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La fine della politica?

Creato il 13 maggio 2014 da Conflittiestrategie

 

La Politica in Italia è finita. Almeno per ora, nei prossimi mesi, se non anni. E’ per questo che si trova difficoltà oggi nel parlare di Politica: perchè non c’è più. Tutto è fermo, immobile, non una novità, le acque sono stagnanti, e se non viene lanciato un sasso che le smuova, si rischia di girare sempre a vuoto, ci si muove, ma si resta sempre fermi nello stesso punto del pantano. Tutto ciò è molto scoraggiante, i margini d’azione in una situazione del genere sono davvero ridottissimi. In effetti è stata escogitata ad ora la forma di assoggettamento e controllo più raffinata, subdola e, pare, efficace: nè assoggettamento e controllo diretto, e nemmeno indiretto, ma proprio abolizione totale della Politica, e di ogni serio dibattito politico che non si riduca a stupide e pretesche prese di posizione moralistiche o a gossip, dando però l’illusione della partecipazione ad esso. A questa strategia di azzeramento della politica messa in atto dagli attuali “predominanti centrali” (Usa) per rendere ancora più succube il nostro paese (destinato nelle loro intenzioni a diventare mera espressione geografica e base d’appoggio per determinate operazioni), corrisponde una classe dirigente completamente azzerata mentalmente. Se i governi “tecnici” precedenti avevano a mio avviso operato una cosciente distruzione del tessuto socio-economico nazionale, e cioè pur essendo limitatissimi mentalmente avevano tuttavia un pò anche giocato la parte degli incapaci (quando a mio avviso erano ben coscienti del ruolo loro affidato di “distruttori”), quest’ultimo governo manifesta invece una intrinseca, connaturata incapacità, limitatezza intellettiva. Praticamente questi non giocano ai finti tonti, sono scemi davvero. Ma la domanda che sorge è che se poi a chi ha interesse nel tenere soggiogata l’Italia faccia poi davvero comodo avere una servitù composta da scemi e cretini patentati, o piuttosto da intelligenze almeno medie. La stupidità è sempre sconfortante e può fare danni, ritorcendosi anche contro i “padroni”.

Comunque la situazione interna del nostro paese riflette anche una situazione internazionale altrettanto bloccata e ristagnante. Una situazione dovuta a rapporti di forza internazionali non ancora chiari e ben definiti, che vede da un lato un paese (Usa) declinante ma non troppo, dall’altro paesi emergenti (i cosiddetti BRICS) ancora non sufficientemente forti. Cosicchè abbiamo mezze azioni, mezze dichiarazioni, mezze provocazioni, mezze intimidazioni, tutto mezzo, tutto a metà, niente di chiaro e deciso. Abbastanza emblematico è il comportamento della Russia nella questione ucraina: anche qui mezzi sì, mezzi no, mezze azioni, mezze minacce e mezze ritrattazioni. Ciò è segno anche di contrasti interni alla Russia abbastanza forti, per cui Putin non è riuscito alla fine ad avere il pieno controllo della propria situazione interna.

Cosa fare quindi al momento? Dirò un’ovvietà, ma non si può che aspettare il maturare di determinate condizioni e situazioni a livello internazionale che agiscano da riflesso e da detonatore per il crearsi di situazioni interne all’Italia che potranno aprire interessanti e più ampie prospettive. Ciò non significa affatto che nell’attesa bisogna ripiegare su sè stessi, anzi proprio il contrario, bisogna ancora di più condurre una battaglia innanzitutto culturale (anche solo perchè non si dica un domani, parafrasando Brecht: perchè hanno taciuto?), dimostrare di essere presenti, creare delle reti e strutture “sotterranee”, delle èlite, dei gruppi compatti che possano manifestarsi in pieno, uscire allo scoperto, quando sarà il tempo opportuno, che prima o poi verrà, ed è meglio non farsi trovare impreparati.

TM


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