E’ vero, la matematica può anche essere una scienza incerta. Ma la somma di 3 indizi – l’operazione della Dia sui beni dei Gallico, un morto, un arresto (e che arresto) -almeno secondo Sherlock Holmes, darebbe una prova.
Roberto Simmi, il padre di Flavio, (prima gambizzato e poi ucciso), era stato implicato nell’”Operazione Colosseo”, ma successivamente assolto.
Duecentotrentasette pagine scritte e firmate da Otello Lupacchini e Andrea De Gasperis. Cinquecento agenti mobilitati, capitanati da Rodolfo Ronconi e diretti dalla Criminalpol Lazio con Nicola Cavaliere al comando.
E quattordici anni dopo, torna in carcere Enrico Nicoletti.
Lo fa al ventunesimo colpo (calibro 9) sparato in meno di un anno a Roma.
Torna in carcere con il compagno (o ex compagno) di avventure Colafigli lasciando alla ‘ndrangheta campo libero (più o meno perché un altro fatto è che, senza accusare nessuno di nulla, Carminati resta fuori). Già, perché se una cosa certa, in questa vicenda che pare riscrivere le pagine di ieri, (probabilmente favorita dalla finzione narrata dal piccolo e grande schermo) c’è: Napoli non era così distante da Roma nemmeno allora.
Quattordici anni dopo quella grandissima operazione che ha “smantellato” la banda della Magliana sequestrando ai boss circa ottanta miliardi delle vecchie lire tra beni mobili e immobili. Cinquantacinque persone venivano arrestate grazie alle dichiarazioni di Maurizio Abbatino, il boss della banda più potente che Roma avesse mai avuto, anche se alle sue parole, si precedevano quelle di Claudio Sicilia, freddato poco dopo aver aperto bocca.
Già, quella rinominata oltre rinomata “Banda della Magliana” dai giornalisti, non era solo una banda di “ragazzacci” come spesso hanno voluto far credere. Dietro, c’era molto di più: dallo Stato alla Chiesa, la banda passava tra i servizi segreti deviati, la politica e i più grandi e alti personaggi corruttibili.Senza ovviamente disdegnare, poi, i rapporti con la mafia di Pippo Calò, la camorra dei fratelli Maisto e la coppia Giusva Valerio Fioravanti /Francesca Mambro.
Questi più o meno gli “agganci” che permettevano all’organizzazione criminale di crescere e arricchirsi attraverso lo spaccio, l’usura, l’associazione a delinquere, il traffico di armi, gli omicidi, i sequestri e, per non farci mancare nulla, la prostituzione e il gioco d’azzardo.
Enrico Nicoletti, all’interno della banda soprannominato il “cassiere”, allora aveva 57 anni. Lo stesso Lupacchini scriveva: «Nicoletti funziona come una banca, nel senso che svolge un’attività di depositi e prestiti e attraverso una serie di operazioni di oculato reinvestimento moltiplica i capitali investiti dell’organizzazione».
Robbertone, il padre di Flavio, freddato ieri mattina alle 9.30 nel quartiere Delle Vittorie, di Roma a pochi passi dal Tribunale, fu implicato nella stessa operazione che fece piazza pulita (più o meno) con l’accusa di usura.
Fino a ieri, il suo avvocato si è preoccupato sempre (anche all’interno di Notte Criminale) di far sparire qualsiasi traccia che potesse ricondurre quella storia al Roberto o al Flavio. Soprattutto, nel nostro caso e in quello delle ultimissime ore, quello del figlio. Perché come disse la madre a febbraio: « i figli non si toccano».
E mentre oggi Robbertone, in preda alla disperazione e al delirio, si addossava la colpa della morte del figlio, poche ore dopo, sono scattate, come quattordici anni fa ma all’interno di un’altra operazione «Il Gioco è fatto», le manette ai polsi di Enrico Nicoletti: Perché?
Di sicuro non abbiamo la risposta, ma volendo abbandonare la matematica per passare alla storia, tutto questo non sembra un caso se lo si posiziona in un periodo storico in cui Roma, più che andare avanti, sembra fare dei grandissimi passi indietro.
Marina Angelo
LINK AI POST CORRELATI:
Caro De Cataldo, purtroppo, a Roma, va ora in onda la realtà: Arrestato Nicoletti.
Roma teatro dei delitti. La vittima, avvertita alle gambe a febbraio, è Flavio Simmi.
Ore 20, a Roma si gambizza.La Banda della Magliana torna a colpire?