi testi.
Così i libri e in genere le opere di un qualsiasi autore quanto possono effettivamente dirci di quell’autore? A me piace essere contraddittorio. Il più delle volte quando scrivo la finzione si mescola alla realtà. Non ha più importanza la demarcazione netta tra l’una e l’altra. L’incantesimo virtuale di Matrix è stato spezzato.
Creature
Penso che quando dio crea la creatura le consegna un libero arbitrio che, sviluppato alla massima potenza, consente a quella creatura di dimenticarsi dello stesso creatore. Non potrà magari prendere il suo posto, ma a che pro? Ci saranno sempre altri autori, altre divinità in grado di creare.
Sempre mettendo da parte semidei e falsi miti. La creatura divina resisterà alle ingiurie del tempo, annettendo a sé un’istanza storica ed estetica.
La differenza tra me e Kundera, la differenza tra me e Hemingway, la differenza tra me e quello che vorrei diventare, che forse già sono, che forse non sarò mai.
Ma a volte mi spaventa soprattutto la differenza tra me e te, lettore, amico di un istante, di una pagina, di una convenzione chiamata linguaggio.
Quando ogni certezza verrà distrutta, sarà il tempo di ricostruire le differenze, di accettarle, di superarle.
Un giorno che inizia con l’alba non è detto che finisca con il tramonto.