ECCO COME PROLUNGARE LA FELICITA’
Tutti cerchiamo la felicità. E per questo motivo, la felicità è l’argomento che ha appassionato i pensatori in ogni epoca, compreso oggi.
Ogni autore parla della felicità. Ogni filosofo parla della felicità. Ogni psicologo parla della felicità. Ogni canzone parla della felicità. E ogni innamorato cerca la felicità che non riesce ad acciuffare.
Tutti la cerchiamo, ma in genere otteniamo soltanto sprazzi di felicità.
La domanda che anche i profani si pongono è: Perché la felicità non è una condizione stabile? Perché dura così poco? Perché, nella maggioranza dei casi, siamo più infelici che felici?
Molti ritengono che la felicità venga cercata nella direzione sbagliata, ossia guardando fuori anziché dentro di noi: è il caso, per esempio, dello scrittore Christian Boiron.
Quanto più c’è armonia tra i nostri cervelli, tanto più ci avviciniamo alla felicità, mentre se c’è disarmonia, ce ne allontaniamo e soffriamo. L’autore ritiene che per attenuare i conflitti tra i tre cervelli, occorre accettare ed esprimere le proprie emozioni, anziché reprimerle prendendone le distanze.
La felicità, secondo Boiron, è diversa dal piacere fisico (come per esempio il bisogno di carezze e di cibo), e differisce anche dal piacere emotivo (come per esempio il bisogno di essere accettati, amati e ammirati). Per Boiron, la felicità è un diritto di ogni essere umano, a prescindere dalla propria condizione sociale, ed è una sensazione di ottimismo incondizionato, indipendentemente dalle circostanze.
Christian Boiron spiega che la felicità si può trovare guarendo i disordini fisiologici sui quali s’innestano i disordini psicologici rappresentati dalle emozioni negative come la rabbia, l’aggressività, l’ansia, la paura, la depressione, determinando in questo modo l’infelicità. Il segreto starebbe quindi nel risolvere i conflitti tra i nostri tre cervelli.
Questo ragionamento è almeno teoricamente ineccepibile, e senza nulla togliere allo spessore tecnico e ai consigli pratici, credo tuttavia che nel libro manchi qualcosa.
La mia impostazione parte dal presupposto che la felicità sia uno stato naturale dell’organismo in condizione di omeostasi. L’inghippo sta nel fatto che l’omeostasi si perde facilmente a causa del non perfetto sincronismo tra mente e corpo, e così ci ritroviamo spesso in condizioni d’insoddisfazione e sofferenza.
Noi perdiamo la felicità a causa delle nostre azioni e dei nostri pensieri non sempre appropriati, ed ecco perché al massimo possiamo fruire di sprazzi di gioia. Secondo me, è l’arroganza della mente che, facendoci sbagliare in continuazione, c’impedisce di realizzarzi.
Per raggiungere il nostro obiettivo di una felicità duratura, o quanto meno quintuplicare i nostri sprazzi di gioia, non dobbiamo perdere lo stato di felicità naturale che caratterizza l’organismo sano e perfettamente funzionale, ossia è necessario assicurare costantemente la sintonia tra corpo e mente.
Questa sintonia può essere mantenuta adottando un accorgimento pratico esistenziale in grado di evitare lo strapotere della nostra parte razionale su quella irrazionale, ossia della ragione sull’inconscio.
E qual è l’accorgimento che prolunga la felicità”?
La risposta è nel titolo stesso del mio libro: “La felicità è fare ogni cosa con contentezza”.
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