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La Fata e le Tartarughe.

Creato il 10 dicembre 2010 da Vix
Io conosco una fata. Vabbé, ora non vuole più essere chiamata così ma, si sa, quando si ha l'indole gentile e magica, è difficile sfuggire al proprio destino o rinnegare il proprio passato. E così, comunque la vogliate chiamare voi, lei per me resta la Fata - dovrei aggiungere Carabina, ma questo potrebbe essere fuorviante, ancorché corretto - e non mi stupisco affatto delle magie che riesce a compiere. Anche se non rimango indifferente al valore della sua arma. Uno sente parlare di Fata e penserebbe alla bacchetta magica, poi sente aggiungere Carabina e, ça va sans dire, otre a Pennac pensa alla Beretta. Accocchiando un calembour, una volta, mi sono permesso di chiamarla "la mestrina dalla penna rossa", ma non ho ricevuto feedback, per cui presumo non abbia gradito, anche se per me era assolutamente un complimento.
Ma qui mi distraggo. Torniamo all'arma d'ordinanza della Fata. Ora, la penna era un buon indizio, anche se poi è la tastiera quella che la fa arrivare più lontano, ma stiamo ancora ciurlando nel manico e non vorrei che pensaste che si trattasse di una musicista. Anche se poi...(e scusate i puntini).
Veniamo al dunque: l'arma affilatissima e penetrante della Fata è, secondo me e qui mi faccio serio, la sua straboccante umanità. Il suo cuore gigantesco, pantagruelico, erculeo, che muove montagne e maometti con grazia e armonia.
Giacché il mio indulgere nel panegirico tende ad essere spesso verboso, sarà meglio che mi attenga ai fatti. Per cui vi rimando direttamente al sito di Riverbero che racconta con asciutta obiettività la bellezza dell'operazione Tartarughe. Alla quale mi onoro di aver partecipato - grazie all'invito della Fata e alla sua grande idea, il Collettivo Voci, un'altra incitazione alla condivisione e alla partecipazione di sensazioni e talenti.
E poi una così non vuole essere chiamata Fata.

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