Se hanno pensato che ce ne fossimo dimenticati, si sono sbagliati. Noi non ci dimentichiamo delle ingiustizie subite né della inettitudine di questo governo e di chi lo sostiene. Soprattutto davanti a due ragazzi che per la patria stanno rischiando la galera in un paese straniero.
I nostri marò sono in carcere in India da febbraio, e ancora la situazione non si sblocca. E non si sblocca, non perché non ci siano i presupposti, ma per la debolezza intrinseca della nostra diplomazia, per l’esiguo (se non nullo) peso dell’Italia nella comunità internazionale, per la scarsa autorevolezza del nostro ministro degli esteri, e in generale per una politica estera, da sempre appiattita prima sulla politica americana e ora sulla politica dell’Europa, inetta quanto e più dell’Italia quando si tratta di difendere gli interessi che non siano francesi e/o tedeschi.
Intanto i nostri ragazzi sono rinchiusi vergognosamente in un carcere per un’accusa non solo inconsistente, ma persino oscena. Solo perché chiamati al dovere di difendere le navi italiane dai pirati che infestano le acque indiane nell’oceano pacifico.
Ah, se fossimo stati gli USA probabilmente nessun governo indiano si sarebbe mai azzardato, neanche di striscio, a tenere i militari americani rinchiusi – in attesa di processo – in un suo carcere, benché lussuoso e dotato di tutti i comfort. Ma siamo l’Italia, e l’Italia, per quanto sia duro ammetterlo, non è un paese che conta. Del resto, come può contare un paese che della codardia, dell’indecisione e del doppiogiochismo ha impermeato tutta la sua politica estera fin dall’unità?
È sufficiente solo ricordare l’atteggiamento italiano durante la fine della prima guerra mondiale e della seconda guerra mondiale. I voltagabbana, lo scarso orgoglio nazionale, pur di raccogliere le briciole al tavolo dei vincitori. Un paese così non lo si stima, non lo si teme, lo si tollera e basta. Lo si prende per quel che è, e le sue azioni internazionali se non le si deride, le si sopporta e le si accoglie solo e se è conveniente alla potenza di turno.
Link Sponsorizzati
Tutt’oggi siamo un paese alla mercé degli altri: Stati Uniti, UE, Germania, la Francia, e persino l’India. Non abbiamo una nostra autonomia e il nostro Governo ci è stato dettato dal di fuori, complice pure una classe politica profondamente inetta e priva di senso della nazione. E il risultato si vede nelle molteplici vicende che riguardano il nostro paese, a partire dai marò, fino alla guerra libica nella quale non abbiamo avuto alcun peso, per non parlare poi della guerra in Afghanistan e in Iraq, fino alle decisioni economiche europee.
I marò non contino troppo sull’azione diplomatica dei nostri governanti. Si limitino a pregare che Iddio li aiuti e illumini le menti delle autorità indiane. Non hanno altra alternativa. I berretti verdi non arriveranno mai a liberarli, né leggeranno mai che l’Italia chiude le proprie sedi diplomatiche ed espelle i diplomatici indiani in Italia. Il paese di Gandhi, obiettivamente, da paese del terzo mondo, in meno di sessant’anni è diventato una potenza. L’Italia invece resta sempre al palo, perché non solo ripudia la guerra, ma anche il resto.