La Panda aveva superato le vendite della Punto in Italia ed è già in cassa integrazione. Da Affari Italiani: Pomigliano torna a fermarsi. Fiat ha comunicato ai sindacati che la produzione si bloccherà dal 24 al 28 settembre e dall’1 al 5 ottobre a causa della crisi che sta colpendo il mercato automobilistico europeo. Confermati i timori delle parti sociali che, già nei giorni scorsi, avevano manifestato il pericolo di una nuova Cig. La produzione è superiore alle vendite. E gli stabilimenti Fiat sono costretti a rallentare. Somigliano rischia di essere solo il primo tassello. Sono già in allarme i 3900 operai del centro di Cassino: dopo agosto, gli operai sono rientrati e la catena di montaggio è partita. Ma già si prevedono per settembre e ottobre tre i giorni di lavoro e due di cassa integrazione. “Siamo preoccupati” afferma il segretario provinciale della Fiom di Frosinone, Arcangelo Compagnone. “Temiamo un ulteriore aumento della cassa integrazione. Senza la produzione di nuovi modelli non si supererà questa fase delicata allo stabilimento di Cassino. Serve un piano industriale che indichi investimenti e tempi certi”. Ma gli operai guardano a prospettive ancor peggiori rispetto alla cassa integrazione a causa delle voci di chiusura della fabbrica di Piedimonte San Germano. “Lo stato delle cose – aggiunge Compagnone – ci fa temere un peggioramento della situazione. Non ci sono segnale positivi e abbiamo chiesto l’intervento del governo per capire le reali intenzioni dell’azienda”.
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La Panda aveva superato le vendite della Punto in Italia ed è già in cassa integrazione. Da Affari Italiani: Pomigliano torna a fermarsi. Fiat ha comunicato ai sindacati che la produzione si bloccherà dal 24 al 28 settembre e dall’1 al 5 ottobre a causa della crisi che sta colpendo il mercato automobilistico europeo. Confermati i timori delle parti sociali che, già nei giorni scorsi, avevano manifestato il pericolo di una nuova Cig. La produzione è superiore alle vendite. E gli stabilimenti Fiat sono costretti a rallentare. Somigliano rischia di essere solo il primo tassello. Sono già in allarme i 3900 operai del centro di Cassino: dopo agosto, gli operai sono rientrati e la catena di montaggio è partita. Ma già si prevedono per settembre e ottobre tre i giorni di lavoro e due di cassa integrazione. “Siamo preoccupati” afferma il segretario provinciale della Fiom di Frosinone, Arcangelo Compagnone. “Temiamo un ulteriore aumento della cassa integrazione. Senza la produzione di nuovi modelli non si supererà questa fase delicata allo stabilimento di Cassino. Serve un piano industriale che indichi investimenti e tempi certi”. Ma gli operai guardano a prospettive ancor peggiori rispetto alla cassa integrazione a causa delle voci di chiusura della fabbrica di Piedimonte San Germano. “Lo stato delle cose – aggiunge Compagnone – ci fa temere un peggioramento della situazione. Non ci sono segnale positivi e abbiamo chiesto l’intervento del governo per capire le reali intenzioni dell’azienda”.