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La filiera vitivinicola della Puglia

Da Antoniobruno5
La filiera vitivinicola della Puglia Secondo i dati dell’ultimo censimento generale sull’agricoltura italiana, al 2010 erano presenti in Puglia circa 50.000 aziende coltivatrici di uva (sia da tavola che da vino), pari al 12,7% del totale delle aziende vitivinicole italiane (tabella 2.3.1). La ripartizione provinciale evidenzia come la maggior parte delle aziende sia localizzata a Taranto e Bari (39,8% del totale), mentre Brindisi è la provincia con la minor presenza di aziende vitivinicole. Rispetto al 2000, si registra una diminuzione del 40,6%, con andamenti provinciali differenziati ma comunque tutti in forte diminuzione. Il confronto con il dato medio nazionale registra una contrazione percentuale inferiore di aziende, pari al 50,8%.
Vitivinicolo: aziende e SAU per Provincia - 2010

Aziende (2010) Var. %
2010-2000
SAU (2010) Var. %
2010-2000

Foggia 8.102 -34,9% 26.780 -2,5%

Bari 9.870 -41,4% 18.094 -1,1%

Taranto 9.878 -39,4% 23.768 -3,2%

Brindisi 5.159 -57,1% 10.009 -27,9%

Lecce 8.827 -40,8% 8.462 -18,2%

BAT 7.760 -29,5% 20.377 21,7%

PUGLIA 49.596 -40,6% 107.490 -3,4%

ITALIA 388.881 -50,8% 664.296 -7,4%

Fonte: ISTAT. In merito alla SAU vitata e destinata alla produzione di vino, la Puglia detiene oltre il 16% della superficie complessiva nazionale, con 107.490 ettari in produzione. Rispetto alla precedente rilevazione censuaria (2000), la SAU vitivinicola si è contratta del 3,4%, una dinamica in linea con l’Italia che tuttavia registra una diminuzione di oltre il 7%. Nel complesso, la forte riduzione percentuale delle aziende, unitamente alla riduzione più contenuta delle superfici, ha prodotto un processo di ricomposizione fondiaria, che ha portato la dimensione media delle aziende pugliesi da 1,3 ha nel 2000 a 2,2 ha nel 2010. Tali dinamiche hanno interessato prevalentemente le province di Foggia, Bari e Taranto (che hanno sostanzialmente consolidato le superfici esistenti), laddove in quelle di Brindisi, Lecce e BAT (dove le riduzioni della SAU sono significative), questo processo è più contenuto. La produzione di vino è scesa nel quinquennio 2006-2011 di oltre il 20%, in linea con la riduzione della produzione di uva (tabella 2.3.2). Al di là di tale diminuzione, la Puglia si conferma come la seconda regione italiana (dopo la Sicilia) per superficie investita a vite e la terza per produzione di vino, dopo Veneto ed Emilia Romagna. Andamento della produzione di uva e vino in Puglia


Produzione uva
(tonnellate) Resa
(tonn/ha) Produzione vino
(tonnellate)

2006    1.141.222,40    10,49    739.662,80

2010    1.078.215,00    10,68    716.880,00

2011    916.500,00    10,54    577.650,00

Var. % 2011-2010 -15,0% -1,3% -19,4%

Var. % 2011-2006 -19,7% 0,5% -21,9%

Fonte: ISTAT. La suddivisione per province di tale produzione è riportata nella tabella, dove emergono le differenze di produttività e in particolare il ruolo delle province di Foggia e BAT. SAU, produzione di uva e di vino e mosti per provincia - 2011


Produzione uva
(tonnellate) Resa
(tonn/ha) Produzione vino
(tonnellate)

Foggia    378.000    14,00    238.100

Bari    52.000    7,03    32.800

Taranto    131.200    8,13    83.150

Brindisi    100.300    8,29    63.200

Lecce    80.000    7,62    50.100

Barletta-Andria-Trani    175.000    12,68    110.300

PUGLIA    916.500    10,54    577.650

Fonte: ISTAT. In termini di ripartizione tipologica, il 53% dei vini e mosti prodotti in Puglia afferisce a rossi e rosati, il 40% a vini bianchi e il rimanente 7% a mosti. Anche rispetto a queste categorie, la riduzione di medio periodo risulta lineare tra i vini, mentre appare in crescita per i mosti (+55%). La produzione viene spesso organizzata nell’ambito di organizzazioni dei produttori, in particolare due sono quelle attualmente riconosciute dal MIPAAF, di cui la seconda è molto importante per valore distribuito ai soci: a)   la cantina sociale di San Marzano, con 393 soci e 4,5 milioni di valore di produzione commercializzata; b)   la Cantina cooperativa riforma fondiaria Ruvo di Puglia Crifo, che conta 1.500 soci e più di 9 milioni di valore della produzione commercializzata.  La suddivisione della produzione 2011 di vino per marchi di qualità evidenzia una leggera predominanza dei vini ad indicazione geografica rispetto a quelli da tavola sul totale (56% contro 44%). Pur rilevando una significativa presenza dei vini da tavola (la Puglia rappresenta la prima regione italiana per quantitativi prodotti di tale tipologia), il confronto con la situazione di appena cinque anni prima mostra un importante riqualificazione dei vini regionali: nel 2006, infatti, la produzione di vini da tavola “pesava” sul totale regionale per il 72%. Una riqualificazione significativa, ma che potremmo definire “parziale”, in quanto sembra essere stimolata soprattutto dall’incremento dei vini IGT, cresciuti in termini produttivi dell’83% rispetto al 2006, a fronte di un +5% per quanto riguarda invece i Doc/Docg. Il valore della produzione agricola ai prezzi di base del settore vitivinicolo pugliese si è attestato nel 2011 a 644 milioni di euro, segnalando una leggera diminuzione (-1%) rispetto all’anno precedente e rimanendo ancora al di sotto dei 779 milioni, massimo storico registrato nel 2004. La figura 2.3.1 mostra l’andamento di tale valore nei confronti di quello complessivo del settore agricolo degli ultimi dieci anni. Com’è possibile notare, il trend seguito dai prodotto vitivinicoli è praticamente lo stesso di quello settoriale, salvo il picco registrato nel 2004 in termini di crescita del valore e analogamente il punto di minima intercorso nel 2009, nel pieno della crisi economica. La produzione di vini e mosti in Puglia è demandata sostanzialmente ad un tessuto di imprese di piccole dimensioni. Da un lato convivono realtà di media dimensione specializzate soprattutto nella produzione di vino sfuso e mosti (la più grande impresa regionale del settore vitivinicolo è specializzata nella produzione di mosti e nel 2010 ha fatturato 43 milioni di euro), dall’altro piccoli produttori agricoli che, individualmente o attraverso l’aggregazione in cooperative stanno incamerando negli ultimi anni particolari successi di mercato. In particolare, il sistema cooperativo nel comparto vitivinicolo pugliese rappresenta una componente importante per la sostenibilità dell’intero settore produttivo dato che, considerando le cooperative associate alle organizzazioni nazionali, queste risultano responsabili di un fatturato consolidato di circa 170 milioni di euro attraverso l’aggregazione di quasi 26.000 aziende agricole. All’interno di tale componente organizzata, la principale cooperativa vitivinicola pugliese ha un fatturato 2011 superiore ai 17 milioni di euro. Lo sviluppo registrato dalle imprese vitivinicole pugliesi è altresì testimoniato dalla forte penetrazione sui mercati esteri. Tra il 2003 e il 2011, le esportazioni di vino dalla Puglia sono cresciute a valori correnti del 79%, passando da 54 a 97 milioni di euro, con una crescita media annua percentuale pari all’8,7% (figura 2.3.2). E'intervenuto a partire dal 2009, anno di prima applicazione del sostegno finanziario alla promozione sui mercati terzi da parte dell’OCM vino. Se infatti circoscriviamo l’analisi dell’export al periodo 2008-2010 (ultimo anno disponibile per i dati suddivisi per tipologia e quantità),  si nota come l’aumento registrato nell’export di vino pugliese in termini quantitativi tra l’ultimo anno prima dell’applicazione dell’OCM (2008) e il 2010 evidenzi una crescita sui mercati extra-Ue (la cui promozione è appunto sostenuta dall’Organizzazione Comune di Mercato) pari al 76,5%, contro una media riguardante l’intero export (sul totale mondo) che si è fermata ad un +58% (tabella 2.3.6).


La suddivisione per province di tale produzione è riportata nella tabella, dove emergono le differenze di produttività e in particolare il ruolo delle province di Foggia e BAT. SAU, produzione di uva e di vino e mosti per provincia - 2011


Produzione uva
(tonnellate) Resa
(tonn/ha) Produzione vino
(tonnellate)

Foggia    378.000    14,00    238.100

Bari    52.000    7,03    32.800

Taranto    131.200    8,13    83.150

Brindisi    100.300    8,29    63.200

Lecce    80.000    7,62    50.100

Barletta-Andria-Trani    175.000    12,68    110.300

PUGLIA    916.500    10,54    577.650

Fonte: ISTAT. In termini di ripartizione tipologica, il 53% dei vini e mosti prodotti in Puglia afferisce a rossi e rosati, il 40% a vini bianchi e il rimanente 7% a mosti. Anche rispetto a queste categorie, la riduzione di medio periodo risulta lineare tra i vini, mentre appare in crescita per i mosti (+55%).
La produzionone viene spesso organizzata nell’ambito di organizzazioni dei produttori, in particolare due sono quelle attualmente riconosciute dal MIPAAF, di cui la seconda è molto importante per valore distribuito ai soci: a)   la cantina sociale di San Marzano, con 393 soci e 4,5 milioni di valore di produzione commercializzata; b)   la Cantina cooperativa riforma fondiaria Ruvo di Puglia Crifo, che conta 1.500 soci e più di 9 milioni di valore della produzione commercializzata.  La suddivisione della produzione 2011 di vino per marchi di qualità evidenzia una leggera predominanza dei vini ad indicazione geografica rispetto a quelli da tavola sul totale (56% contro 44%). Pur rilevando una significativa presenza dei vini da tavola (la Puglia rappresenta la prima regione italiana per quantitativi prodotti di tale tipologia), il confronto con la situazione di appena cinque anni prima mostra un importante riqualificazione dei vini regionali: nel 2006, infatti, la produzione di vini da tavola “pesava” sul totale regionale per il 72%. Una riqualificazione significativa, ma che potremmo definire “parziale”, in quanto sembra essere stimolata soprattutto dall’incremento dei vini IGT, cresciuti in termini produttivi dell’83% rispetto al 2006, a fronte di un +5% per quanto riguarda invece i Doc/Docg. Il valore della produzione agricola ai prezzi di base del settore vitivinicolo pugliese si è attestato nel 2011 a 644 milioni di euro, segnalando una leggera diminuzione (-1%) rispetto all’anno precedente e rimanendo ancora al di sotto dei 779 milioni, massimo storico registrato nel 2004. La figura mostra l’andamento di tale valore nei confronti di quello complessivo del settore agricolo degli ultimi dieci anni. L’analisi svolta ha messo in luce la crescita del settore vitivinicolo pugliese da tre punti di vista: 1.   strutturale, con un processo di ricomposizione fondiaria caratterizzato da un rilevante  aumento delle dimensioni medie aziendali, soprattutto in alcune province; tale processo, pur rivelandosi ancora incompiuto viste le ridotte dimensioni aziendali, risulta marcato rispetto al decennio precedente e porta la dimensione media delle aziende vitivinicole pugliesi a livello superiore rispetto alla media italiana;  2.   qualitativo, con la progressiva riduzione dei vini da tavola a favore di quelli ad indicazione geografica; anche in questo caso si può parlare di processo non ancora perfettamente compiuto vista la possibilità di qualificare ulteriormente la vitivinicoltura attraverso marchi di denominazione più rigorosi sul piano qualitativo; 3.   internazionale, testimoniato dall’incremento delle esportazioni, grazie anche al supporto conferito dalle risorse dell’OCM destinate alla promozione dei vini sui mercati extra-Ue. In altre parole, il contributo fornito dall’attuale OCM vitivinicola sul sistema produttivo pugliese sembra essere stato positivo nelle diverse declinazioni operative stabilite dal quadro normativo. Nel senso che il contributo per l’espianto sembra aver favorito la fuoriuscita dei terreni a vite più marginali e meno redditizi; l’eliminazione della distillazione pare aver sollecitato i produttori e le cooperative a “riqualificare” la produzione verso tipologie di vini più richiesti dal mercato; i fondi per la promozione hanno permesso di aumentare le esportazioni su mercati più profittevoli, anche in considerazione di un mercato nazionale che non sembra riservare grandi soddisfazioni ai produttori vinicoli sia per ragioni congiunturali (il consumatore italiano ha sempre meno soldi da spendere) che strutturali (i consumi di vino in Italia, alla luce di cambiamenti nella composizione demografica della popolazione risultano in diminuzione da diversi anni). La possibilità di sviluppo della filiera vitivinicola pugliese sembra essere legata, in considerazione di tale scenario, ad un’ulteriore qualificazione dei prodotti regionali (il peso dei mosti continua ad essere rilevante sul totale) nonché ad una maggior strutturazione dell’apparato produttivo che, alla luce della frammentazione esistente, rischia di non poter cogliere le opportunità esistenti sui mercati internazionali più lontani pur in un contesto favorevole sia dei consumatori verso i vini italiani che di supporto alla promozione dell’OCM vino che dovrebbe continuare anche dopo il 2013.

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