A pensarci bene, la fine del mondo non è poi così lontana… basta azzeccarla nel cielo di oggetti non esattamente identificati. Solo che ora, adesso, qui, su questa terra, gli UFO siamo noi.
Noi che abbiamo una scadenza sconosciuta, celata e che forse è meglio non scoprire, pena suicidio di massa. Pena festa popolare eterna, ubriachezza molesta obbligatoria. Noi che lo sappiamo che tutto quello che facciamo non è poi così importante eppure tendiamo a credere che sia tale. Chissà perchè… chissà per come…
Noi che ci dibattiamo, ci sbattiamo ( a destra e a manca, sbuffando) e che ci chiediamo il senso di ogni cosa, anzi, molto più che spesso il senso di una cosa sola. Una per volta, per non essere ingordi.
Noi che nell’incedere quotidiano delle cose (nostre ed altrui) cerchiamo di trovare sorrisi e ampie bevute da bicchieri mezzi pieni, trasciando quelli mezzi vuoti.
Noi che ci guardiamo attorno, tendiamo le orecchie, scrutiamo quello che possiamo, fin dove riusciamo, perchè ci piace curiosare e placare la nostra voglia di sapere e capire.
Noi che scorgiamo il nostro vicino che tutti i giorni fa le stesse cose, alla stessa ora, nello stesso modo, seduto di fronte alla televisione, imprecando, prima di cena e poi durante la cena, entrando ed uscendo dal bagno brontolando, insultando i concorrenti di un talk show e del quizi a premi, mai troppo bravi, mai all’altezza. Il vicino ed il suo rito solitario da consumare con precisione svizzera, cascasse il mondo, infischiandose del calendario e delle festività. Un rito che lo aiuta a sopravvivere, nel bene e nel male. Alla faccia di chi lo spia a sua insaputa (e suo malgrado, date la porte aperte ed il volume simpaticamente allegro della sua voce) o fa considerazioni pseudo/sociologiche su ciò che vede (e sente).Noi che lo invidiamo (il nostro vicino) e subito dopo lo compatiamo, coerenti e contraddittori, perchè questo siamo. E saremo. In attesa della fine del mondo. In attesa che nel frattempo, la fine del mondo siano gli spettacoli della semplicità quotidiana, da cogliere nei frammenti dell’amore per le persone e per le cose che la terra ci sa offrire.
Una donna che sorride ed un bambino che gioca. In un prato. La fine del mondo, forse, è tutta qui.
Per fortuna.
MaLo