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“La fata carabina” – Daniel Pennac

Creato il 21 luglio 2011 da Temperamente

“La fata carabina” – Daniel PennacIn estate i gialli vanno di moda. Quello che propongo qui, però, è una bella sorpresa per le vostre vacanze, probabilmente poco digeribile per gli amanti del genere. Ma, fidatevi di me (e di tutti quelli che precedentemente hanno preso in mano questo libro): La fata carabina è un libro che continuerà a persistere nella vostra memoria per mooolto tempo, e ogni volta che ci ripenserete sentirete un moto di deliziosa gioia dentro di voi, e un sorriso beffardo vi farà scuotere allegramente la testa. “Questo libro vi mette le aaali” per dirla come diceva una famosa pubblicità; ed è proprio così, ma durerà più a lungo dei quaranta secondi di promo.

È terribilmente riduttivo parlare di giallo; eppure, se proprio vogliamo trovargli una categoria, di questo si tratta. Come anticipavo prima, però, la sorpresa fuori tema si prepara ad ogni pagina: a incominciare dall’inizio del romanzo, che vede una vecchia tremolante fare secco un fascista agente di polizia, continuando con teppistelli di quartiere che sono migliori dei City Angels, all’ispettore risolvicaso che ha l’aspetto di un orfanello indifeso e si fa aiutare da un ex ispettore travestito da vietnamita. Ma non è tutto. Dalla popolosissima e galoppante fantasia di Pennac escono meraviglie una dopo l’altra, che smascherano e capovolgono ogni luogo comune, mantenendo però intatti i ritmi e i tòpoi del genere. Da questo canto abbiamo infatti il grosso giro di droga legato ad amministratori corrotti, come anche gli slavi che vanno (ingiustamente) in galera, e non mancano suicidi di testimoni, tentati omicidi, e giornalisti che fanno troppe domande. Come il lupo travestito da nonna davanti a Cappuccetto Rosso, il paradosso furbesco gioca senza arresto nella storia. Per capirne qualcosa, bisogna trattenere il respiro.

Ma il giallo ne è soltanto una parte. Ci sono i fratelli (quelli appena nati che strillano tutta la notte e quelli con gli occhiali rosa), le sorelle (quella veggente che legge la vita nelle mani dei vecchi morenti e quella fotografa, la preferita), la madre perennemente incinta di sconusciuti e il cane con le crisi epilettiche e sbavose, e persino i vecchi di casa Malaussène, tanti nonni e nonne il cui spirito non è ancora domo. Sarete ansiosi di ritrovarli anche negli altri libri del ciclo, sempre capitanato dall’improbabile protagonista (?) Benjamin Malaussène, professione capro espiatorio, tipico uomo sbagliato al momento sbagliato. E davanti alla magia di ognuno di essi vi renderete conto di come Pennac sia l’archetipo fautore di ogni Amélie che abbiate incontrato, che tutto sia venuto dopo, molto dopo, e che loro, come voi, lo seguite a km di distanza, perché lui è già milioni di passi più avanti, a costruire altri castelli fiabeschi nei quali vi rifugerete per ascoltarlo ancora narrare. Per sentire la sua verve comica delle sue battute folgoranti, per stupirvi di quanto la vita assomigli ai romanzi, per rallegrarvi del suo amore per la letteratura, onnipresente, edificante, portatore sano di umana felicità.

“Se Dio esiste, spero abbia una scusa valida”, dice uno dei personaggi. Scrivere un romanzo in cui tutto è sovvertito, dimostrando di saper andare ben oltre i canoni di genere, divertendo ed emozionando allo stesso tempo, sig. Pennac, per me questa è già una scusa più che valida.

Azzurra Scattarella

Daniel Pennac, La fata carabina, Feltrinelli, 2003 € 7.50


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