Alla fine ce l’hanno fatta: Silvio Berlusconi è decaduto da parlamentare, chiudendo così , nel bene o nel male, 19anni di storia politica italiana.
Si chiudono nella maniera più brutta, perché la cacciata è avvenuta non con una mossa politica, ma della magistratura che a furia di sparare nel mucchio riesce dopo tanto tempo a mettere KO il nemico, e ora privato dell’immunità parlamentare potrà alla bisogna accanirsi con nuovi procedimenti.
Preoccupa che la magistratura abbia di questi poteri anche perchè si palesa una mancata indipendenza alla faccia della scritta che campeggia su tutti i tribunali, anche se ce da riconoscere che il cavaliere uno stinco di santo non lo è mai stato.
Ad ogni modo questo periodo (strazio?) è volto al termine, e la domanda ora diventa cosa accadrà all’indomani della decadenza?
Bisogna riconoscere che volenti o nolenti il cavaliere è stato un collante, un agregatore, oltre che un perfetto capro espiatorio.
Lo rimpiangerà sopratutto la sinistra perché ora non avra piu scuse per non presentare dei programmi validi, dato che in precedenza l’unico vero programma in sostanza è stato quello di fare fuori il nemico Silvio.
E purtroppo coi programmi verranno di nuovo fuori le cento correnti e idee diverse che stavano insieme solo per quel fronte comune, e già qualcosa lo preannuncia il clima teso delle primarie.
Silvio è stato il collante a sinistra ma anche a destra e lo sgretolamento della sua leadership ha portato allo sgretolamento anche del suo partito.
Ora l’eredita di una leadership forte da chi potrà essere raccolta? A meno di non tirare fuori dal cilindro un ipotetico nuovo nome che porti in grembo una vera rivoluzione, gli unici tre che possono avere un po di carisma da leader sono solo Renzi, Alfano e Grillo.
Renzi all’inizio era il nuovo del PD, quello con le idee nuove, moderne, con finalmente una voglia di passare oltre il Berlusconismo, ma per esigenze elettorali sembra doversi piegare a tante troppe richieste per cercare di non scontentare quante più correnti, venendo meno ai programmi che lo avevano portato alla ribalta.
Alfano invece è la grande incognita, il delfino che abbandona il maestro in segno di maturità o il neo assunto con poco spessore che fà non più del suo compitino?
Già il fatto di aver perso per strada metà partito non depone a suo favore, ha sicuramente avuto il coraggio di scommettere controcorrente sul governo, con un atteggiamento differente e forse più serio del suo predecessore, ma a scapito di molti voti.
Sarà una mossa vincente o rischia di fare la fine ingloriosa di Gianfranco Fini?
Questo certamente lo stabiliranno le urne, ma i sondaggi non lasciano presagagire nulla di buono dato che la somma delle preferenze attribuite al nuovo centro destra e forza italia sono inferiori a quelle già risicate del vecchio pdl unito.
Il terzo possibile leader è quello che aspetta alla porta, che più assomiglia caratterialmente a quello appena decaduto: Beppe Grillo, one man show come Berlusconi, populista come Berlusconi, e leader di popolo (quasi dittatoriale a detta di qualcuno) come Berlusconi ed è quello che potrebbe fare il colpo gobbo sfruttando le possibili frammentazioni scaturite dalla dipartita dell aggregatore Silvio: se Alfano e Renzi non sapranno aggregare a sufficienza gli elettori dei propri schieramenti e non sapranno proporre dei programmi validi e seri sarà proprio la volta che il comico genovese riesca a raggiungere quel 51 percento tanto agognato.
La domanda però è siamo sicuri che non finiremo per rimpiangere il cavaliere, anche in funzione del fatto che nessuno dei pretendenti alla leadership del paese pare avere particolari doti di statista?
Brian Boitano (redattore)