Avranno avuto ragione i Maya con la loro profezia di catastrofi per il 2012? Se il buongiorno si vede dal mattino, infatti, quanto sta accadendo in Germania in questi primi giorni dell’anno non è certamente un buon segno e desta più di una preoccupazione. Non è infatti solo l’Italia ad avere vulcani ancora attivi in Europa: se l’Etna e il Vesuvio destano qualche preoccupazione, pare che i tedeschi non vogliano essere da meno.
Il più grande vulcano sottomarino è nel mar Tirreno
Si chiama vulcano Laacher See e fino a questi ultimi giorni ben pochi sapevano che in Germania ci fossero dei vulcani. E’ situato nelle vicinanze della vecchia capitale tedesca prima delle riunificazione, Bonn, e si trova sotto a un lago, da cui il nome. Ebbene, questo temibile vulcano ha cominciato a ridare segni di vita proprio a inizio 2012. E pensare che la sua ultima eruzione risale a ben 12.900 anni fa, si calcola infatti che esploda circa ogni dieci/dodicimila anni. Le sue dimensioni sono impressionanti: è all’incirca simile al vulcano del Monte Pinatubo in Indonesia, lo stesso che eruttò nel 1991 causando la più disastrosa eruzione del Ventesimo secolo, facendo scendere la temperatura globale della Terra di ben 0,5 gradi per un anno intero.
E’ possibile prevedere le eruzioni vulcaniche? Ecco come gli Stati si stanno attrezzando
Se il vulcano tedesco dovesse effettivamente dare vita a una eruzione, è difficile immaginarne le conseguenze: si calcola che la pioggia di ceneri vulcaniche potrebbe ricadere sull’intera Europa. La polvere vulcanica è devastante, ha consistenza molto densa tanto da far crollare edifici interi e se si bagna diventa conduttrice di elettricità, causando nell’atmosfera tempeste elettriche gigantesche. Non solo: se la si respira, entrando nei polmoni si solidifica diventando quasi cemento. Al momento si notano piccole bolle di gas che si stanno formando sulla superficie del lago, segno che il vulcano sta rilasciando del magma. Sull’imminenza dell’eruzione (guarda caso) nel 2012 e sulle preoccupazioni della comunità scientifica per ora resta soltanto l’articolo del giornale che ha lanciato l’allarme: il tabloid britannico.
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