Ieri sera, ho ripreso Ettore perché stava giocando con il copritastiera del pianoforte. Mentre cercavo di spiegargli che poteva farsi male e poteva rovinare il piano, lui si è girato e mi ha fatto una pernacchia. Del tipo: non me ne frega niente delle tue spiegazioni, va' a cagare.
Al che mi sono incazzata come una iena e l'ho mandato a letto subito, dicendogli che si sarebbe addormentato nel suo lettino, senza coccole e senza mano. Lui è filato a letto senza dire nulla ed è rimasto talmente zitto che io ho pensato che si fosse addormentato e sono andata avanti a fare quello che dovevo tra il bagno e l'altra stanza.
Dopo un quarto d'ora circa, mi affaccio sul suo lettino e lo vedo sveglio ma zitto. Tranquillo, come un gatto che sa di averla fatta grossa ed evita di peggiorare il suo stato. Mi ha intenerita. Gli ho chiesto se avesse voglia della mia mano e lui subito mi ha detto sì. Abbiamo fatto pace.
In un flashback, mi sono ritrovata un anno fa, con Amelia. Non ricordo bene che cosa avesse fatto, ma l'aveva fatta un po' grossa e mi ero arrabbiata con lei. L'ho mandata a letto con le stesse modalità di Ettore ieri, ma lei si è messa a piangere e ululare sempre più forte, in modo quasi isterico, irritandomi ancora di più. La situazione si è risolta grazie all'intervento ex machina di Luca, che è arrivato con un giorno di anticipo e con una vaschetta di gelato. Altrimenti credo che ci saremmo scannate ancora peggio.
Se voglio trarre una morale da questo confronto? Mah, la morale potrebbe essere che spesso non è importante aver sbagliato, ma come si reagisce ai rimproveri. Un'altra morale potrebbe essere che non fare rumore paga di più che farne troppo: da noi si dice "parlà poc bucà ben" (potrebbe essere tradotto: "chi parla poco fa abboccare i pesci").
La mia personale morale è che i miei figli sono come la fame e la sete: diversi che più non si può, e quindi assolutamente non paragonabili e non prevedibili.