Magazine Diario personale

La difficile arte di vivere un pigiama.

Da Gattolona1964

La giornata si presta a rimanere nell’indumento per eccellenza, stropicciato, con una mini macchietta di caffè, allargato, striminzito, con l’odore di marito e figlia addosso alla sottoscritta, vecchio di tre anni. Pur sempre la mia copertina di Linus, oggi giornata pigiamale per eccellenza! Chi tra di voi si vuol unire al nuovo “CLUB DEI PIGIAMAROLI”??
lingeriedaurlo

Vi è mai capitato di indossare il vostro pigiama preferito come abbigliamento pomeridiano, di tenerlo anche a cena non togliendolo nemmeno per andare a dormire? Avete mai fatto caso perché in certi giorni, a volte tutto il giorno, a volte solo il pomeriggio, ciondolate per casa, con addosso il vostro pigiamino o camicia da notte? Scommetto che non vi siete mai domandati il perché non riuscite a staccarvi da quel pezzo di stoffa che odora ancora di cuscino e di notte e come mai non vi sentite a disagio nel mostrarvi a voi stessi e agli altri, in abiti privati e non in abiti da giorno? Io curiosa della vita e di tutto ciò che la compone, ho fatto i miei dovuti studi e mi sono accorta, che resto in pigiama in determinate situazioni e solo in alcune circostanze ben precise, vediamo quali sono. Tralascerei la sciatteria e l’incuria nei confronti di me stessa non fa parte del mio mondo, a meno che io non “stia covando” una malattia e allora, in quel caso me ne infischio dell’abbigliamento ma cerco un termometro, corro a letto, mi preparo un altrettanto antiestetica borsa dell’acqua calda, infilo una cuffia in testa, scalfarotti di lana ai piedi e attendo. Amo fare un pisolino pomeridiano, indossando uno dei miei pigiami, e quando apro gli occhi sento dentro di me, se intendo rimanere così o vestirmi di tutto punto per scendere al piano di sotto. Uno dei motivi che mi inducono a rimanere in pigiama al pomeriggio, è il desiderio di comunicare il mio disappunto per qualcosa che è accaduto in famiglia, o un disagio che provo di getto. Non vestirmi con abiti da giorno, non con la tuta ,altro indumento da usare solo in palestra! Ma tenere addosso quel due pezzi deforme, accompagnerà il mio pomeriggio e svolgerò le mie attività con addosso il pigiama ed il grembiule. Una scena da vedersi terribile! A meno che il pigiama non sia di raso o seta, di voile o di chiffon, di pizzo o fatto all’uncinetto….e qui rientriamo nel discorso dei bauli della nonna. Ma son altri discorsi, altre stoffe riservate a momenti della vita molto particolari. Poi ci sono i pigiami “del bisogno improvviso” cioè quelli che tengo sempre pronti in una valigia: se dovessi andare di corsa all’ospedale, nessuno in casa saprebbe prepararmi un trolley d’emergenza! I miei pigiamini invernali sono felpatini, lana fuori e cotone sulla pelle, oppure cotone pesante, dipende dalla temperatura esterna. Sono molto accollati, non dolcevita ma girocollo, con i bottoni sul davanti per praticità nell’ indossarlo. La parte di sotto cioè sono almeno una tg 46/48, desidero sentirmi larga e comoda pur indossando ancora una tg 44 di tutto rispetto. Potrei indossare una camicia da notte, ne posseggo alcune ma a quel punto avrei le gambe non protette e da un anno a questa parte le mie estremità sono sempre gelide, vampate calorifere a parte. Va da sé che a furia di lavaggi anche i pigiami più agguerriti, quelli che puoi strapazzare anche a 60°, perdono la consistenza iniziale. Il cotone felpato si può allargare come si può restringere, dipende in quale Stato è stato confezionato e quali pecore o capre sono state soppresse. Sbiadiscono i colori, gli elastici si allentano, le cerniere cedono ed i bottoni oltre che i nervi, saltano,ti ritrovi quindi nelle ore pomeridiane a girare per casa sotto gli occhi dei passanti, come il Puffo dispettoso, ripreso e sgridato dal Grande Puffo, senza ottenere nessun cambio d’abito! Le maniche invece tendono ad accorciarsi o ad allargarsi oltre misura. Brutto segno se rimango in pigiama, qualcosa non va, è una protesta la mia, anche contro la crisi economica che ci fa imbruttire tutti quanti. Non recandomi in piazza con le bandiere a fare la pagliaccia, decido di protestare rimanendo in pigiama. Se mia figlia non vuole fare i compiti e per puro caso mi sono vestita, ritorno in camera e indosso il due pezzi pigiamesco. Se qualcuno suona il mio campanello apro in pigiama, fosse anche l’elettricista di famiglia (cioè mio marito..). Se sono triste e fuori piove resto in pigiama, così accorcio le distanze tra il pomeriggio ed il momento di coricarmi la sera. Non parliamo poi di quando ho voglia di coccole e tenerezza! Non c’ abito nuovo che tenga, non ci sono jeans ma è uan guerra persa in partenza: pigiama ad oltranza, anche il giorno dopo sino a quando non faccio scorta abbondante di coccole & affini. Con tutto ciò che sta succedendo in Italia e all’estero,questa ci parla del pigiama! Eh ragazzi miei,se ci pensate bene c’è correlazione e c’è un senso, ognuno trovi il suo poi mi farà sapere. Rimanendo in pigiama mi sento protetta ed accudita come una bambina, strofinando le braccia e toccando la parte esterna dei pantaloni mi sento a casa e non vorrei più toglierlo per un giorno intero. Peccato che la stoffa assorba gli odori del cibo, della carta, dei detersivi, si impregni degli aromi di cucina e anche degli odori sgradevoli, che a volte, senza volerlo si accumulano in certi angoli della casa. Mi son detta che non devo rimanere così al pomeriggio, non è elegante, denota trascuratezza come le signore che giravano per casa con i bigodini ed i cetrioli sopra alle occhiaie! Potrei perdonarmi al sabato mattina o alla domenica prima di andare alla Messa, non in altre occasioni. “Ma se li abolissi per sempre, ‘sti pigiami, ed andassi a letto solo con due gocce di Chanel numero 5? O mi blocco con la schiena e le sue ernie, o è la volta che li brucio in piazza assieme ai reggiseni, che non uso quasi più!



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