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La disubbidienza di Alberto Moravia

Creato il 26 ottobre 2013 da Monica Spicciani @monicaspicciani
Copertina di La disubbidienza
La disubbidienza La disubbidienza di Alberto MoraviaLa disubbidienza di Alberto MoraviaLa disubbidienza di Alberto MoraviaLa disubbidienza di Alberto MoraviaLa disubbidienza di Alberto MoraviaAlcuni mali non sono dei tempi, ma sono dell’uomo. (4,8 stelle) 
 
Sono rimasta stupita dalla bravura di Moravia.
Chissà perchè non mi aspettavo una maestria del genere nello scrivere, e sì che è un autore molto famoso, ma è uno di quegli autori che senti nominare da sempre ma che per chissà quale motivo non ti sei mai ritrovato tra le mani. E finisce che leggi il tuo primo Moravia a 43 anni.
“La disubbidienza” ha una trama da romanzo di formazione ma con risvolti psicologici ed analisi così accurate che a momenti sembra quasi un saggio sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Incredula mi ripeto che è stato scritto nel 1948, come se nel 48 si fosse all’età della pietra, ma per me, avendo riferimenti familiari piuttosto umili e semplici, associare quel periodo solo a tempi duri di gente contadina è naturale, per cui leggere un romanzo di quell’epoca così attuale, così moderno è folgorante.
La storia di Luca sembra la spiegazione a molti mali adolescenziali odierni.
Ovviamente Moravia non parla di anoressia ma, quando racconta del rifiuto del cibo che il protagonista si autoimpone, le sue righe arrivano a spiegarla inconsapevolmente molto bene. A dire il vero Luca pian piano si impone talmente tante rinunce, in una sorta di depurazione fisica e mentale, da arrivare vicino alla morte. In questo suo distacco dalle cose materiali, in questa sua disubbidienza alla vita, ai genitori e alla società che gli chiedono di essere in un certo modo mi ha fatto pensare a San Francesco. Un cattolico mi troverà forse blasfema, ma io ho ravvisato una forte analogia tra il tentativo di ripulirsi dal superfluo, da ciò che crea dipendenza, legame, attaccamento del protagonista di questo libro e il Santo di Assisi.
Nonostante le premesse incensatorie il libro non mi ha toccata nel profondo, l’ho percepito geniale, scritto con uno stile meraviglioso, ricco di verità, ma non perfetto, alcune sue parti mi sono parse morbose e arroccate troppo su loro stesse creando una pesantezza. Ovviamente questi piccoli appunti non lo invalidano e lo considero una lettura irrinunciabile.
Citazioni:
“La disubbidienza era il tema della composizione e tutti gli altri atti sempre più impegnativi che essa comportava, ne erano le variazioni.”
“Così quasi senza accorgersene, scivolò dal gusto del possesso, per quanto acre, nell’avarizia. Ma era un’avarizia innocente e ignara, come quella impudicizia degli infanti che le madri lasciano girare nudi in riva al mare.”
“ ...agire era proprio questo: compiere atti secondo idee e non per necessità.”
“Non mangiare: comprese ad un tratto che questa fra tutte le disubbidienze, era la più grave, la più radicale, quella che maggiormente intaccava l’autorità familiare.”
“...gli parve di riconoscere la voce stessa della propria innocenza nel momento in cui svaniva bruciata dalla sensualità.”
“...se non si accettava di essere ciò che gli altri volevano o credevano che si fosse, si veniva puniti o considerati malati. “

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