Eravamo nella palude ed adesso siamo sempre più vicino al baratro: enormi problemi economici, politici, etici, sociali, tutti drammaticamente correlati fra loro ci assediano e non possono trovare soluzione perché sono stati creati dagli stessi che ci governano, sono il frutto di una mentalità cialtrona e di una distrazione collettiva.
E tuttavia lo scenario inquietante che si è manifestato sempre più chiaro negli ultimi mesi non è bastato a liberarci dal peso di un disegno di potere soffocante e inadeguato allo stesso tempo. Forse perché la situazione è grave ma non seria e un destino maligno vuole che questo dramma dell’Italia berlusconiana si chiuda con una farsa.
La vicenda dei ministeri al nord, quella cavolata inventata dal cerchio magico di Bossi per offrire qualcosa a un elettorato deluso, nella speranza di raggranellare un po’ di voti persi, sta creando uno scontro istituzionale inedito, un nuovo foro nella barca che fa acqua. Quelle quattro scrivanie senza telefono di cui a nessuno frega proprio nulla, che sono soltanto lì a testimoniare del nulla della Lega, rischiano di mettere in difficoltà Berlusconi più della chiamata del suo amico guardagingilli Nitto Palma, fascistone antemarcio, più dei processi brevi, lunghi, a la carte per Silvio, più ancora del terremoto quotidiano della Borsa e della salita degli spread.
Si, il destino evidentemente complotta perché il declino del Cavaliere si chiuda con una qualche pagliacciata e questa davvero sarebbe degna dell’inizio con la calza e della fine con il codazzo di scalzacani comprati al mercatino delle pulci. Si la sceneggiata dei falsi ministeri, il pannolone politico di Bossi, si presterebbe bene a questo crepuscolo dei rei: il suicidio per cialtroneria.
Il che tuttavia non vuol dire che la commedia finirebbe: gli attor giovani che vogliono proseguire il canovaccio scalpitano dietro le quinte.