Magazine Diario personale

La fine arte di perdere la testa per un gentleman inglese spiegata da un Koala

Creato il 31 luglio 2014 da Koalalondinese @farego

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Lo vedevo quasi ogni mattina. Mentre passavo a rassegna il reparto prima dell’apertura del department store di lusso dove lavoravo.
Ripassavo il budget giornaliero da fare, e intanto mentre sistemavo i costumi dal prezzo da gioielleria,  pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto visitare la Polinesia francese o magari le Antille come sentivo dire dalle signore che servivo!

Poi una mattina arriva lui. Un classico gentleman inglese. Aria da businessman, portamento elegante, abito impeccabile, e quel capello sale e pepe che pur non avendo il Complesso di Edipo, mi fa impazzire.

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Rimango lí mezza tonta nascosta fra i manichini in micro bikini facendo finta (maddeché) di spuntare la merce arrivata, allo champagne bar non c’é nessuno e lui si guarda attorno e … ovviamente becca me tg 50 che cercava di mimitezzarsi in mezzo a due tizie di plastica taglia 38!

Mi perdoni, ma non c’é nessuno al bar?” Chiede gentilmente con quel modo polite-stucchevole tipico dei britannici.

Io che le parole espansivitá e scioltezza le ho lette solo sul vocabolario, balbetto un “il barista é sceso di sotto a prendere dei rifornimenti.”

Lui annuisce e mi sorride “ok aspetteró.

Ritorno ai miei manichini taglia Victoria Beckham dopo la dieta Dukan, ma lui é lí, lí e bellissimo che si guarda attorno in attesa e io vorrei dire qualche cosa di normale, ma sono sicura che mi uscirebbe roba giusta-giusta per Zelig!

Finalmente arriva il maledetto barista, e lui preso il suo cappuccino si volta, mi sorride e se ne va.

vfv

Il giorno seguente é di nuovo lá. Al bar. A chiedere la sua dose quotidiana di latte e caffé stile italiano (yay!), ed io comincio a sospettare che lavori qui nello stesso mio department store. 

Nuovamente scambio di sguardi, sorrisi un paio di battutine sul tempo (oh maddaí!) e poi fila via con il suo bicchierone di carta fuxia (sí fuxia perché fa chic secondo la societá che gestisce lo champagne bar).

Passa un giorno e nulla. Uffi.

Ma eccolo che riappare, appare e scompare come una marea. Una marea di sguardi, sorrisi e cappuccini. Comincio a tirare giú le ipotesi di dove lavori. Magari appartiene al reparto contabilitá, o forse fa parte della direzione, oppure no…

Provo a descriverlo alle mie amiche, ma nulla. Chiedo al barista. Maddeché!

Ma non erano i baristi quelli che volenti o nolenti sanno tutto di tutti?!!

Ogni giorno – o quasi – una parolina in piú. Apprendo che vive fuori Londra, a Reigate, sí quel paesino ultra-chic-posh posto alle spalle di un altro paesino de poracci invece …

É cosí bello, e come strizza gli angoli degli occhi quando sorride, quel colore blu screziato, la curva perfetta-dolce delle labbra … io che attendo ogni mattina il suo arrivo… macchisei?!!

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Lo scopro un giorno mentre salgo su in sartoria con un abito da sistemare, e lo incontro … la sartoria é sullo stesso piano degli uffici dirigenziali quindi … te l’ho detto che é un contabile o uno della board of directors!!!

Le colleghe mi canzonano quando mi ritrovo a parlare di lui, ahhh you want to make pasta with him! Ridono mentre fanno il gesto di stendere la pasta. Fare la pasta nel nostro codice (da me personalmente creato e approvato) vuol dire fare sesso!

;)

Non commentate ok?!!!!

Decido che basta é ora che inizio a bermi piú cappuccini, cosí invece di prenderlo prima di arrivare al lavoro, ogni mattina prima dell’apertura dello store mi siedo allo champagne bar, faccio finta di sfogliarmi due riviste e lo attendo.

Sfigata … erm dai lo so but cut me some slack,will ya?!!

Una mattina mentre siamo presissimi a parlare e scherzare, sento gli occhi di una mia collega che stanno perforando la mia schiena.

Finisco il mio cappuccino, lui prende il suo mi saluta e se ne va via.

Io vado dalla mia collega che mi guarda mezza allibita ferma accanto ai due anoressici manichini, con indosso due pezzetti di stoffa che messi assieme sono un mio stipendio.

Ma tu lo sai chi é quello?

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“Oh cavolo finalmente qualcuna che lo saaaa!!!” Mi si forma il pensiero sulla punta della lingua.

“Quello con cui ridevi e scherzavi e gli hai dato pure una pacca sulla spalla …

Erm .. no!

É uno dei proprietari di questo department store!” Sí uno della casata mezza-nobiliare che ti paga lo stipendio ogni mese, e che quando qualcuno della famiglia passa sul floor, é un pó come passasse William o Kate.

Sei incredibile Giada ma come fai?” Ridacchia lei incredula.

Ma io…” Help sprofondo!

Lí a ridere e scherzare con il boss come fosse un tuo amico! Oh é anche sposato!” Scuote la testa e se ne va. Ouch!

Io rimango a fissare lo champagne bar. Non lo so … dovrei sentirmi in colpa perché ho dato del tu e in queste settimane ho scherzato con il mio (inconsapevole) capo? Inconsapevole-sposato-capo?

Un paio di settimane dopo la mia collega maccheffai-é-il-tuo-boss! mi segnala sua moglie. “Lui é bellissimo, ma lei … mammamia bruttarella e con zero gusto con tutti quei soldi!

A me porella pare depressa. La becco piú avanti in sartoria mezza ignuda che si sta facendo aggiustare una gonna. É alla mano e pure simpatica … mi astengo dal farle sapere che da mesi (inconsapevolmente) sbavo dietro suo marito.

L’ultima volta che lo vedo mi dice tutto eccitato che va in Italia con la famiglia, mi chiede informazioni non vede l’ora di partire, mi sorride e poi io svanisco come bollicine di champagne.

Lascio quel lavoro, cambio, ma ogni volta che passo davanti a quel department store mi viene in mente il suo sorriso, e le linee sottili degli occhi strizzati mentre ride dietro una mia battuta.

“I love Italians!” esclama sorridendo mentre prende il suo cappuccino e si incammina su verso il suo ufficio.

“And I love you too Mr Gentleman.”

Goodbye my love.


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