La Domatrice di Agatha Christie: il delitto non arretra nemmeno a Petra

Creato il 06 agosto 2012 da Dejavu
Amo Londra, ma amo ancor di più il momento in cui Agatha Christie prepara le valigie a Hercule Poirot per spedirlo in luoghi orientali da sogno, dove il mistero archeologico ospita alla perfezione l'occasione per un delitto.

La Domatrice muore per l'appunto a Petra, seduta immobile su una poltrona, davanti ad una grotta che domina l'accampamento con le tende dei vari personaggi comprimari da lei più o meno dominati e divisi tra loro dal fiume Giordano.E' americana e si chiama semplicemente signora Boynton, ma è tutt'altro che una donna facile. Schiavizza la sua famiglia come un'atroce carceriera costringendo figli, figliastri e nuora a servire ogni suo desiderio come una tiranna d'altri tempi. E' lei che ha il portafoglio. Nessuno dei suoi sottomessi gode di alcuna libertà economica o morale. E lei ci sguazza, rendendo il suo matronato un incubo senza fine.A Gerusalemme, Hercule Poirot intercetta per caso la conversazione del suo figliastro dalla finestra dell'albergo: "Tu lo capisci, vero, che dobbiamo ucciderla?".     Raymond Boynton non è più disposto a stare in catene. Da quando nel corso del viaggio ha conosciuto l'adorabile Sarah King sul vagone letto per Gerusalemme un amore prepotente si è impadronito di lui, sconvolgendo gli equilibri e ora complotta con la sorella per eliminare la matrigna.Cosa che puntualmente avviene una volta a Petra, accanto alla "Terra del Sacrificio", quella dove il diavolo tentò il Signore vendendogli il mondo in cambio della sua anima. Ma è stato davvero Raymond a mettere in atto quel piano? O è stata la sorella Carol? O i Boynton stremati da tanta protervia si sono accordati per commettere un omicidio collettivo in pieno giorno, profittando della strana calma pomeridiana in cui è avvolto il sito archeologico? Questo lo può scoprire solo Poirot, dopo aver escluso che si tratti di una morte naturale.Qualcuno ha sottratto della digitale dalla tenda del dottor Gerard colpito da malaria. Qualcuno che quel pomeriggio, in pieno giorno, mentre la tiranna se ne stava sulla sdraio nella solitaria attesa del suo assassino dopo aver mandato a spasso i parenti e liquidato i beduini, l'ha punta sul polso in un momento imprecisato.






Appointment With Death (1938) io lo definisco un suggestivo meccanismo ad orologeria. La location monumentale, tra pietre rosse e scenari desertici è la geografia più appropriata per rendere le forti emozioni dei viaggiatori e per creare il vuoto intorno, all'arrivo della morte. Sarah King, innamorata persa del primo sospettato Raymond Boynton, vive il suo sentimento in piena simbiosi con il paesaggio tanto che le escursioni turistiche tra discese tortuose e terreni infuocati si mutano inevitabilmente in percorsi interiori. E la capacità dello psichiatra Gerard nell'indovinare i pensieri di tutti aiuta a delineare i caratteri con la stessa efficacia dell'inchiostro sulla carta bianca. Ma è sempre la sfida tra Poirot, l'assassino e la psicologia della vittima a tenere banco. E una vittima come la domatrice, pur simile ad altre vittime della Christie anch'esse arrostite dal sole e uccise tra il via vai di persone tra finte "udienze" con il cadavere e sonni eterni scambiati per pennichelle, caratterialmente non si era mai vista.

Un capolavoro che ti travolge


Due le versioni televisive. La prima con Peter Ustinov nel 1988 fedelissima al romanzo. La seconda con David Suchet nel 2008 con maggiore libertà specie nella rivelazione del finale.



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