Qatar 2022
INCHIESTE (Milano). Per conoscere quali siano le condizioni climatiche nei mesi di giugno o luglio in Qatar sono sufficienti tre click e una connessione Internet: uno va su Weather.com e scopre che nei tre mesi estivi la temperatura media è di 41 gradi. Lo era anche due anni fa quando, nel dicembre del 2010, la Coppa del Mondo del 2022 fu assegnata con una insolita frettolosità – si stava assegnando quella del 2018 che andò alla Russia – all’Emirato dal prodotto interno lordo pro capite più alto del mondo.
Suona, quindi, singolare il fatto che due anni e mezzo dopo improvvisamente esploda la bomba climatica; ha iniziato il presidente dell’Uefa, Michel Platini a evidenziare alla rivista tedesca Kicker come non sia possibile giocare a quelle latitudini in estate (Michel Le Roi ha pubblicamente dichiarato di avere dato il suo voto alla candidatura qatariota) mentre la Premier League ha preso una forte posizione contro la disputa in inverno che comporterebbe uno stop di due mesi nei calendari dei campionati nazionali, scelta impossibile tra contratti televisivi a molti zeri e calendari sempre più fitti. Nelle scorse settimane, il segretario generale della FIFA Jerome Valcke, che due anni fa operò una distinzione pelosa tra la corruzione e il mostrare i muscoli finanziari, ha appoggiato il parere di Platini dichiarando che la Coppa potrebbe essere spostata in inverno se vi fosse una evidenza medica di insormontabili problemi per un torneo estivo. La scorsa settimana, Sepp Blatter ha aggiunto legna al fuoco sostenendo che si potrebbe procedere ad una nuova assegnazione nel caso il Qatar dovesse chiedere lo spostamento; la FIFA ha tentato di chiarire la posizione nei giorni successivi ma, a nove anni dall’evento tutto questa improvvisa esplosione di dubbi fornisce sufficiente materia per sentire puzza di bruciato.
Potrebbe non essere un caso che questo dibattito arrivi un paio di mesi dopo l’inchiesta di France Football che, parlando di Qatargate, rilancia il tema dei possibili episodi di corruzione avvenuti prima della scelta; tema non troppo peregrino se la FIFA ha deciso di affidarsi ad un investigatore indipendente, Michael Garcia, che ha chiesto a chiunque sappia qualcosa di dirlo, anche in forma anonima, per arrivare alla verità.
Siccome anche nel calcio 1 + 1 fà spesso 2, a Calciolab ci siamo interrogati su questa sequenza di episodi: ci sembra che la bomba climatica – che esplode in modo decisamente tempestivo – possa essere la via di uscita indolore dal binario morto nel quale le massime istituzioni calcistiche si sono infilate scegliendo il Qatar con modalità che hanno e continuano a destare sospetti, la via facile per scrollarsi di dosso gli scheletri nell’armadio che potrebbero uscire dal caso Qatargate e dalle investigazioni successive. Cosa meglio di una sollevazione del mondo del calcio attraverso leghe e federazioni nazionali contro un inevitabile spostamento in inverno per decidere di ritornare sui propri passi senza perdere la faccia? In Germania sono già pronti all’avvicendamento.