Di The Divine Woman (1928) ci resta principalmente un frammento della durata di appena nove minuti visibili su gli 80 di durata complessiva del film. Una parte minima che ha comunque il potere di stregare lo spettatore grazie al potere magnetico di Greta Garbo. Oltre a questo frammento, il Svenska Filminstitutet dovrebbe averne ritrovato un altro lungo meno di un minuto proiettato in pubblico il 27 Febbraio 2011 e di cui potete vedere qualche immagine qui. Ancora più sorprendente, in questi nove minuti Greta Garbo ride, sì, prima di Ninotchka (1939). Andiamo per ordine. Mentre girava Confessions of a Queen, Victor Sjöström scoprì con sua grande sorpresa che Mauritz Stiller era arrivato a Hollywood portando con sé una ragazza ancora sconosciuta, “tale” Greta Garbo. “Vedrai” disse Stiller a Sjöström “questa ragazza diverrà qalcuno” (1). Inizialmente la produzione non voleva saperne di lei, ma Stiller fece fare al suo amico fotografo Arnold Genthe diverse foto alla ragazza. Quando le mostrarono alla MGM cambiarono subito idea e la Garbo venne scritturata. Dopo succesi di pubblico come The Temptress (1926), film maledetto iniziato da Stiller e finito da Fred Niblo, la Garbo venne scritturata in The Divine Woman di Sjöström che ebbe così modo di dirigerla per la prima volta. Certo, l’aveva già conosciuta per comuni conoscenze, ma non l’aveva mai vista al lavoro. Rimase decisamente soddisfatto, arrivava allo studio ben preparata ed aveva un intuito particolare nell’interpretare le scene. Come protagonista maschile ancora una voltra Larsh Hanson, con degli inediti capelli scuri e baffetti, mentre nei panni dell’antagonista Lowell Sherman. Purtroppo il film non era decisamente dei migliori e il manoscritto, tratto dallo spettacolo Starlight di Gladys Unger, a dire di Sjöström era terribile. L’unica cosa che si salvava era il titolo. La trama era all’incirca la seguente:
Nella Parigi del 1860, Marianne (Greta Garbo), ragazza povera ma di grandi aspirazioni, tenta la carriera teatrale. Mano a mano che il successo cresce, dovrà scegliere tra il giovane soldato Lucien (Lars Hanson), che ha disertato per restarle a fianco, e il ricco Henry Legrand (Lowell Sherman), produttore che le promette fama e ricchezze.
Insomma la storia è molto hollywoodiana, e infatti la critica non lo apprezzò particolarmente, mentre fu un grande successo di pubblico. Il resto è storia: Lars Hanson, Mauritz Stiller e Victor Sjöström tornarono in Svezia poco tempo dopo, mentre la Garbo intraprese la sua carriera trionfale fino all’inaspettato ritiro dalle scene a 35 anni (in The Divine Woman ne aveva appena 26). Non mi resta che lasciarvi al frammento di nove minuti concludendo così il Progetto Sjöström. Se siete a Roma questa sera, 9 Aprile 2015, vi aspetto stasera al Cineclub Detour per la proiezione di The Scarlet Letter di Sjöström. Buona visione!<