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La fine del mondo che (non) verrà

Creato il 17 giugno 2011 da Gianluca1

La fine del mondo che (non) verrà

Calendario Maya


Meteoriti, tempeste magnetiche, buchi neri. Sono tanti i motivi che cercherebbero di spiegare l'imminente fine del mondo, rifacendosi alla tesi Maya secondo la quale il 21 dicembre 2012 terminerà un ciclo temporale durato 1.872.000 giorni. Ma gli scienziati si battono per spiegare che non c'è nulla di vero in questa tesi. L'ultimo intervento è di Jocelyn Bell Burnell, che ha presenziato una conferenza presso la Royal Society di Londra
L'11 settembre 2001 crollano le Torri Gemelle a New York; l'11 marzo 2004 salta in aria un treno a Madrid; l'11 marzo 2011 uno tsunami devasta il Giappone. Un po' più in là nel tempo, l'11 settembre 1973 Augusto Pinochet soffia il posto a Salvador Allende, in occasione del famoso golpe cileno; il nome Adolf Hitler è composto da undici parole... Poteva, dunque, la data indicante l'Armageddon suggerito dai Maya non contenere da qualche parte il numero apocalittico per eccellenza? Certo che no. E, infatti, se si sommano i numeri relativi ad esso – 21.12.2012 – guarda caso il risultato è proprio 11. Quindi? Quindi tutto torna. La profezia del popolo precolombiano, genio assoluto della contemplazione celeste e delle meccaniche che governano i moti di stelle e pianeti, è assolutamente veritiera: lo dice anche la numerologia, lo scetticismo non ha più alcun senso di esistere. Ma ne siamo proprio sicuri? L'interrogativo, di questi ultimi tempi, se lo sono posti un po' tutti: studiosi, persone comuni, sedicenti pseudo-ricercatori divenuti improvvisamente ricchi pubblicando libri sull'imminente fine del mondo e partecipando a talk-show di bassa caratura. E se lo è posto anche uno dei più brillanti scienziati dell'epoca moderna: Jocelyn Bell Burnell (pur non avendo, fin dall'inizio, alcun dubbio sulla risposta). La scopritrice delle pulsar, oggetti cosmici affascinanti e misteriosi da lei individuati per la prima volta nel 1967, lo ha fatto anche per soddisfare definitivamente i tanti studenti che, alla fine di ogni lezione, si ostinano a rivolgerle la stessa domanda: «Ma la fine del mondo è davvero dietro l'angolo?». S'è, dunque, presentata alla Royal Society di Londra, chiarendo una volta per tutte la questione, analizzando con spirito critico tutti i fenomeni naturali che potrebbero essere alla base di un'ipotetica apocalisse entro un anno e mezzo e smascherando tutto ciò che è appannaggio della superstizione e della credulità popolare. Bell Burnell introduce l'argomento parlando del calendario Maya e riferendosi al Lungo computo, il ciclo più lungo dell'almanacco precolombiano: dura 1.872.000 giorni ed è, quindi, ben più ampio del ciclo “religioso” Tzolkin (di 260 giorni) e di quello “civile” Haab (di 364 giorni). Il popolo centroamericano ritiene che ogni fase del Lungo computo corrisponda a un'era storica ben precisa. Perciò i numerosi movimenti new age sorti negli ultimi tempi, pensano che il passaggio da un'epoca all'altra debba essere contrassegnata da una serie di eventi particolari, possibilmente tragici, che porterebbero l'umanità, se non all'annientamento, a un cambiamento radicale a livello sociale. Ma gli storici e gli archeologici dicono semplicemente che il calendario Maya, così come tutti gli altri calendari, giungendo alla fine di un certo periodo, non fa altro che riprendere daccapo, senza alcuna catastrofe. «Sarebbe altrimenti come dire che il mondo finirà il 31 dicembre 2011 perché in quella data finisce il calendario sexy di qualche velina», ironizza Paolo Attivissimo, sul suo frequentatissimo blog. I Maya stessi, aspettavano con ansia le varie “scadenze” temporali dettate dai propri calendari, per festeggiare e divertirsi, senza minimamente tener conto di una fine di tutte le cose. In questo momento, quindi, starebbe realmente per chiudersi il quarto ciclo Maya, iniziato nel 3114 a.C., ma nulla lascerebbe presagire a ciò che viene auspicato da chi con pressapochismo e faciloneria affronta il mainstream scientifico. La coincidenza fra la prevista fine del mondo e il solstizio invernale è il primo dato ostentato dai tanti convinti che il regno delle tenebre stia per calare. Ma Bell Burnell stordisce immediatamente ogni tentativo di difendere questa tesi, riflettendo sul fatto che la natura che regola i moti planetari non ha alcuna interferenza col genere umano. «Solstizi ed equinozi avvengono da sempre, e non c'è motivo di credere che uno di essi possa essere più pericoloso degli altri». Del resto, non succede granché nel corso di un solstizio invernale. Semplicemente il sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione minimo. O, volendo girare la frittata, si può parlare del momento in cui l'asse terrestre si trova maggiormente inclinato rispetto alla propria stella. È invece molto più probabile la suscettibilità umana dinanzi al fenomeno celeste, con tutte le farneticazioni che ne possono derivare, tenuto conto che, dagli albori della storia umana, la notte fra il 21 e il 22 dicembre viene considerata la più magica dell'anno, in modo simile a ciò che accade con la “notte di San Giovanni”, quando dalla primavera si passa all'estate. Sennonché per il 2012 il solstizio d'estate è previsto per le 23.09, quello invernale per le 11.11. C'è di mezzo ancora il numero 11, ma è solo una banale coincidenza.

La fine del mondo che (non) verrà

I quattro cavalieri dell'Apocalisse


Gli eredi dei millaneristi puntano le loro attenzione anche sulle tempeste solari. Si prevede, infatti, che nel 2012 l'attività solare raggiungerà il suo picco, spruzzando per il cosmo quantità eccezionali di energia, in contrasto con il funzionamento di numerose apparecchiature terrestri: satelliti in primis. Ma anche in questo caso non c'è nulla di anomalo, perché, si sa, il sole obbedisce a cicli undecennali (ancora l'11!) che lo portano periodicamente da un momento di massima attività a uno di massima quiescenza. Nel 2003, per esempio, i cosmologi hanno registrato miliardi di tonnellate di plasma dirette verso Terra, ma senza causare disagi all'uomo. «Non c'è da meravigliarsi», rivela Bell Burnell, «il dinamismo della nostra stella è anche frutto di questa sua alternanza di fasi legata a potenziali tempeste magnetiche. Disponiamo di dati assai precisi che riguardano l'andamento dell'attività solare dal 1760 in poi e che confermano, appunto, questa tesi». Il problema è stato valutato anche dalla NASA, che però riconduce il fenomeno al maggio 2013, e non al solstizio d'inverno del 2012: «L'impatto di una tempesta solare potrebbe ricadere su strutture interconnesse», afferma Daniel Baker, della Colorado University, «con ripercussioni sull'erogazione dell'acqua, sull'industria alimentare e del farmaco e sui servizi di emergenza». Un gran caos, ma tranquilli, nessuna fine del mondo. Infondato altresì il rischio relativo all'inversione del campo magnetico terrestre, fenomeno che, secondo le ricostruzioni paleomagnetiche, avviene in media ogni 750mila anni: negli ultimi 30 milioni di anni i poli terrestri si sarebbero già invertiti una decina di volte, senza, però, mai provocare alcun danno agli esseri viventi, anche quando l'Homo sapiens era già una realtà consolidata in ambito evoluzionistico. Anche qui, quindi, nessun evento apocalittico, ma solo l'ennesimo epilogo del più importante fenomeno geomagnetico: «La Terra, infatti, continuerebbe a girare nella stessa direzione, come ha sempre fatto, anche se i poli finiranno invertiti», dice Bell Burnell. Ma è vero che nell'ultimo secolo il campo magnetico terrestre s'è ridotto del 10%. E che molte persone continuano a credere che il 21 dicembre 2012 la rotazione della terra subirà una frenata che durerà 72 ore, prima di riprendere a ruotare nelle direzione opposta. «È una teoria assolutamente inaccettabile», assicura Antonio Meloni, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). «Inversione del campo magnetico e rotazione terrestre sono, infatti, due fenomeni completamente indipendenti. Nel corso della storia geologica terrestre abbiamo avuto prova di inversioni di polarità dalla magnetizzazione delle rocce; ma nulla che possa far pensare a un processo che possa incidere significativamente sui processi biologici». Il 21 dicembre 2012 avverrà poi l'allineamento del sole con il piano equatoriale della Via Lattea. È, in effetti, un evento raro che si verifica mediamente ogni 32 milioni di anni, tenuto conto del fatto che il sistema solare orbita intorno al centro della galassia in 225 milioni di anni, compiendo un tipico movimento sinusoidale. Ma non esistono presupposti per credere che il fenomeno possa ripercuotersi negativamente sulle dinamiche terrestri, né sul tran tran umano, animale o vegetale.Anche chi teme un inglobamento della Terra da parte del buco nero posto nel cuore della Via Lattea, è proprio fuori strada: il centro della galassia, corrispondente a Sagittarius A, è una potentissima radiosorgente posta a 26mila anni luce da noi, ma vista la notevole distanza non può aver alcuna influenza tangibile sulla nostra realtà cosmica. E, in ogni caso, non può certo averla entro il 21 dicembre 2012, intervallo temporale infinitamente breve a livello spaziale. «Anche questa affermazione, quindi, non ha alcuna base scientifica», dice Bell Burnell, «e si basa solo sulla credulità popolare. Semmai potranno esserci conseguenze devastanti per via dello scontro realmente previsto fra la galassia di Andromeda e la Via Lattea: ma non prima di qualche miliardo di anni». Simile il discorso sull'allineamento planetario che si dovrebbe concretizzare entro la fatidica data del solstizio invernale dell'anno prossimo. Ma ancora si fa troppa confusione, partendo dal presupposto che la cosiddetta congiunzione planetaria è un concetto fuorviante, su cui è facile marciare se si ha un approccio semplicistico allo studio dell'universo. Con questo termine, infatti, si indica una configurazione in cui i pianeti del sistema solare si trovano tutti allineati su una stessa retta ideale avente come riferimento il sole; una situazione che, di fatto, non avviene mai. Potrebbe, però, capitare che i corpi planetari che ci circondano si posizionino entro un settore di 90 gradi, riferiti a un osservatore posto in prossimità del sole: qualcosa del genere è, infatti, avvenuto nel 1982, mentre nel 2008 c'è stato un allineamento fra Giove, Venere, Luna e Terra. Ma qualcuno, se non gli astronomi, può dire di essersi accorto di qualcosa? Naturalmente no. «L'allineamento planetario è un fenomeno relativamente comune», spiega Bell Burnell, «che peraltro possiamo predire con largo anticipo. L'8 settembre del 2040, per esempio, avremo l'allineamento fra la Luna e cinque pianeti; il 20 marzo 2675 la congiunzione fra Sole, Luna e cinque oggetti planetari». Rimane, infine, l'analisi dei meteoriti per sfatare definitivamente qualunque tesi catastrofista, in corrispondenza del 21 dicembre 2012. Il riferimento, in questo caso, è ai cosiddetti NEO, da Near-Earth Object, i numerosi corpi celesti che orbitano intorno alla Terra e che, potenzialmente, potrebbero colpirla: si tratta perlopiù di asteroidi e comete. Gli oggetti più pericolosi sono stati battezzati PHO, da Potentilly hazardous Objects, e distano dalla Terra meno di 0,5 Unità Astronomiche, corrispondenti a circa 7.480.000 chilometri. Ma non appena ne viene individuato uno, le sue caratteristiche vengono immediatamente trasmesse al Minor Planet Center, per la catalogazione e la valutazione del reale grado di pericolosità. Secondo Bell Burnell, con i grandi e potenti telescopi di cui disponiamo, saremmo comunque in grado di anticipare l'evento e correre prima ai ripari. Il prossimo appuntamento critico è previsto per il 2029, quando un asteroide passerà vicino alla Terra, ma la probabilità di impatto sarà pari a 1 su 250mila. Nel passato geologico terrestre, però, sono effettivamente rintracciabili segni di impatti notevoli, come quello che ha contribuito all'estinzione dei dinosauri, precipitato in Messico 65 milioni di anni fa. Recentemente, invece, ha fatto notizia il corpo celeste che nel 1908 ha impattato in Siberia, presso la località Tunguska. Non è ancora stata chiarita la natura dell'oggetto precipitato, ma è certo che l'impatto abbia provocato l'abbattimento di 60 milioni di alberi su una superficie di oltre 2mila chilometri quadrati, e che il rumore dell'esplosione sia stato udito fino a mille chilometri di distanza. Ma anche davanti a questi fatti Bell Burnell non si scompone e, anzi, rilancia: «Il 21 dicembre 2012 sarà un giorno come tutti gli altri, perciò non aspettiamo lo scadere della profezia per fare i regali: muoviamoci prima visto che, come ogni anno, ne avremo un bel po' da fare».
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