Magazine Opinioni
Genova 26-12-12
La fine di questa legislatura impone un salto di qualità nella risposta politica e nella qualifica di chi sarà chiamato a dare risposte. Abbiamo assistito a vere e proprie mistificazioni del concetto di “partecipazione”, in quanto a qualcuno volutamente sfugge che la prima cosa partecipata devono essere le regole, e se le regole vengono scritte nelle cerchie ristrette delle direzioni o segreterie, il processo conseguente non può che essere maledettamente falsato. I listini “garantiti” sono l’ulteriore riprova che gli eterni cooptati non hanno assolutamente voglia di rischiare un comodo posto al sole. Per queste ragioni le consultazioni primarie e tutti gli eccessi che ne derivano hanno rappresentato una grande aspettativa di partecipazione, ma assolutamente pilotata e dagli esiti volutamente controllati. Le deprimenti schermaglie delle quali siamo stati resi edotti dalle pagine locali dei quotidiani, e che attraversano formazioni diverse, è una evidente condizione affinchè “tutto cambi per non cambiare niente”.
In questo desolante panorama l’unico reale elemento di novità è il così detto “Movimento Arancione”, che nulla ha a che vedere con lo spirito monacale o con una ibridazione del rosso con del giallo. C’è un tentativo tutt’altro che semplice e dagli esiti non scontati di attivare quella “società civile” fatta di associazionismo, di ambientalismo e di volontariato solidale che quotidianamente è attivo nelle nostre città. Non è un’operazione semplice in quanto per una sua conformazione quest’ambito di società è più avezzo a “fare” materialmente le cose, che non filosofeggiare sul come e sul perché.
In una conversazione su facebook Cecilia Strada smentendo l’eventuale candidatura del padre a questa tornata elettorale, evidenziava come prorio la qualità del far bene possa diventare insostenibile con il fare politica. Penso che abbia ragione, non riuscirei a concepire un Gino Strada lontano dalle sale operatorie, come non riuscirei a vedere un Don Gallo o un Don Ciotti fuori dalle rispettive comunità per entrare nelle “Camere” della politica. Resto però convinto che Emergency, come la comunità di San Benedetto, o Libera, o il movimento per l’acqua o altra economia o ARCI o Paxchristi, Lega ambiente o……. sarebbero in grado di esprimere nei collegi elettorali dei nomi, fuori dalle logiche di partito, in grado di portare avanti le istanze della “società civile” che rappresentano, fuori da logiche autoreferenziali.
Le persone si aspettano questo tipo di rinnovamento, una democrazia rappresentativa delle istanze primarie della nostra società in attesa, se mai ci sarà di una autoriforma dei partiti che li rimetta in sintonia con quella rappresentanza che gli affidò la nostra Costituzione 65 anni fa. Disattendere queste richieste vuol dire aprire agli interessi privati di gruppi di potere e perdere sovranità mentre sempre più forte è una legittimazione di una antipolitica dannosa per qualsiasi Democrazia.
Questa riflessione non ha tempi lunghi, facciamo si di prendere coscienza rapidamente per rispondere a tutti coloro che il cambiamento lo attendono veramente. Loris
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