La ex Margherita, Lusi, Rutelli e quei 12 milioni di euro andati in cavalleria.

Creato il 31 gennaio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Chi si ricorda più della “Margherita” di Francesco Rutelli, quel partito che prese a simbolo la camomilla per far pendant con la valeriana dei Ds? Quasi nessuno. Quello che forse tutti coloro che seguono un po’ la politica ricordano è che il “m’ama non m’ama” dell’irrequieto Rutelli nel 2007 si sciolse e diede vita, insieme ai Ds, al Pd. Allora ci furono un po’ di discussioni sui rispettivi patrimoni ma tutto venne risolto nel momento in cui decisero che, partito unico, unica cassa. La “Margherita”, che ospitava quasi tutti gli appartenenti alla sinistra Dc (Marini, Franceschini e la Bindi tanto per fare tre nomi) e anche qualche ex democristiano doroteo (Letta, Fioroni e Lusetti), invece di chiudere il suo conto corrente dal bizzarro nome di “Democrazia e Libertà”, decise di tenerlo aperto (e lo è ancora) per farci confluire i rimborsi elettorali, tutto, manco a dirlo, denaro pubblico. I rimborsi elettorali non sono noccioline, sono svariati milioni di euro e rappresentano somme che alla politica dovrebbero servire per tenere aperte le sedi, finanziare le campagne elettorali, sostenere l’organizzazione interna, fare proselitismo, organizzare i congressi e quant’altro. I firmatari dei conti correnti sono di solito due persone, il segretario politico e quello che tutti gli statuti, da quelli delle bocciofile alle grandi organizzazioni no-profit, identificano con il nome di “tesoriere”. Orbene, depositari dei conti della ex Margherita erano (sono) il segretario FrancescoRutelli e Luigi Lusi oggi senatore del Pd. A novembre dello scorso anno sul tavolo della Guardia di Finanza, arriva una segnalazione della Banca d’Italia che suona pressappoco così: “Come può un partito che si è sciolto nel 2007 continuare a operare su un conto corrente attivo dal quale emergono 90 ‘consistenti’ bonifici bancari in uscita dal 2008 fino all’agosto del 2011?”. La Guardia di Finanza risponde: “Bella domanda, ora gli diamo un’occhiata”. E la GdF un’occhiata al conto corrente “Democrazia e Libertà” la da sul serio, fino a scoprire che il tesoriere del partito, il senatori Lusi di cui sopra, s’è imboscato la bella cifra di 12 milioni e 961 mila euro che sono andati a finire quasi tutti sul conto della T.T.T. Srl società che, come appureranno le indagini, è “direttamente riconducibile” allo stesso senatore Lusi. Con tutti quei soldi in tasca, il senatore acquista dalla “Paradiso Immobiliare” (non si poteva chiamare diversamente) un “prestigioso immobile a Roma, sito in via Monserrato 24”, paga (ma quando mai!) cinque milioni di euro di imposte, ma non al fisco, e salda consulenze legali e “varie” per 270mila euro alla società di diritto canadese “Luigia Ltd.”, anche questa riconducibile al tesoriere. Nel frattempo, visto che qualche euro in cassa era rimasto, il senatore Lusi beneficia se stesso di un misero versamento di 49 mila euro e di altri 60 mila il suo studio legale. Non si sa per quale motivo poi (nella causale viene indicata una vaga consulenza forse per lottizzare le cascate del Niagara), il senatore Lusi effettua un bonifico allo studio di architettura “Giannone-Petricone” di Toronto. La GdF, insospettita, non deve scavare neppure tanto a fondo per scoprire che la Petricone dello studio canadese è Pina, la moglie del senatore. Quando il rapporto finisce sul tavolo dei magistrati e l’inchiesta viene formalmente aperta, il senatore Lusi ammette tutto, confessa  e si affida alla clemenza della corte. Di questa ennesima storiaccia all’italiana resta in sospeso una domanda: è possibile che il segretario del partito, co-firmatario del conto corrente, non sapesse nulla degli affari del suo tesoriere? La risposta all’onorevole Francesco Rutelli presidente dell’Api e paladino del Terzo Polo. Vorremmo chiudere ricordando quello che è stato l’atteggiamento del Pdl e della Lega ieri, giorno dei funerali di Oscar Luigi Scalfaro. Nessun dirigente dei due partiti è andato a Santa Maria in Trastevere per la cerimonia funebre e a Bologna, durante il minuto di silenzio in consiglio comunale, i pidiellini e i leghisti hanno abbandonato l’aula. Il partito dell’amore ha dato l’ennesima dimostrazione di come continui a scambiare l’amore per la gnocca che, notoriamente, è tutta un’altra cosa.

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