Non fosse tragico sarebbe comico, ma una cosa non esclude l’altra. Immaginate di dover ristrutturare casa vostra ma di avere una parte del tetto ad un livello più alto. Il piano più alto è molto malandato, pericolante, e rischia di crollare. Voi ve ne fregate e ristrutturate tutto il resto lasciando la parte pericolante come sta, col rischio che crolli sopra la vostra casa appena ristrutturata. Vi pare un comportamento logico, di buon senso, da buon padre di famiglia?
Questo è quello che sta accadendo a Montegranaro per quanto riguarda la ristrutturazione dell’ospedale vecchio. Il progetto inerente il primo stralcio, quello di competenza del comune, non prevede la ristrutturazione della torre dell’Annunziata, torre antichissima facente parte dell’ex convento agostiniano. Probabilmente farà parte del secondo stralcio, quello che spetta all’Erap. E invece no. Incredibilmente il progetto complessivo di ristrutturazione dell’ospedale vecchio, progetto partorito dalla passata amministrazione guidata dall’attuale Presidente del Consiglio Comunale Gianni Basso, non prevede la ristrutturazione della torre. Vi pare logico?
Ora stanno partendo i lavori per il secondo stralcio. L’impresa incaricata s’è accorta che vi sono mattoni in bilico e che il parafulmine rischia di cadere. In sostanza la torre è pericolante. Vengono chiamati i vigili del fuoco che attestano la pericolosità della situazione. Risultato: si chiuderà la strada e si provvederà alla messa in sicurezza della torre. Secondo risultato: si ristrutturerà un immobile ad uso abitativo e sociale, che quindi sarà pieno di gente, che avrà al di sopra del tetto bello nuovo una vecchia torre malandata che, seppur messa in sicurezza (auguriamoci meglio delle messe in sicurezza che abbiamo visto in giro per il centro storico) sarà comunque un pericolo costante.
Aggiungiamo anche che la torre è splendida ed è uno dei siti architettonici più pregiati della città. Buon senso, logica, diligenza del buon padre di famiglia. Come diceva in buon Nanni Moretti: “Continuiamo così, facciamoci del male”.
Luca Craia